giovedì 3 marzo 2016

Sono interista...


Sono interista perché conosco la polvere della sconfitta più cocente.
Sono interista perché conosco il profumo inebriante della vittoria più grande.
Sono interista perché non avrei potuto essere altro, calcisticamente e umanamente.
Sono interista perché sono fedele, nella buona e nella cattiva sorte.
Sono interista perché senza l’Inter la mia vita sarebbe stata altra.
Sono interista perché ogni partita è una lezione di vita.
Sono interista perché in me, accanto a tanta fragilità, c’è una vena di follia e di genialità.
Sono interista, e mi spiace per chi «la mia squadra (o il mio sport!) è differente».
Sono interista perché sono leale, perché vinco e perdo con le mie forze.
Sono interista perché mi piace soffrire ma anche gioire (e non capire la differenza fra l’una e l’altra cosa).
Sono interista perché scrivo queste parole senza sapere com’è andata a finire.
Sono interista perché l’ultimo quarto d’ora di Barcellona-Inter lo trascorsi nel cortile di casa, aspettando di sentire una sirena suonare o di vedere una nave solcare l’orizzonte con le vele bianche.
Sono interista perché so trattare trionfo e rovina come i due impostori che sono.
Sono interista perché... Facchetti, Matthaus, Zanetti: mai domi seppur sconfitti, vincitori morali sempre.
Sono interista perché questa poesia potrebbe continuare all’infinito, se ogni interista ne scrivesse un verso.


2 marzo 2016 (ore 23,31)

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