L’ombra
del noce, la sua frescura donata
nei
giorni più arsi dell’anno, quando il cuore
brucia
rivivendo il suo scacco. Quest’albero,
cresciuto
su terra nutrita dai morti,
mi
offre rifugio dal tempo. Qui sento
che
passato e futuro si fondono,
ogni
attimo, ogni attesa divenendo καιρός.
Il
noce è corteccia, ramo, foglia, frutto offerto
agli
avidi denti del mio cane. Mi specchio,
nella
sintesi mirabile, io,
frantumato,
scisso, lacerato, ambisco
alla
sua dedizione, salda in sé stessa
eppure
generosa.
Ti
ringrazio per l’ombra diurna,
per
il riparo che mi offri
quando
troppo cielo pesa sulle mie paure.
Qui
si schiudono porte per nuovi inizi,
epifanie
terrestri, nutrite da linfe stellari.
luglio 2008-febbraio
2016
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