Il prossimo
Gesù – racconta
Giovanni - guarisce il cieco nato di sabato, non rispettando la legge ebraica.
Perché la lettera è morta, lo spirito vivifica. E lo spirito non conosce regole
rigide. E poi dice al cieco che “colui che parla con te” è il Messia. Chiunque
ci stia di fronte? Il nostro prossimo…
«Ripeness is all…»
Che cosa significa
diventare adulti? Accettare la responsabilità, accettare non solo la
possibilità ma anche la cruda realtà della sconfitta, senza per questo credere
che la vita smetta per questo di avere un senso. Progettare il futuro con
pazienza, sapendo che basterà un evento casuale per spezzare la trama dei
nostri sogni, ma che ciò non di meno è necessario sognare il futuro perché esso
si realizzi secondo una parte delle nostre aspirazioni. È così difficile la
pazienza, la lenta costruzione delle cose. Eppure riempie di fierezza vedersi
realizzare le cose, le case, i lavori, le famiglie...
Equilibrio
Trovare l’equilibrio
misterioso tra il servizio a Dio attraverso le opere della nostra giornata,
l’ascolto interiore della sua parola e l’ascolto del suo volere attraverso gli
altri. Che cos’è una vita equilibrata? È utopico “costruire” l’equilibrio, se
non a partire da una disposizione interiore, che è il dono di sé. È inutile
cercare altre vie, in maniera razionale. Il nostro ego inevitabilmente finirà
per risucchiarci nelle tenebre che ci portiamo dentro da sempre. La luce si
conquista solo ripetendosi ogni giorno: «Sia fatta la tua, non la mia volontà».
È quello che diceva S. Teresina, quello che diceva Bonhoeffer nelle sue ultime
lettere. «L’essere-per-l’A/altro». Questo equilibrio ci consente di portare la
testa alta tra gli uomini, qualunque cosa ci accada. Ci consente di guardare
gli altri negli occhi, nella certezza che la nostra pratica quotidiana è
perfettamente intonata alla nostra fede. Le due cose non possono scindersi, se
non a costo di fariseismo o di inaridimento.
Relativismo
cristiano
Mi
ritrovo spesso a pensare se il mio “relativismo” sia compatibile con la fede
cristiana. E mi rispondo di sì, perché io credo che la Verità esista ma credo
anche che nessuno la può possedere tutta intera. Qui varie suggestioni si
incrociano: l’idea di Heidegger della verità come svelamento, l’immagine
orientale del re, dei ciechi e dell’elefante… Questo mi permette anche di pormi
con molta libertà ed apertura nei confronti delle altre pratiche spirituali.
Nello stesso tempo sono giunto a comprendere l’originalità del cristianesimo
(rispetto alla tappa del mio percorso di conversione che credeva nella “unità
trascendentale” delle religioni). Ci sono momenti che si sovrappongono nelle
fedi ma anche differenze forti: l’Incarnazione è la differenza più forte del
cristianesimo rispetto a tutte le altre religioni, sia monoteiste (Dio non può
incarnarsi!) sia orientali (il reale è illusione). Un cristianesimo centrato
sull’incarnazione detta anche un agire concreto sempre immerso nel reale,
sempre attento alla situazione in cui ci si trova ad agire, sempre “storico”.
Il mancato possesso della verità rende prudenti ed evita teologie della storia.
Il mondo è nelle mani di Dio è paradossalmente una frase più “laica” della fine
della storia o dell’avvento della società senza classi. Il mondo è nelle mani
di Dio, ma io non so nulla di questo progetto o ne so poco per ricostruirlo
tutto. In ogni caso non potrò mai conoscere il disegno sotteso alla creazione,
solo vivere nella certezza che c’è questo disegno di cui io sono parte con il
mio agire.
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