domenica 25 marzo 2018

La rivoluzione gentile 33 (Risposte ai critici)



Dopo la “rivoluzione” del 4 marzo la mia bacheca è piena di tag di amici che mi chiedono conto di questa o di quella scelta del M5S. Il tono è, ovviamente accusatorio. Nella maggior parte dei casi questi amici trovano conferma delle loro analisi della natura del Movimento, avviatosi verso derive autoritarie e xenofobe.
Premetto che la maggior parte di queste persone le conosco da molti anni (alcuni dall’infanzia), da cui il tono che talvolta uso (ironico o francamente sarcastico). Per fortuna gli hater e i fessi li ho eliminati da un bel po’ (molti in occasione del referendum costituzionale).
Cerco qui di rispondere sinteticamente ai loro rilievi.
Caso a parte (di persona non amica) è quello di Nunzia De Girolamo, che mi diverto a canzonare, considerandola l’emblema della peggior politica italiana (in merito alla vuotezza dei contenuti, alle modalità con cui è divenuta parlamentare e ministra). La overdose di presenza mediatica fa il paio con un’incapacità sconcertante di analisi. 
La signora Boccia ritiene che FI abbia fallito perché lei non è stata candidata e pensa che il ricambio del “cerchio magico” che l’ha condannata all’esilio dal Parlamento sia la panacea di tutti i mali. Non ha capito nulla.
L’unica critica di destra è Ida Santanelli, la quale fa una distinzione tra “classe dirigente” del M5S, che lei considera eterodiretta dall’alto (dal duo Grillo-Casaleggio) ed elettori. Ovviamente il retropensiero è: lasciate perdere queste pecore incapaci di pensiero ed azione autonoma, voi siete un popolo “di destra” che ha la sua naturale classe dirigente in noi, formatici nel glorioso MSI e in AN. Due appunti: Ida non ha capito (perché non ha curiosità intellettuale: difetto di tutte le persone che citerò, innamorate delle proprie idee, formatesi su letture superficiali) la complessità del M5S che, ad esempio, proprio nel rapporto con il padre fondatore ha avuto un’evoluzione innegabile (come anche nella strutturazione di un corposo gruppo di eletti, ad ogni livello, di ottime capacità di critica e proposta). Ida dimostra una scarsa o nulla capacità di lettura dell’evento del 4 marzo, che invece il suo mentore (ora di fatto rinnegato e messo da parte), cioè Pasquale Viespoli, ha – con la consueta intelligenza – dimostrato. Non si rende conto che i vecchi partiti proprio per ciò che sono si rivelano incapaci di cogliere la domanda di cambiamento di temi e forme della politica. Ultimo appunto, locale: sfido chiunque a trovare interventi di rilievo della classe dirigente di FdI sulle questioni amministrative e cittadine. Ida, Federico Paolucci, l’ondivago Alberto Febbraro (che voleva candidarsi nel M5S, poi si è candidato con Mastella) non riescono proprio a “stare sul pezzo”. La loro unica uscita di rilievo è di questi giorni, ed è una campagna nazionale.
Tutti gli altri critici appartengono al variegato e ammaccato mondo della sinistra italiana. Mi concentro su due amici in particolare.
Il primo è Antonio Furno. Con Antonio abbiamo condiviso fino a qualche anno fa la critica al PD sannita.
