Elogio dell’ibridismo
politico
Da qualche anno lavoro
sull’idea che le categorie politiche del XX secolo siano esaurite, e quindi
anche le appartenenze alla politica di tutti i giorni siano inerziali. Si
stanno faticosamente elaborando nuove categorie che rompono con la tradizione.
Esempio: progresso/conservazione - che nell’Ottocento e Novecento erano
chiaramente sinistra/destra - oggi come le valutiamo? Conservare l’ambiente è
un valore non definibile con vecchi schemi. È solo un esempio.
Risposta: l’essere
ibrido può essere una risorsa, se si accetta lo sforzo di elaborazione
personale di una visione del mondo da cui scaturisca un agire politico e un
agire concreto (nel vissuto personale) coerenti con tale visione. Altrimenti si
finirà con l’accasarsi in qualche “ideologia” che è morta senza saperlo. La
nostra eredità non è preceduta da alcun testamento. Ciascuno di noi deve
ritrovare tale eredità quando tutti i fili con il passato sono tranciati.
Attenzione solo a non
farsi abbindolare dai falsi anticonformismi. La vera rivoluzione può anche
vestire gli umili panni della quotidianità.
Si esce dalle
contraddizioni del presente non verso il passato ma verso il futuro.
Il daimon
C’è il “buon daimon” che porta la felicità intorno e
dentro di sé, sempre, qualunque cosa ci accada, morte o vita, miseria o
ricchezza. Ci sono poi (ma questo Socrate non lo sapeva) una schiera di dèmoni
maligni (desideri, volontà di dominio ecc.). Se si cede a questi ultimi, che
pure parlano dentro di noi, non siamo felici, anzi. Abbiamo solo l’illusione
passeggera di esserlo esercitando il dominio sugli altri, illudendoci che la
ricchezza equivalga alla felicità. La scelta, però, è netta: o ascolto il buon daimon (il Dio che è dentro di te) o
cedi ai dèmoni, che ti domineranno e chiederanno sacrifici di sangue. I coniugi
di Erba hanno ceduto ai loro dèmoni.
Ciascuno deve imparare
ad ascoltare il proprio buon daimon. Questa è la sfida posta da ogni
etica non normativa e, soprattutto, non oggettiva. Uccidere talvolta può essere
un gesto etico, come non studiare latino. Chi dice di no? Non esistono cose
giuste di per sé. Questo dice un Socrate reinterpretato attraverso la
riflessione morale contemporanea.
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