Il digiuno
A cosa serve il
digiuno? Agli occhi dei più si tratta di una sorta di espiazione o di
“fioretto”: nel primo caso per emendare qualche colpa con una rinunzia, nel
secondo per donare a Dio una sacrificio. Queste idee possono contenere una
parte di verità: il digiuno può essere anche espiazione o “fioretto”. Ma non
dovrebbe essere essenzialmente questo. Esso dovrebbe servire a rendere il corpo
più presente alla preghiera. Dunque, scindere il digiuno dalla preghiera è
insensato. È molto facile ricadere nella dimensione “volontaristica” del
digiuno: è, comunque, una dimostrazione di forza interiore. Assolutamente
inutile, fuori bersaglio se slegata dalla preghiera. Non mangiare permette di
non affaticare l’organismo nelle funzioni digestive. Questo dovrebbe portare ad
una mente sgombra, pronta a mettersi in contatto con il divino. Non bisogna mai
far diventare il digiuno una pratica slegata dalla sua funzione primaria:
questo può creare degli eroi, non dei santi.
Fuori Legge
Cristicità dell’età
moderna: l’uomo senza la legge. Cfr. San Paolo: «indipendentemente dalla
legge». Ogni popolo, ogni civiltà (anche quella islamica) ha avuto la sua sharia. Solo Cristo non pone
quest’interfaccia fra Dio e il mondo (o meglio conferma la legge esistente: per
ogni popolo come voleva la Weil ?).
Ma afferma anche una legge operante ad un livello diverso, una legge nuova e
paradossale che, pur richiedendo obbedienza, non specifica che cosa dobbiamo fare e non fare ma solo come
atteggiarci. È in questo spazio di inaudita libertà – che vanamente la Chiesa ha cercato di
riempire con i suoi catechismi – che è nata la modernità, uso distorto della
libertà (senza amore). Il compito dell’uomo futuro: l’amore libero, la libertà
che si nutre di amore.
Visione/ascolto
Visione/ascolto:
cristianesimo/platonismo. Il cristianesimo non esclude la visione, ma sulla terra si deve privilegiare l’ascolto
(Mosè, Abramo). Solo al compimento c’è la «luce del Tuo volto». Il platonismo,
come tutte le gnosi, aspira alla visione ancora in vita.
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