venerdì 5 febbraio 2016

L'arte del transito XI (Aforismi 1989-2009)



Elogio dell’ibridismo politico

Da qualche anno lavoro sull’idea che le categorie politiche del XX secolo siano esaurite, e quindi anche le appartenenze alla politica di tutti i giorni siano inerziali. Si stanno faticosamente elaborando nuove categorie che rompono con la tradizione. Esempio: progresso/conservazione - che nell’Ottocento e Novecento erano chiaramente sinistra/destra - oggi come le valutiamo? Conservare l’ambiente è un valore non definibile con vecchi schemi. È solo un esempio.
Risposta: l’essere ibrido può essere una risorsa, se si accetta lo sforzo di elaborazione personale di una visione del mondo da cui scaturisca un agire politico e un agire concreto (nel vissuto personale) coerenti con tale visione. Altrimenti si finirà con l’accasarsi in qualche “ideologia” che è morta senza saperlo. La nostra eredità non è preceduta da alcun testamento. Ciascuno di noi deve ritrovare tale eredità quando tutti i fili con il passato sono tranciati.
Attenzione solo a non farsi abbindolare dai falsi anticonformismi. La vera rivoluzione può anche vestire gli umili panni della quotidianità.

Si esce dalle contraddizioni del presente non verso il passato ma verso il futuro.

Il daimon

C’è il “buon daimon” che porta la felicità intorno e dentro di sé, sempre, qualunque cosa ci accada, morte o vita, miseria o ricchezza. Ci sono poi (ma questo Socrate non lo sapeva) una schiera di dèmoni maligni (desideri, volontà di dominio ecc.). Se si cede a questi ultimi, che pure parlano dentro di noi, non siamo felici, anzi. Abbiamo solo l’illusione passeggera di esserlo esercitando il dominio sugli altri, illudendoci che la ricchezza equivalga alla felicità. La scelta, però, è netta: o ascolto il buon daimon (il Dio che è dentro di te) o cedi ai dèmoni, che ti domineranno e chiederanno sacrifici di sangue. I coniugi di Erba hanno ceduto ai loro dèmoni.
Ciascuno deve imparare ad ascoltare il proprio buon daimon. Questa è la sfida posta da ogni etica non normativa e, soprattutto, non oggettiva. Uccidere talvolta può essere un gesto etico, come non studiare latino. Chi dice di no? Non esistono cose giuste di per sé. Questo dice un Socrate reinterpretato attraverso la riflessione morale contemporanea.

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