È assolutamente casuale che questa classifica
dei dieci film della vita esca giusto in occasione dei 50 anni di uno di essi.
Era il 1966. Io ero ancora un progetto nella mente di Dio. Sergio Leone
chiudeva una trilogia destinata a creare un genere nuovo, che avrà decine di
emuli nessuno all'altezza del maestro.
Come nel caso di altri registi, è difficile
scegliere quale sia l’opera per me più importante: i tre film successivi
appaiono sicuramente più “complessi”, pieni di spunti politici o di rilettura
del mito stesso del West. Però Il buono,
il brutto, il cattivo mi è sempre parsa, dalla prima visione, un’opera
perfetta, un susseguirsi di scene (e musiche) memorabili, fruibili addirittura
autonomamente, pur costituendo nell’insieme un meccanismo senza inceppi. Leone, come Tarantino oggi, è accuso da molti di autoreferenzialità o di
barocchismo. C’è del vero in queste critiche, ma, ad esempio, il gesto di
compassione del “Biondo” che copre con il suo spolverino il soldato morente e
gli concede l’ultimo tiro di sigaro dimostra come nel mondo di Sergio Leone,
mondo dominato ineluttabilmente da istinti basici, dalla violenza, dall'avidità, dalla vendetta, l’unica “bontà” possibile sia la compassione che si può provare
guardando il volto dell’altro. Inoltre, è difficile immaginare una critica più
feroce all'ottusità della guerra della scena in cui i due amici/nemici fanno
saltare il ponte, inutilmente conteso dai due eserciti durante la guerra
civile, con il massacro di centinaia di giovani.
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