Odio gli indifferenti. Che Dante metta gli
ignavi in un luogo che non è neanche inferno mi è sempre parsa idea geniale.
Per questo sento sempre il bisogno di schierarmi, con il rischio sempre
incombente dell’errore. Mal che vada, però, andrò all’inferno...
Cinque anni fa, quando Fausto Pepe chiese un
giudizio sul suo primo quinquennio e tre “vecchi” della politica (Mastella,
Nardone e Viespoli) siglarono un improbabile patto elettorale, mentre la destra
trovava un candidato di bandiera in Raffaele Tibaldi, mi schierai a favore di
una piccola e coraggiosa lista capeggiata da Antonio Medici (ORA), in cui erano
presenti attivisti del MoVimento 5 Stelle. Era testimonianza, ma di quelle per
cui vale la pena sempre spendersi.
Oggi il quadro cittadino appare completamente
cambiato.
Il centro-sinistra, guidata dalla longa manus del Sottosegretario Del Basso De Caro, che ha quasi imposto
il “suo” candidato, Raffaele Del Vecchio,
vicesindaco e Assessore alla Cultura per dieci anni, tenta l’impresa
spericolata di far dimenticare ai cittadini il malgoverno alle spalle,
testimoniato da inchieste della magistratura, attenzione della Guardia di
Finanza, disastri (questione mensa, fallimento AMTS), dati pesantemente
negativi in tutte le classifiche importanti (ad esempio quella dell’inquinamento
dell’aria), economia cittadina in ginocchio. Anche di qui la rottura con l’ala
fedele a Fausto Pepe. Il cittadino, dunque,
si trova di fronte lo schizofrenico tentativo di un politico che vuole essere
in discontinuità da se stesso. La strategia di questa “armata” è chiara: fare scouting nel centrodestra (cosa avviata
nei mesi scorsi), mettere insieme pezzi di voto “teleguidato” (alcuni
sindacati, associazioni), allargare quanto più possibile la coalizione
(imbarcando anche antichi e odiati avversari). Insomma, bisogna continuare a
gestire le risorse (appetibili malgrado l’immane massa debitoria). Appare
emblematico che, ad ora, non una parola che sia una sia stata detta di tipo
programmatico. Ma, d’altronde, cosa mai potrebbe dire Del Vecchio? Giugno sarà
un voto prima di tutto sul quinquennio che finisce.
Al netto di altre candidature che appaiono
francamente fragili (ma che rischiano di portare a sei o addirittura sette
candidati sindaci), da ieri è sceso in campo, dopo una lunga fase di studio e
preparazione, Clemente Mastella.
Personalmente, posso dire che, pur essendo cresciuto in famiglia democristiana
amica dei coniugi di Ceppaloni, sono “nato” alla politica consapevole contro l’egemonia
mastelliana in città.
Mastella è un cascame della peggior politica
del Novecento. Sulla scena da quarant’anni, è il tipico esemplare delle classi
dirigenti del Sud incapaci di affrontare rigorosamente la questione
meridionale, interpretando il proprio ruolo come “mediatore” di risorse dal
centro (che fosse la nazione o l’Europa) alla periferia per nutrire una vasta
folla di beneficiari. Tutto questo non ha prodotto alcun effetto duraturo sul
tessuto economico delle nostre terre. Ha contributo, invece, a perpetuare un
atteggiamento servile nei confronti del potere. Ricordo ancora quando si dimise
da Ministro della Giustizia. Era il 2008. Disse una frase poco meditata dai
più: «Tra il potere e l’amore scelgo
l’amore per la mia famiglia». In un clamoroso lapsus, egli svelò non
solo il (legittimo) amore per la sua famiglia ma, soprattutto, la sua
concezione della politica come potere. Per questo mi appare sospetto che ieri
abbia utilizzato la medesima parola («amore») per giustificare la sua “discesa
in campo” in un ruolo tutto sommato minore per lui. La politica non è potere?
Non era, nel 2008, posto un aut-aut definitivo tra ambiti separati? È
legittimo, dunque, pensare che sia il potere e non l’amore la molla di questa
azione.
Odio gli indifferenti.
Per questo non mi limito a osservare sine
ira ac studio ma mi schiero, ci metto la faccia. Benevento ha una opportunità probabilmente
unica nelle vicende politiche dell’ultimo scorcio di secolo. Solo il 1993
(proprio contro il mastellismo) presentava caratteristiche analoghe. Rispetto
ad allora, però, in cui un outsider come Viespoli ribaltò le previsioni (ma
nella dissoluzione del potere della prima Repubblica indotta da Tangentopoli),
oggi c’è una novità importante: il MoVimento 5 Stelle.
Nessun commento:
Posta un commento