lunedì 8 febbraio 2016

L'arte del transito XIV (Aforismi 1989-2009)



Funerale

È già elegia, dopo le grida inutili. Ciò che avrebbe potuto essere - un abbraccio, un bacio della buonanotte non dato per pudore, una parola che premeva - e non è stato, per la certezza umana che tutto ciò che amiamo non debba mai aver fine. Si inizia a scavare nella memoria, anch’esso dominio sicuro fino alla prima foto che, scopriamo con stupore, non serba nulla della nostra vita. Cerchiamo una traccia. Ma capiamo di aver vissuto senza attenzione e, forse, con poca passione.

Alla resa dei conti


Orecchie appese a un filo strappati a teste con viva forza, souvenir d’una stagione crudele che tornerà sempre, che è già tornata il cadavere appeso al lampione, il volto sfigurato dai sassi scagliati con voluttà come i calci sulla pelata a Piazzale Loreto: teste con gli occhi chiusi, lembi rosseggianti. La violenza della storia è insostenibile.

Veglia e preghiera

Scrivere di notte, alla luce tremolante di una fiaccola, sotto il noce e le stelle. Sperimentare questa sacralità tutta terrestre, intrisa di stupore e mistero. Esplorare nuove dimensioni della veglia e della preghiera.

Tempo, tempi

Ci appartiene l’attimo, eppure siamo una storia e progetti cangianti nel tempo. Come riuscire a non tradire nessuna di queste dimensioni?

Il tempo cambia molte cose nella vita

Il tempo ci trasforma: per questo stentiamo a ritrovarci nelle persone con cui abbiamo condiviso pezzi di vita per poi separarcene anche interiormente. Diventiamo estranei gli uni agli altri quando smettiamo di illuderci che l’altro possa capire per cosa batte oggi il nostro cuore. Così, nel silenzio, finiscono le amicizie, gli amori.

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