Un recente inserto del Sole 24 Ore («Nòva.
Lezioni di futuro», n. 14) è dedicato alla intelligenza collettiva.
Sottotitolo: Come funzionano le reti di informazioni e che cosa ci possiamo
fare. Ne intreccio il contenuto con le riflessioni degli ultimi anni dedicate
al pensiero politico (e filosofico) di Hannah
Arendt. In America la pensatrice ebreo-tedesca ebbe l’ardire di coniugare
la ripresa heideggeriana della distinzione fra ποίησις (che il suo scopo fuori di sé, ad
esempio nel plasmare un manufatto) e πρᾶξις
(che ha il suo scopo in sé, ad esempio nel suonare il flauto), distinzione
presente in Aristotele, con una originale (e geniale) rilettura della Critica del Giudizio di Kant, secondo la
quale la facoltà del Giudizio sarebbe eminentemente “politica”, rendendo
possibile l’accordo (non fondato su giudizi “conoscitivi”, quelli che sono alla
base della scienza) fra gli uomini. Sia
in Vita activa che nelle lezioni
rimaste allo stato di frammento raccolte in Che
cos’è la politica? la Arendt ribadisce continuamente che la politica ha a
che fare con la pluralità degli uomini, con il fatto che non c’è l’Uomo ma gli
uomini. Ho sempre pensato che la filosofia della Arendt fosse l’unica in grado
di pensare il superamento del platonismo politico che, in forme diverse, domina
la tradizione occidentale. In senso lato, indico come platonismo politico ogni
filosofia politica che mira alla reductio ad unum della pluralità costitutiva
della sfera politica attraverso il principio della delega (ad un monarca o ad
un’assemblea) da una parte, dall’altra ogni filosofia politica che pensa la
politica come sfera riservata ad una schiera eletta di filosofi, specialisti,
tecnici.
Superare Platone, dunque, significherebbe da una parte
ritenere impropria ogni reductio ad unum, valorizzando la costitutiva pluralità
dell’umano, in ambito politico, dall’altro, recuperando la radice sana della
democrazia ateniese, iniziare a pensare che ogni cittadino, in quanto tale e a
prescindere dalle competenze di cui è portatore, debba essere chiamato a
decidere della cosa pubblica.
L’evoluzione dell’umanità, che ha avuto tappe decisive nell’invenzione
della scrittura e della stampa a caratteri mobili, oggi, grazie
alla connettività planetaria, rende possibile immaginare la concreta
realizzazione della teoria politica arendtiana, per altro prefigurata in ogni
esperienza (dalle assemblee rivoluzionare americane ai soviet del 1917 in
Russia) in cui gli uomini sono stati chiamati a partecipare senza delega e in
quanto cittadini alle decisioni che li riguardavano. L’intelligenza connettiva
può trasformarsi in intelligenza collettiva, in cui ciascuno, rimanendo se stesso,
contribuisce alla soluzione di problemi della collettività.
Il salto evolutivo
è vertiginoso. Val la pena pensarlo e prepararlo.
Nessun commento:
Posta un commento