Dallo scorso anno ha iniziato, meritoriamente, a cercare di cambiarlo dall’interno. I risultati mi sembrano, ad ora, assai deludenti. Insieme ad altri amici (Nunzio Castaldi, il segretario cittadino Giovanni De Lorenzo, Rita Maio) vorrebbe costruire il nucleo di un nuovo PD capace di grandi battaglie “ideali” (per esempio lo ius soli). In questo senso lo ritengo un successo del M5S che costringe gli altri soggetti politici a mettersi in discussione. Fino ad ora, però, l’analisi di Antonio del 4 marzo è molto deludente. Egli ripete il mantra secondo cui c’è stato un difetto di comunicazione, senza rendersi conto che sono i contenuti di ciò che (secondo lui) non si è riuscito a comunicare ad essere bocciati (la Fornero, le riforme del lavoro e della scuola et cetera, il tentativo fallito di riforma costituzionale). Più in generale Antonio pare non rendersi conto che il PD è divenuto sostanzialmente partito di ceti sociali tutelati e benestanti, concentrati esclusivamente sui diritti civili, favorevoli alla globalizzazione senza controllo e intrisi di un europeismo acritico. Antonio ritiene il M5S un partito di destra, abitato da pulsioni xenofobe, opaco nella gestione interna, pieno di ideologie campate per aria (la decrescita, ad esempio). Per questo ogni giorno, dal 4, cerca conferma della sua profezia: l’Italia sarà governata da un’alleanza (rosso-bruna, come la definisce lui) tra le destre populiste (Lega e M5S). Come Ida, Antonio non coglie un movimento complesso, stratificato, in divenire, per altro. Lo invito quotidianamente ad una maggiore profondità, fino ad ora inascoltato. Soprattutto vorrei che tale critica si accompagnasse ad un'autocritica, che vedo mancare in quel campo (almeno negli esponenti beneventani). Ad Antonio vorrei ricordare che l’avventura del M5S nacque dopo che, stoltamente, la classe dirigente del suo partito impedì a Grillo di iscriversi e tentare l’elezione alla Segreteria del PD. Gli suggerisco anche di chiedersi perché tanta gente a sinistra ci ha votato. Insomma, le lezioni del 4 dicembre e del 4 marzo potrebbero essere un benefico lavacro purificatore.
L’altro critico quotidiano è Alfredo Nazzaro.
Anche in questo caso invito caldamente all’autocritica chi ha prima sostenuto l’esperimento fallimentare di Pisapia e poi si è entusiasmato per la Bonino che, malgrado i finanziamenti (opachi) internazionali e il sostegno dei media mainstream, ha fatto figura barbina. Interrogarsi sulle cause di un disastro elettorale non significa rinunziare ai propri ideali. Anch’io conosco bene il voto testimoniale e l’ho praticato. Alfredo ci accusa un giorno sì e pure l’altro di insipienza politica. Dal suo punto di vista saremmo “dilettanti allo sbaraglio”. Il suo errore: credere che la politica sia solo quella che lui ha sempre vissuto e praticato (spesso in maniera spregiudicata: penso al sostegno a Mastella). Il M5S è già una rivoluzione nelle prassi nuove che stata portando nel quadro politico italiano. Negarlo significa essere ciechi, come sono, dal mio punto di vista, questa amici.
Infine, a tutti loro, chiedo: voi che avete tanta scienza (e prescienza) politica, come pensate si debba uscire da questa fase? Oltre alle proposte “gnè-gnè” («Avete vinto, governate»), avete soluzioni di lungo periodo? So che per rispondere a questa domanda, però, dovete ancora elaborare il lutto (politico) delle sconfitte devastanti degli ultimi anni. Quando lo avrete fatto, prometto che dismetterò ogni sarcasmo e risponderò nel merito alle vostre sollecitazioni. Mi auguro che, intanto, iniziate a studiare, cercando di andare al di là delle banalità giornalistiche, perché no... guardando a quanto io, Marianna e qualche altro attivista andiamo facendo in questo territorio, che potrebbe essere un pezzo di spiegazione del successo del M5S, presente su vertenze locali, «dalla parte dei cittadini» (per usare espressione che fa sorridere Antonio Medici e Luigi Furno, i "nichilisti politici" del nostro scenario locale), senza compromessi, senza interessi di parte da tutelare.

