venerdì 17 febbraio 2012

politica, responsabilità


Oggi, dopo una mezza mattinata scolastica (ma piace ricordare a me stesso il piacere, provato forse per la prima volta, come se, finalmente, avessi capito veramente, nello spiegare la seconda inattuale di Nietzsche sulla storia e la vita), nel pomeriggio, ho incontrato gli allievi del La Salle, scuola in cui frequentai le elementari, all’interno della settimana dedicata all’educazione alla cittadinanza attiva. Sono convinto che la trasformazione di Benevento passi attraverso una revisione della sua religiosità e della sua spiritualità. Benevento è città profondamente religiosa, nel bene e nel male. Solo una fede adulta, un cristianesimo all’altezza del nostro tempo, saprà plasmare uomini e donne capaci di ridefinire agende e pratiche politiche. Per questo ho accolto l’invito con entusiasmo, sapendo che la settimana sarebbe stata chiusa da un emblema di un cristianesimo testimoniale come padre Alex Zanotelli, che alcuni anni fa ebbi il privilegio di ospitare a casa in vista di un incontro bellissimo che poi ci fu.
Il mio intervento, che ho cercato di alleggerire con alcuni spezzoni filmici (The village, Mr. Smith va a Washington, La guerra dei mondi, Bonhoeffer) ha cercato di focalizzare l’idea della politica come servizio responsabile a favore della comunità. Più che svolgere un discorso lineare, ho cercato si proporre frammenti da rimontare poi in base alla propria sensibilità, partendo da Baumann, dalla Weil, dalla Arendt, da Bonhoeffer. Come sempre, l’auspicio è che tali parole incidano nelle pratiche di alcuni di coloro che erano presenti. Sempre più mi interessa solo la parola che si propone di essere efficace. Mi interessano le semine. Spero, dunque, che molti dei ragazzi che oggi mi hanno ascoltato e hanno interagito con me capiscano che esiste una prima dimensione dell’agire politico in cui non si delega. Ciascuno deve contribuire a trasformare la polis di cui partecipa, perché la politica, come l’arte, è una pratica che eleva la nostra umanità. Come sempre ho inveito contro quel Platone (quello della Repubblica e delle Leggi) che considero una iattura per l’umanità , esaltando la polis ateniese come fragile capolavoro politico cui guardare. Come sempre, la Arendt mi è stata guida. Poi, attraverso un passaggio arduo anche per me, ho utilizzato alcuni frammenti dell’Etica di Bonhoeffer per mostrare come si possa fondare la necessità “cristiana” dell’agire politico (responsabile). E, dunque, ho delineato i fondamenti della responsabilità, specificamente di quella politica, utilizzando Jonas. So che può sembrare contraddittorio, ma io ritengo che tanto l’agire politico “dal basso” (cui tutti siamo chiamati) quanto quello “dall’alto”, nell’esercizio di un potere in cui siamo responsabili degli altri perché lo abbiamo scelto liberamente, debbano essere resi complementari. Un organismo politico sano ha cittadini “attivi” (sia nella proposta sia nel controllo della cosa pubblica sia nella creazione di luoghi di discussione e confronto assolutamente liberi) e politici “responsabili”. La responsabilità ha una componente tragica: tutti in quanto uomini siamo chiamati a fare scelte, spesso non tra un bene e un male, ma tra due mali. Nel politico questa componente della scelta si amplifica, perché diventa scelta fatta per tutti. Non a caso ho voluto chiudere con una sorta di gioco, un dilemma etico, che consentiva, alla fine, ai ragazzi di scegliere un’etica assoluta (di tipo kantiano) o un’etica della responsabilità (di tipo weberiano). Infine, dopo una sollecitazione dei ragazzi, ho suggerito di dotarsi di un’ampia cultura storica e politica. In una realtà in cui non c’è, di fatto, selezione di classe dirigente se non sulla base di possesso di pacchetti di voti, sta diventando lancinante l’incultura dei politici, locali e nazionali. Per questo, ho detto, leggete da Platone a Machiavelli, da Campanella a Popper. E studiate la storia (il buon Federico Nietzsche mi biasima, ovunque egli sia…).
Poi mi è toccato il collegio dei docenti e, dulcis in fundo (ma proprio in fundo) la disfatta dell’Inter col Bologna. Ma questa, come già sapete, è una storia che ha soprattutto a che fare con la filosofia o con la pazienza di Giobbe, per cui ne parlerò ma non ora, non qui.

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