«Grillo e la rete da lui creata occupa un duplice
spazio.
Il primo è quello della denuncia della "democrazia
dimidiata" presente in Italia. Non ci si faccia ingannare dalle forme,
dai "vaffa...", scambiandoli per qualunquismo o populismo. Grillo è
rimasto l'unico, nella campagna elettorale soft, a gridare con la necessaria
indignazione che l'Italia non è un paese democratico, che in nessun paese del
mondo il padrone dei media in Italia potrebbe fare politica, che la legge
Gasparri è un'aberrazione intollerabile. La sinistra si è limitata a rimuovere
il problema, come un fastidio. La denuncia del Parlamento italiano come
ricettacolo di condannati è il secondo punto di forza della sua denuncia. Anche
qui, come si fa a non considerare questa una battaglia della sinistra? Come è
tollerabile che il Presidente del Consiglio sia il mandante della corruzione
che ha portato l'avvocato Cesare
Previti in galera? Per non
parlare delle battaglie ambientali contro inceneritori e nucleare, a favore di
energie alternative.
Il secondo
spazio occupato da Grillo, a
livello metodologico, è quell'immenso territorio disertato dalla sinistra
classica: la rete, con il suo blog. Grillo sta indicando una via
possibile di azione politica che utilizza il mezzo più avanzato della terza
rivoluzione industriale. Anche qui, come non capire che questo spazio va agito,
che rompe le forme classiche dell'aggregazione politica ma offre inaudite nuove
possibilità di agire collettivo? Perché tanta spocchia, tanto sprezzo per le
migliaia di persone che vanno ai "comizi-spettacolo" e, attraverso la
rete, agiscono, raccogliendo firme, organizzando campagne di boicottaggio o,
semplicemente, informandosi in maniera alternativa, costruendo informazione?
Non è scandaloso che l'oltre milione di firme raccolte il 25 aprile sia stato
relegato dal «Corriere» e da «Repubblica» in un trafiletto di dieci righi?»
(2008)
* * *
«Perché
non accettare che, come scriveva già diversi anni fa Marco Revelli, siamo
“oltre il Novecento”, le sue categorie politiche, le sue forme organizzative?
Da questo punto di vista il “grillismo” ha per primo intuito che la Rete
modifica radicalmente le pratiche politiche perché consente tre cose: 1)
informazione (anche “orizzontale”, quindi non filtrata da “agenzie” che spesso
sono espressione di potentati economici, ad esempio, Mediaset a destra e il
gruppo Espresso a “sinistra”); 2) trasparenza; 3) decisioni condivise. Dunque,
la rete – che Rifkin considera lo strumento “mediatico” della rivoluzione in
atto, rivoluzione energetica, politica e culturale nello stesso tempo –
costringe a ripensare la politica nei suoi contenuti e nelle sue forme
organizzative, rendendo possibile un inedito intreccio di democrazia “diretta”
(impraticabile nella sua forma pura, auspicata dalla Arendt, ad esempio, su
scala nazionale o transnazionale) e democrazia rappresentativa. Quando Grillo
rivendica, ricordando gli Stati Generali dell’89 francese, “una testa, un voto”
non sta forse dicendo che è finito il tempo delle deleghe in bianco? Che questo
tempo richiede cittadini consapevoli e attivamente partecipi della cosa
pubblica? Che si è esaurita l’illusione di presunti “tecnici”, filosofi-re,
esperti cui delegare le decisioni in campo energetico, economico, sociale? La
rete (che significa diffusione del sapere + interazione tra i soggetti, cioè
fine del monopolio dei saperi + verticalismo) sta plasmando nuovi cittadini.
Che c’entra il qualunquismo con tutto questo? Basta conoscere anche
superficialmente la storia del movimento di Giannini per capire che la comune
provenienza sua e di Grillo dal mondo del teatro non giustifica alcun
parallelismo. In un linguaggio spesso “basso” e stonato, Grillo dice da anni
cose innovative, avendo intuito non solo i mutamenti in atto nel mondo politico
ma anche l’incapacità strutturale del ceto politico italiano di
autoriformarsi.» («Messaggio
d’oggi», maggio 2012)
* * *
«Sono
convinto che in questa fase storica il M5S ha evitato una disastrosa deriva
neofascista in Italia (come, invece, accaduto con Alba dorata in Grecia).
Effettivamente il M5S ha dato rappresentanza al disagio spaventoso che percorre
la nostra penisola a causa della crisi economica europea e della sua scellerata
e colpevole gestione da parte delle classi dirigenti del continente, con
gravissime responsabilità dell’ultimo governo Berlusconi, nel caso dell’Italia»
(aprile 2013).
* * *
«Quali gli
elementi di novità che coglie nel Movimento?
Due in
particolare. Prima di tutto il superamento della forma classica, novecentesca
di organizzazione, in nome di una valorizzazione dell’attivismo civico (e,
dunque, il rifiuto del professionismo politico). Il Movimento non chiede delega
ma impegno diretto a partire da istanze territoriali. Poi un ecologismo
“radicale” ma capace anche di tradursi in scelte concrete (ieri c’era,
all’incontro, una macchina ibrida all’idrogeno... cose di cui Grillo parlava
nei suoi spettacoli già dieci anni fa)» (marzo 2014).
* * *
«Perché
voterò il Movimento 5 Stelle.
Risposta
complessa : a) (morale) perché è l’unico soggetto politico che fa della
“questione morale” una bandiera; b) (politica) perché è l’unico soggetto che si
sta ponendo seriamente il problema del rinnovamento delle forme della politica
e del superamento della forma-partito (e delle sue storture), coniugando
presenza sul territorio e uso innovativo del web; c) (economico-sociale) perché
è l’unico soggetto politico consapevole della drammaticità della crisi in atto,
che necessità di risposte radicali (ad es. il reddito di cittadinanza), e,
soprattutto, a livello europeo, della rinegoziazione della nostra permanenza
nell’UE; d) (economica) perché è l’unico soggetto politico in cui parole come
“decrescita conviviale” hanno cittadinanza» (maggio 2014).
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