mercoledì 27 gennaio 2016

democrazia, scienza e altri luoghi di contesa


Notizie


Provo a mettere, in maniera un po’ spericolata, insieme tre suggestioni apparentemente slegate:

1) La riflessione tenuta a Benevento da Cacciari con relative discussioni;
oggi;
2) La polemica sulla scienza;    
3) La manifestazione del Movimento 5 Stelle a Roma.

1. La tesi di Cacciari

Cacciari ha affermato che il paradosso della democrazia è di produrre inevitabilmente delle aristocrazie. Con questo “male necessario” bisogna convivere, non essendovi alternative alla “delega”. Io gli ho obiettato che esiste una teoria politica che prova a superare questo vicolo cieco (la Arendt, dosi massicce di “democrazia diretta o partecipata”). Nunzio Castaldi ha scritto che la politica, come vuole Cacciari è una téchne, necessaria per operare scelte. Condivide con il filosofo veneziano il “rimpianto” per i grandi partiti capaci, hegelianamente, di mediare fra istanze di “parte” e istanze “universali”. Biasima, con Cacciari, l’illusione di poter praticare la democrazia diretta, pretesa utopistica tacciata di demagogia. Tale pretesa, tra l’altro, ignorerebbe l’abissale differenza fra la Grecia del IV secolo e il mondo moderno.
A Nunzio rispondo:
1)      La ripresa della democrazia greca (mutatis mutandis) è una proposta contenuta nell’opera della maggiore pensatrice politica del Novecento, la Arendt, appunto, che Cacciari detesta e volentieri rottamerebbe. Non credo che la discepola di Jaspers ed Heidegger (inchino) sia tacciabile di “ignoranza” nella ricostruzione della cultura occidentale. In ogni caso, mi fa piacere essere in sua compagnia.
2)      Cacciari ritiene “utopica” e irrealizzabile la democrazia diretta e, dunque, guarda... al passato! Com’erano belli i partiti di massa! Ah, se tornassero i partiti di massa! Intanto ci teniamo questa immonda porcheria dei partiti liquidi... Utopia per utopia... mi tengo stretta la mia, che almeno è bella, postulando la necessità di un impegno diretto di ogni cittadino in quanto tale nella cosa pubblica. Per i dettagli rinvio ad un lettura di Che cos’è la politica della Arendt, su cui non escludo un seminario di approfondimento.
3)      Come detto anche a Cacciari, la segreta scaturigine di questo atteggiamento – e mi ricollego alla polemica con Alessio Mongillo – è Platone. In lui viene assolutizzata, contro la democrazia ateniese, la necessità di affidare la guida dello stato ai “nocchieri” più capaci.

2.      Filosofia, scienza, politica

Il mio amico e collega Alessio Mongillo si è risentito per un’intervista a Naomi Klein da me postata in cui si dichiara l’incompatibilità fra sopravvivenza del pianeta e neoliberismo. Ne contesta l’approccio “superficiale” alla scienza, accusata di corresponsabilità in quanto sta accadendo. Chi leggerà l’intervista, poi il libro, vedrà che la Klein dice altro, che cioè esiste una scienza rispettosa dell’ambiente, nella tradizione di Ivan Illich. Ma Alessio, more solito, parte alla carica per rivendicare i meriti della scienza, unica forma di conoscenza della “verità” capace di risolvere i problemi planetaria. Ne è nata una fitta discussione. Le mie tesi in sintesi sono:
1)      La “scienza occidentale” non è neutrale rispetto a quanto sta accadendo ma ha gravi responsabilità.
2)      La “scienza occidentale” non è Galileo ma, per lo più, scienziati che lavorano finanziati da grandi corporation: non è neutrale rispetto ai problemi economici.
3)      L’immagine “romantica” della scienza andrebbe destrutturata attraverso una seria opera di “decolonizzazione dell’immaginario”.
4)      La “scienza occidentale”, parcellizzata, settorializzata, non è in grado di cogliere la complessità della crisi planetaria, di cui essa stessa è corresponsabile.
5)      La “scienza occidentale” non è, come crede Alessio, autonoma e antagonista rispetto alla “filosofia”, ma ne è la figlia naturale.
6)      Bisogna superare sia la “scienza occidentale” cartesiana e baconiana, con quanto di mortifero ha prodotto nei secoli, tanto la “filosofia”, che ne è la madre legittima.
7)      In ogni caso, non sarà la tecnoscienza a risolvere i problemi che in parte ha creato.
8)      È necessario una mobilitazione di tutti, senza deleghe a presunti “sapienti” (scienziati) che possano risolvere la fame nel mondo piuttosto che il problema dell’inquinamento. Sarebbe come chiamare le banche a risolvere le crisi economiche causano per la loro famelicità.

3. Una nuova politica senza deleghe, una nuova società “attiva” e consapevole

Qualche mese fa, ho maturato la decisione di entrare nel M5S in assoluta coerenza con un percorso intellettuale:
1) non credo più alla delega integrale, credo necessario rifondare la democrazia con ampie iniezioni di democrazia diretta e partecipata.
2) Credo che la salvezza della Terra-Patria passi attraverso una radicale ridefinizione del concetto stesso di (tecno)scienza. Il M5S, che spesso fa riferimento all’opera di Rifkin, mostra di esserne consapevole.

(Nota apparsa su Facebook il 12 ottobre 2014)


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