giovedì 22 marzo 2018

La rivoluzione gentile 32 (Intervista)

1) Il M5S a Benevento città sfiora il 50% e su tutto il collegio uninominale resta al 44%. Se lo aspettava questo risultato straordinario?

Durante la campagna elettorale, intensissima, a contatto con le persone abbiamo maturato la percezione di un risultato che poteva andare oltre le aspettative per due motivi: il disagio cui la “casta” non sa dare risposta (incapace di ascolto) e la credibilità delle proposte (e delle persone) del M5S. Danila De Lucia, Sabrina Ricciardi, Angela Ianaro e Pasquale Maglione testimoniano benissimo cosa voglia dire il mix rivoluzionario di coerenza e credibilità.

2) Un voto appunto "straordinario" oppure crede in un dato che possa stabilizzarsi? Secondo molti analisti è stato un voto di protesta che difficilmente si potrà ripetere.
Dipenderà dalla coerenza del M5S. È quello che le persone esigono in questa fase nuova di consapevolezza popolare e diffusa. Io ti voto, questo il messaggio, se tu sei coerente con le cose che dici.

3) Un governo grillino con i leghisti oppure con gli acerrimi nemici del Pd come lo giudica?
Abbiamo metodologie, programma, uomini in grado di affrontare al meglio, per i cittadini, non per un soggetto politico, questa fase complessa. Io e Marianna Farese continueremo ad occuparci soprattutto di Benevento, abbandonata dal suo Sindaco e alla deriva.

4) Se per il governo romano di parla con altre forze politica pensa che si possa fare altrettanto anche a Benevento, per le prossime amministrative
intendo? 
Noi parliamo ai cittadini e continueremo a farlo. Solo così cambieremo, anche su scala locale, antiche pratiche oramai usurate. Per nostra fortuna pare che i partiti tradizionali continuino a non capirlo e ad utilizzare vecchi schemi. Per loro il problema è occupare spazi di potere, contendersi assessorati, gestire le partecipate. Spazzeremo via tutto questo anche a Benevento nell’arco di pochi anni.

5) Mastella ha sostenuto che chi gli chiedeva un posto di lavoro oggi ha votato voi anche per il reddito di cittadinanza. Che ne pensa?
Mastella ha risposto prima con rabbia, poi ha fatto analisi più misurate, e ha parlato di una “rivoluzione”. Il voto mostra anche che la “questione meridionale” è ancora tutta aperta. Le élite, di cui il Sindaco è parte integrante da 40 anni, hanno paura. Siamo in un quadro nuovo a livello planetario, che necessita di risposte nuove, capaci di coniugare le esigenze delle imprese e la tenuta sociale. Solo il M5S ha articolato un’analisi seria della società e dell’economia italiana del nuovo millennio.

(http://www.cronachedelsannio.it/sannionews24/sguera-m5s-voto-premia-coerenza-credibilita-rivoluzione-benevento/)

venerdì 9 marzo 2018

La rivoluzione gentile 31 (Emozioni)

