sabato 20 febbraio 2016

come divenni un Cinque Stelle...



«Grillo e la rete da lui creata occupa un duplice spazio.
Il primo è quello della denuncia della "democrazia dimidiata" presente in Italia. Non ci si faccia ingannare dalle forme, dai "vaffa...", scambiandoli per qualunquismo o populismo. Grillo è rimasto l'unico, nella campagna elettorale soft, a gridare con la necessaria indignazione che l'Italia non è un paese democratico, che in nessun paese del mondo il padrone dei media in Italia potrebbe fare politica, che la legge Gasparri è un'aberrazione intollerabile. La sinistra si è limitata a rimuovere il problema, come un fastidio. La denuncia del Parlamento italiano come ricettacolo di condannati è il secondo punto di forza della sua denuncia. Anche qui, come si fa a non considerare questa una battaglia della sinistra? Come è tollerabile che il Presidente del Consiglio sia il mandante della corruzione che ha portato l'avvocato Cesare Previti in galera? Per non parlare delle battaglie ambientali contro inceneritori e nucleare, a favore di energie alternative.
Il secondo spazio occupato da Grillo, a livello metodologico, è quell'immenso territorio disertato dalla sinistra classica: la rete, con il suo blog. Grillo sta indicando una via possibile di azione politica che utilizza il mezzo più avanzato della terza rivoluzione industriale. Anche qui, come non capire che questo spazio va agito, che rompe le forme classiche dell'aggregazione politica ma offre inaudite nuove possibilità di agire collettivo? Perché tanta spocchia, tanto sprezzo per le migliaia di persone che vanno ai "comizi-spettacolo" e, attraverso la rete, agiscono, raccogliendo firme, organizzando campagne di boicottaggio o, semplicemente, informandosi in maniera alternativa, costruendo informazione? Non è scandaloso che l'oltre milione di firme raccolte il 25 aprile sia stato relegato dal «Corriere» e da «Repubblica» in un trafiletto di dieci righi?» (2008) 

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«Perché non accettare che, come scriveva già diversi anni fa Marco Revelli, siamo “oltre il Novecento”, le sue categorie politiche, le sue forme organizzative? Da questo punto di vista il “grillismo” ha per primo intuito che la Rete modifica radicalmente le pratiche politiche perché consente tre cose: 1) informazione (anche “orizzontale”, quindi non filtrata da “agenzie” che spesso sono espressione di potentati economici, ad esempio, Mediaset a destra e il gruppo Espresso a “sinistra”); 2) trasparenza; 3) decisioni condivise. Dunque, la rete – che Rifkin considera lo strumento “mediatico” della rivoluzione in atto, rivoluzione energetica, politica e culturale nello stesso tempo – costringe a ripensare la politica nei suoi contenuti e nelle sue forme organizzative, rendendo possibile un inedito intreccio di democrazia “diretta” (impraticabile nella sua forma pura, auspicata dalla Arendt, ad esempio, su scala nazionale o transnazionale) e democrazia rappresentativa. Quando Grillo rivendica, ricordando gli Stati Generali dell’89 francese, “una testa, un voto” non sta forse dicendo che è finito il tempo delle deleghe in bianco? Che questo tempo richiede cittadini consapevoli e attivamente partecipi della cosa pubblica? Che si è esaurita l’illusione di presunti “tecnici”, filosofi-re, esperti cui delegare le decisioni in campo energetico, economico, sociale? La rete (che significa diffusione del sapere + interazione tra i soggetti, cioè fine del monopolio dei saperi + verticalismo) sta plasmando nuovi cittadini. Che c’entra il qualunquismo con tutto questo? Basta conoscere anche superficialmente la storia del movimento di Giannini per capire che la comune provenienza sua e di Grillo dal mondo del teatro non giustifica alcun parallelismo. In un linguaggio spesso “basso” e stonato, Grillo dice da anni cose innovative, avendo intuito non solo i mutamenti in atto nel mondo politico ma anche l’incapacità strutturale del ceto politico italiano di autoriformarsi.» («Messaggio d’oggi», maggio 2012)

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«Sono convinto che in questa fase storica il M5S ha evitato una disastrosa deriva neofascista in Italia (come, invece, accaduto con Alba dorata in Grecia). Effettivamente il M5S ha dato rappresentanza al disagio spaventoso che percorre la nostra penisola a causa della crisi economica europea e della sua scellerata e colpevole gestione da parte delle classi dirigenti del continente, con gravissime responsabilità dell’ultimo governo Berlusconi, nel caso dell’Italia» (aprile 2013).

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 «Quali gli elementi di novità che coglie nel Movimento?
Due in particolare. Prima di tutto il superamento della forma classica, novecentesca di organizzazione, in nome di una valorizzazione dell’attivismo civico (e, dunque, il rifiuto del professionismo politico). Il Movimento non chiede delega ma impegno diretto a partire da istanze territoriali. Poi un ecologismo “radicale” ma capace anche di tradursi in scelte concrete (ieri c’era, all’incontro, una macchina ibrida all’idrogeno... cose di cui Grillo parlava nei suoi spettacoli già dieci anni fa)» (marzo 2014).

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«Perché voterò il Movimento 5 Stelle.
Risposta complessa : a) (morale) perché è l’unico soggetto politico che fa della “questione morale” una bandiera; b) (politica) perché è l’unico soggetto che si sta ponendo seriamente il problema del rinnovamento delle forme della politica e del superamento della forma-partito (e delle sue storture), coniugando presenza sul territorio e uso innovativo del web; c) (economico-sociale) perché è l’unico soggetto politico consapevole della drammaticità della crisi in atto, che necessità di risposte radicali (ad es. il reddito di cittadinanza), e, soprattutto, a livello europeo, della rinegoziazione della nostra permanenza nell’UE; d) (economica) perché è l’unico soggetto politico in cui parole come “decrescita conviviale” hanno cittadinanza» (maggio 2014).



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