sabato 19 marzo 2016

Diario politico 01 (Odio gli indifferenti)


Odio gli indifferenti. Che Dante metta gli ignavi in un luogo che non è neanche inferno mi è sempre parsa idea geniale. Per questo sento sempre il bisogno di schierarmi, con il rischio sempre incombente dell’errore. Mal che vada, però, andrò all’inferno...
Cinque anni fa, quando Fausto Pepe chiese un giudizio sul suo primo quinquennio e tre “vecchi” della politica (Mastella, Nardone e Viespoli) siglarono un improbabile patto elettorale, mentre la destra trovava un candidato di bandiera in Raffaele Tibaldi, mi schierai a favore di una piccola e coraggiosa lista capeggiata da Antonio Medici (ORA), in cui erano presenti attivisti del MoVimento 5 Stelle. Era testimonianza, ma di quelle per cui vale la pena sempre spendersi.
Oggi il quadro cittadino appare completamente cambiato.
Il centro-sinistra, guidata dalla longa manus del Sottosegretario Del Basso De Caro, che ha quasi imposto il “suo” candidato, Raffaele Del Vecchio, vicesindaco e Assessore alla Cultura per dieci anni, tenta l’impresa spericolata di far dimenticare ai cittadini il malgoverno alle spalle, testimoniato da inchieste della magistratura, attenzione della Guardia di Finanza, disastri (questione mensa, fallimento AMTS), dati pesantemente negativi in tutte le classifiche importanti (ad esempio quella dell’inquinamento dell’aria), economia cittadina in ginocchio. Anche di qui la rottura con l’ala fedele a Fausto Pepe. Il cittadino, dunque, si trova di fronte lo schizofrenico tentativo di un politico che vuole essere in discontinuità da se stesso. La strategia di questa “armata” è chiara: fare scouting nel centrodestra (cosa avviata nei mesi scorsi), mettere insieme pezzi di voto “teleguidato” (alcuni sindacati, associazioni), allargare quanto più possibile la coalizione (imbarcando anche antichi e odiati avversari). Insomma, bisogna continuare a gestire le risorse (appetibili malgrado l’immane massa debitoria). Appare emblematico che, ad ora, non una parola che sia una sia stata detta di tipo programmatico. Ma, d’altronde, cosa mai potrebbe dire Del Vecchio? Giugno sarà un voto prima di tutto sul quinquennio che finisce.
Al netto di altre candidature che appaiono francamente fragili (ma che rischiano di portare a sei o addirittura sette candidati sindaci), da ieri è sceso in campo, dopo una lunga fase di studio e preparazione, Clemente Mastella. Personalmente, posso dire che, pur essendo cresciuto in famiglia democristiana amica dei coniugi di Ceppaloni, sono “nato” alla politica consapevole contro l’egemonia mastelliana in città.
Mastella è un cascame della peggior politica del Novecento. Sulla scena da quarant’anni, è il tipico esemplare delle classi dirigenti del Sud incapaci di affrontare rigorosamente la questione meridionale, interpretando il proprio ruolo come “mediatore” di risorse dal centro (che fosse la nazione o l’Europa) alla periferia per nutrire una vasta folla di beneficiari. Tutto questo non ha prodotto alcun effetto duraturo sul tessuto economico delle nostre terre. Ha contributo, invece, a perpetuare un atteggiamento servile nei confronti del potere. Ricordo ancora quando si dimise da Ministro della Giustizia. Era il 2008. Disse una frase poco meditata dai più: «Tra il potere e l’amore scelgo l’amore per la mia famiglia». In un clamoroso lapsus, egli svelò non solo il (legittimo) amore per la sua famiglia ma, soprattutto, la sua concezione della politica come potere. Per questo mi appare sospetto che ieri abbia utilizzato la medesima parola («amore») per giustificare la sua “discesa in campo” in un ruolo tutto sommato minore per lui. La politica non è potere? Non era, nel 2008, posto un aut-aut definitivo tra ambiti separati? È legittimo, dunque, pensare che sia il potere e non l’amore la molla di questa azione.
Odio gli indifferenti. Per questo non mi limito a osservare sine ira ac studio ma mi schiero, ci metto la faccia. Benevento ha una opportunità probabilmente unica nelle vicende politiche dell’ultimo scorcio di secolo. Solo il 1993 (proprio contro il mastellismo) presentava caratteristiche analoghe. Rispetto ad allora, però, in cui un outsider come Viespoli ribaltò le previsioni (ma nella dissoluzione del potere della prima Repubblica indotta da Tangentopoli), oggi c’è una novità importante: il MoVimento 5 Stelle. 

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