Difficile scrivere... Siamo ancora nell’emozione che ci ha stordito. Non perché quanto accaduto non fosse in qualche modo prevedibile. Al contrario, come amavamo dire ovunque andassimo, se tutte le persone che lo dicevano ci avessero votato, avremmo preso l’80%... Però vederlo, viverlo attimo per attimo nella luogo che, dalle Regionali, è diventato punto di aggregazione, di incontro (e di scontro) è un’altra cosa: sentire gli exit-poll già confortanti, poi iniziare a ricevere da quelle persone straordinarie che hanno fatto i rappresentanti di lista fino a notte fonda messaggi con i primi dati parziali ma incredibili, vedere sgretolarsi il potere dei Mastella, dei Del Basso De Caro e dei De Luca, è stata esperienza incredibile, e ancora da metabolizzare.
Sabrina, Danila e Angela sono in Parlamento! Scriverlo è così strano... Il Sannio ha finalmente una rappresentanza a cinque stelle. Tre donne “normali” e proprio per questo “eccezionali”, nel mondo fino a ieri egemonizzato dalle Nunzie calate dall’alto senza alcun merito pregresso. Una rivoluzione.
Io non so cosa accadrà nei prossimi mesi. Seguo come tutti. Posso solo continuare, con Marianna, a fare il mio lavoro quotidiano come consigliere comunale, posso solo continuare ogni giorno a proporre e a vigilare. Benevento è un’anomalia evidente: è guidata da un Sindaco che rimane sostanzialmente un politico e che mai è divenuto un vero amministratore. D’altronde il suo impegno in questa campagna elettorale, non solo per la moglie, ma per accreditarsi di nuovo come leader (locale) di Forza Italia è significativo. Dopo aver fatto fuori la De Girolamo con un’operazione che dimostra il suo machiavellismo di fondo (e anche la sua “spietatezza” politica: nulla vi sarà perdonato...), è entrato nel partito che riteneva egemone della Destra con sul carico di (presunti) voti, portati di dono da consiglieri (spesso transfughi da altre forze politiche) e assessori (spesso provenienti da altre aree politiche). Purtroppo le cose non sono andate come voleva (insieme al patron della Lazio, Lotito). Di qui l’astiosa conferenza stampa, già leggendaria, con il suo «Festeggeremo a Mondragone». Ma anche la “leghizzazione” del suo mandato. Perché lui sa che Berlusconi è a termine e che il prossimo leader della destra sarà Salvini. Meglio portarsi avanti, dunque, con il lavoro.
Intanto la città langue. Pochissime le cose fatte. Finita la luna di miele con i cittadini.
Non è ancora il momento di un’analisi complessiva di quanto accaduto. Bisogna continuare a leggere e studiare. 
Io so che le chiavi di lettura utilizzate per i mutamenti in atto sono corrette. Quando scrivevo del populismo ora lo ritrovo scritto su tutti i quotidiani. Quando denunziavo del disagio intollerabile che percorre la società meridionale ero nel giusto. Ora lo vedono tutti. Dopo il fallimentare tentativo di una “narrazione” altra tentato da un mediocre politico come Renzi.
È sicuramente un inizio. Noi dobbiamo continuare ad ascoltare i bisogni reali, quelli delle persone che vogliono lavoro o un minimo di sicurezza economica. E dobbiamo rimanere fedeli a quei principi e a quelle regole che ci rendono credibili di fronte alla gente. Dobbiamo rimanere, insomma, persone normali. Come Sabrina, Angela e Danila.



sabato 3 marzo 2018

La rivoluzione gentile 30 (Ad astra)

Ho da sempre il bisogno di raccontare (in primis a me stesso) una storia quando essa giunge a termine. Potrei aspettare domani notte, ma l’ordalia che accadrà sarà, in ogni caso, un inizio, un’altra storia da raccontare.
Per quanto mi riguarda, questa campagna elettorale è il compimento del quinquennio alle spalle. Fu proprio la delusione delle scorse elezioni, la decisione di non credere più in una sinistra sempre più autoreferenziale e senza popolo, zattera per il salvataggio di un ceto partitico che si nasconde dietro nobili ideali, che mi spinse ad aderire – all’inizio con molte remore – al Movimento 5 Stelle. Nel corso del tempo il mio sarebbe diventato un impegno a tempo pieno, culminato nell’elezione a consigliere (2016). Il mese alle spalle è stato periglioso. Abbiamo tutti noi attivisti vissuto e agito dall’interno una profonda trasformazione, una crisi di crescita: il passo indietro del fondatore, l’incontro con la “società civile”. Difficile da accettare per molti. Io sono entusiasta. Al di là della campagna elettorale mediaticamente perfetta, che ha costretto gli altri ad inseguire, mi persuade il Programma del M5S, soprattutto sul tema del lavoro, del reddito, delle scelte economiche, dell’ambiente e dell’innovazione tecnologica.
Ieri Luigi Di Maio ha detto: «Voliamo alti». A me piace anche un'altra immagine che spesso usa un mio maestro anch’egli vicino al M5S, Marco Guzzi: «Bisogna essere con la testa tra le nuvole e i piedi ben piantati per terra». Visionari e realisti. Questo l’augurio che faccio a me stesso e ai miei compagni di strada.

