Il mio “outing” a favore del Movimento Cinque Stelle ha suscitato una piccola tempesta sulla mia bacheca, pari solo a quella sollevata tra i miei colleghi per aver bevuto una birra e letto il Simposio di Platone, postandolo in rete, cercando di mostrare che un gioco “stupido” può essere giocato anche in maniera intelligente (ma questa è un’altra storia...).
Sono state sollevate questioni importanti, cui non voglio sottrarmi.
Come sempre, cercherò di essere schematico:
1) La mia militanza politica e la mia storia elettorale sono state da sempre “a sinistra”, con preferenze per la c.d. “sinistra radicale”. L’esperienza più importante è stata la candidatura a sindaco nel 2001 con una civica (Città aperta), sostenuta da Rifondazione Comunista e aperta a personalità attive nell’ecologismo e nel volontariato.
2) Sono stato tra i promotori a Benevento di ALBA. Mi riconosco ancora in quasi tutte le istanze sollevate e discusse da personalità come Marco Revelli, ma l’esperienza fallimentare di Rivoluzione Civile mi ha disilluso sulle residue possibilità di rifondare una “sinistra” capace di affrontare con rigore i problemi italiani di questi anni.
3) Non rassegnandomi al “buen ritiro” nella dimensione domestica e professionale (tentazione ricorrente), ho deciso di “schierarmi”: «col cuore nella morsa, ci siamo mossi e schierati» (René Char). La politica si fonda non su presunte “verità” (non certificabile, ahimé, da alcuno che sia super partes) ma su scelte, di cui ci assumiamo la responsabilità.
4) La scelta mi ha costretto ad una dolorosa cesura, che sto faticosamente elaborando. Non pensare più con le vecchie categorie novecentesche.
5) Il M5S non è un partito: è un movimento.
6) Il M5S pone al primo posto le forme della democrazia contemporanea, cercando di innestarvi elementi di democrazia diretta (teorizzata da Rousseau nel Contratto sociale e praticata nella Comune parigina del 1871).
7) Il M5S pone, dal punto di vista sociale, la questione di una giustizia da ottenere per via redistributiva: nessuno resterà indietro. Il salario di cittadinanza è la soluzione proposta per affrontare lo spaventoso squilibrio che in Italia si è creato nell’ultimo trentennio.
8) Il M5S pone la questione della “decrescita” per affrontare le secche di una modernità fondata sul mito del progresso e della produzione illimitata.
9) La radicalità di queste posizioni rende impercorribile qualunque strada che preveda un accordo con altre forze politiche. Vana, dunque, risulta l’accusa di non “aver voluto” formare un governo con PD e SEL. Il M5S può essere solo un polo alternativo, integralmente alternativo, nelle pratiche e nei contenuti, per il governo dell’Italia.
10) Si accusa il M5S di “fondamentalismo” e rifiuto del dialogo. Io vedo coerenza, fino ad ora, solo coerenza.
11) Domanda al prof. Sguera: come educatore cosa ne pensi? Risposta: sono due piani completamente diversi. La scuola è il luogo utopico della razionalità comunicativa, del dialogo socratico. La politica è il luogo del conflitto, dello scontro, che deve rimanere incanalato nell’alveo dialettico ma può, anzi deve essere duro, per evitare quelle derive compromissorie che hanno reso indistinguibili le scelte del PD o di SEL da quelle del NCD e per certi veri di FI.
12) L’Italia va verso un assetto bipolare, che può essere declinato non più attraverso l’asse destra/sinistra. Bisogna cercare parole nuove. Ogni nostalgia rischia, lo ripeto a me stesso, di legittimare uno stato di cose inaccettabile per tutti gli esclusi, che vivono vite precarie e desolate, mentre, verso l’alto della piramide, i tutelati, sempre più ricchi e sereni, ignorano la spaventosa lotta per l’esistenza in cui si dibattono i cittadini italiani.
(Nota apparsa su Facebook il 23 febbraio 2014)
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