Freud
Considero Freud (anche
se ne condivido la visione complessiva del mondo) uno degli autori decisivi
della cultura occidentale perché ci ha insegnato a fare i conti con quel lato
in ombra del nostro essere che solo i poeti prima di lui avevano esplorato,
preferendo la filosofia avviarsi (da Socrate in poi, per certi versi) sulla via
della razionalità assoluta, della chiarezza, della autotrasparenza. Che è
impossibile. Noi non potremo mai conoscerci fino in fondo. Non potremo mai
rispondere compiutamente alla domanda: chi sono io? Per certi versi noi siamo
vissuti, siamo eterodiretti da zone della nostra psiche di cui non siamo
padroni (gli istinti!). Ma con questo bisogna fare i conti, e con la nostra
primissima infanzia, dove si decise, in grossa parte, ciò che saremmo stati dopo.
A un’adolescente
Tu parli di rimpianti
per ciò che non si sarà fatto, ma potrebbero esserci anche per ciò che non
riusciremo a fare. Tu guardi oggi con gli occhi di domani, leopardianamente, ed
è giusto, ma devi anche guardare a domani per plasmare una vita che sia
veramente tua. Poiché l’uomo è una creatura e non è padrone integralmente della
sua vita... Questo è l’errore più grande, ed è ciò che contesto al tuo “sogno”
di diventare artista di strada: il mito della libertà integrale. Credimi non
esiste! È meglio vivere sapendo che ci sono limiti, ma che all’interno di
questi limiti c’è la libertà umana e vite più o meno belle. È meglio fare
piccoli compromessi che grandi compromessi. È meglio fare un lavoro che ci
piace abbastanza piuttosto che sognare di fare solo ciò che ci piace, e
ritrovarci a quarant’anni a dover fare un lavoro che ci ripugna. Ho visto
troppi amici finire così per non sentire il dovere (anche se so che ci dovete
sbattere contro per impararlo!) di dirlo. Mi sforzo, credimi, di ricordarmi
cosa pensava il ragazzo di quella foto: pensava di fuggire di casa, perché
odiava la vita borghese, e sognava la libertà dei boschi. Ho tradito quel
sogno? No, credo di no. Credo, attraverso compromessi, di averne custodito la
parte migliore, quella più sana, l’unica veramente realizzabile. Ma continuo a
pensarci, dialogando con te.
Sogno o sono desto?
Mettere in discussione
l’idea stessa di “soggetto” come l’ha pensato la tradizione occidentale: cioè
un soggetto forte, cartesiano, per intenderci, che dopo l’arte del sospetto
esercitata da Nietzsche e Freud non regge più. Se l’identità - il tuo essere
Nicola o Rosaria - fosse una creazione labile e passeggera, una nave malconcia
che galleggia su un mare di sensazioni indistinte, pulsioni senza centro,
desideri, istinti, sensazioni? Se “Nicola” non esistesse che per brevi
istanti?
Quando siamo preda del
desiderio sessuale chi decide? L’io è davvero padrone di sé, o, come diceva
Rimbaud: io è un altro? La schizofrenia, la dissociazione e altre patologie
mentali sarebbero solo la manifestazione più estrema di qualcosa che ci
riguarda tutti: cioè che noi siamo una pluralità di io, che dentro di noi ci
sono mondi sconosciuti che decidono ciò che “io” deve fare, dandoci l’illusione
che “io” stia decidendo.
Quid est veritas?
La mia idea, nata dal
serrato confronto con la filosofia di Heidegger è che “la verità” come si è
strutturata in Occidente (da Platone in poi) abbia prodotto il dominio tecnico
su scala planetaria (perché oramai il mondo - India e Cina docent - è
“Occidente”). La verità, potremmo dire con un gioco di parole, non c’è (nel
senso dell’essere come presenza stabile) ma “si dà”, si dona, si schiude, si
ri-vela (toglie il velo e lo rimette). Dunque, l’essere (con una X sopra) non
“è” dell’uomo. L’uomo lo può custodire, non dominare. L’uomo non è il padrone
ma il custode. Ricapitolo: la contrapposizione rispetto alla verità (c’è, non
c’è) porta necessariamente a scegliere tra due posizioni: una “assoluta”,
l’altra “relativista”. La filosofia di Heidegger esce da queste secche, verso
un altrove dove la parola stessa “verità” diviene altro. La poesia di Dylan
Thomas Non essendo che uomini, a mio
parere, dice qualcosa del genere con un altro linguaggio (l’unico “veritiero”).
Nessun commento:
Posta un commento