* * *

Qui tutti gli interventi scritti in questo mese.

La rivoluzione gentile 19 (Dove il sentiero non c'è ancora...)










venerdì 2 marzo 2018

La rivoluzione gentile 29 (Perché abbiamo già vinto)


«Nessun vincitore crede al caso» (Friedrich Nietzsche) 

Perché abbiamo già vinto (a prescindere dall'esito elettorale).

1.         Perché abbiamo dettato l’agenda della campagna elettorale e gli altri hanno dovuto inseguirci.
2.         Perché siamo gli unici ad aver indicato da mesi un candidato alla Presidenza del Consiglio.
3.         Perché siamo gli unici (tra i grandi soggetti politici) a non avere candidati inquisiti o indagati.
4.         Perché siamo gli unici ad avere un Programma votato in rete dalla base degli attivisti e costruito con la guida di esperti, anche non appartenenti al M5S.
5.         Perché siamo gli unici ad aver già indicato una squadra di governo possibile di alta qualità.
6.         Perché siamo gli unici che hanno indicato donne nei Ministeri storicamente decisivi per la vita del paese, rompendo con una consolidata tradizione patriarcale.
7.         Perché siamo gli unici ad aver scelto che “la società civile” entrasse in maniera significativa nel Parlamento.
8.         Perché siamo gli unici ad avere delle regole rigorose ed inderogabili.
9.         Perché siamo gli unici a ritenere che le idee e i programmi siano più importanti degli uomini.
10.     Perché siamo gli unici a non aver contribuito al disastro di questo paese.

Il M5S ha cambiato per sempre la politica italiana. 
Questa campagna elettorale segna uno spartiacque per tutti. Ci sarà un prima e un dopo. Nuovi soggetti politici nasceranno, molti dei vecchi cambieranno (speriamo in meglio). 
La funzione principale del Movimento è “l’ecologia della politica”. Qualunque sia il ruolo che svolga: di opposizione o di governo. 




giovedì 1 marzo 2018

La rivoluzione gentile 28 (I candidati al Senato per l'uninominale)



Con le stesse premesse del pezzo precedente, dedicato ai candidati all’uninominale alla Camera, presenterò brevemente i candidati all’uninominale al Senato che riguardano il Sannio.
Il Centrosinistra schiera Giulia Abbate, figlia di un giudice di Airola, candidato per L'Ulivo, entrato in Parlamento nel 1994. Tale eredità viene rivendicata: «La storica vittoria di mio padre, Michele Abbate, candidato per l’Ulivo, contro Clemente Mastella, che correva per il Polo della Libertà, è di buon auspicio per la mia difficile sfida in un collegio molto più vasto». Avvocato con ottimi studi ed esperienze professionali alle spalle, diventa consigliera regionale, in sostituzione di Umberto Del Basso De Caro quando questi approdò in Parlamento (2013). Nel 2015 non fu rieletta, perché il ras del PD sannita indirizzò il suo appoggio in direzione Torrecuso (Erasmo Mortaruolo). La Abbate è considerata una “deluchiana”: «Credo che nella scelta abbia contato moltissimo la mia amicizia col governatore Vincenzo De Luca». In quanto tale, scrivono di lei, ha ricevuto «la nomina a presidente del comitato della Soresa, che non è cosa da niente, perché è l'ufficio centrale degli acquisti di beni e servizi di tutta la sanità della Regione Campania». Insomma ci troviamo di fronte ad una “figlia d’arte”, una politica “di professione”. La logica è quella della “spartizione” correntizia. Se Del Basso De Caro fa correre un suo uomo al Senato, De Luca impone una persona di sua fiducia.
Il Centrodestra schiera Sandra Lonardo (in Mastella), che non avrebbe bisogno di presentazioni. Cresciuta negli USA, sposata dal 1975 con Clemente Mastella, si lancia in politica con l’Ulivo nel 2001, senza venire eletta per il Parlamento. Dal 2005 al 2010 è Presidente del Consiglio regionale guidato dal centrosinistra. Nel 2008, intanto, era esplosa la bufera giudiziaria che aveva coinvolto i vertici UDEUR (e la stessa Lonardo). Nelle elezioni regionali 2010 gli UDEUR-Popolari si pongono in Campania a sostegno del candidato di centrodestra Stefano Caldoro, e Sandra Lonardo è eletta tra i consiglieri regionali nella circoscrizione di Benevento. Nominata nel 2014 vice-coordinatrice campana di Forza Italia con delega al rapporto con i Club Forza Silvio, nel 2015 si ricandida sempre a sostegno di Caldoro ma, inserita nella lista degli impresentabili dalla Commissione Parlamentare Antimafia per le accuse dell'inchiesta del 2008 sulla sanità campana, prende 10.000 voti nella circoscrizione di Benevento, giungendo prima, ma non venendo rieletta. Si dedica dunque all’artigianato dolciario, mentre il marito viene eletto Sindaco di Benevento nel 2016. 
Grazie ad un’operazione ordita dal marito tanto geniale quanto spregiudicata, in sinergia con il cerchio magico berlusconiano e pezzi di dirigenza forzitaliota campana, diventerà senatrice della Repubblica, in virtù della contemporanea candidatura al primo posto del plurinominale. La sua presenza nelle due “caselle” è, dunque, una prova di forza. I voti che prenderà serviranno a “misurarsi” con la povera Nunzia De Girolamo, tradita e abbandonata, che ha candidato alla Camera il suo uomo di fiducia, ex mastelliano di ferro, Fernando Errico. In sintesi: una perfetta rappresentante di una “casta” autoreferenziale, indifferente alla collocazione politica, restia a qualunque “fedeltà”.
Veniamo al M5S. Danila De Lucia è una giornalista, tra le più stimate in città (e che è stata per anni vittima di uno stalker poi scoperto). Ha maturato la sua esperienza all’interno del giornale del padre, «Messaggio d’oggi», divenendone poi lei stessa direttrice (fino alla chiusura, avvenuta nel 2016). Ha fondato una casa editrice (Edimedia). È stata addetto stampa dell’Azienda Rummo (Ospedale Civile) per 12 anni e ha partecipato a diverse edizioni di Città Spettacolo. Danila non ha mai fatto politica nella sua vita, come Angela Ianaro. Il suo più grande rammarico è che le figlie, per lavorare, siano state costrette ad “emigrare” nell’Italia del Nord.
Qui una serie di suoi interventi.

Entrambe le coalizioni sono rose da una lotta intestina tanto silenziosa quanto feroce: in ballo c’è la leadership sul territorio. Del Basso De Caro non ama la Abbate (e non si farà in quattro perché venga eletta). Mastella e la De Girolamo, dopo la breve pax amministrativa, sono di nuovo in guerra: l’uno non sosterrà Errico, l’altra non sosterrà la Lonardo.
«Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi».
Il 4 marzo il voto è polarizzato: da una parte ceto politico professionale, dall’altro attivismo + società civile.
Non so come andrà a finire. Quello che ho raccolto, girando per la città e per i paesi del Sannio, è un mix di stanchezza nei confronti della vecchia politica e di fiducia in un “nuovo” che appare anche competente, maturo per la sfida di governo.
Comunque andranno le cose, noi continueremo la nostra buona battaglia, memori di quanto scritto mirabilmente da Giuseppe Mazzini.