Alisdair McIntyre ha scritto, nel 1981, un libro
fondamentale in campo etico, Dopo la
virtù: prendendo atto del fallimento del progetto illuministico e kantiano
(sostanzialmente una morale “razionale”), che schiude la strada come unica
alternativa rigorosa agli esiti nietzschiani, ipotizzava una sorta di salto
all’indietro, verso l’ethos
aristotelico di tipo comunitario. Davvero è questa l’unica alternativa
possibile: comunità o barbarie?
Il XX secolo ha dischiuso alla filosofia morale
problematiche sconosciute alla tradizione che si dipana dall’Etica Nicomachea fino alla Genealogia della morale. L’immaginario
catastrofista del cinema novecentesco (da Waterworld
a Matrix ad Avatar) suggerisce come il prometeismo umano abbia creato una sorta
di dislivello (Anders) che rende possibile la distruzione della terra e la
scomparsa della razza umana. Dunque, “soggetti” morali sono divenuti anche i venturi,
come ci insegna Hans Jonas, invitando alla “responsabilità”. Ma anche il mondo
animale è divenuto oggetto di riflessione etica (si pensi a pensatori come
Peter Singer). È nata, dunque, la possibilità di una “ecosofia” (Næss).
Recentemente un atipico pensatore, sociologo ed
economista, i cui libri spaziano dalle nuove tecnologie energetiche alla
democrazia digitale, Jeremy Rifkin, ha dedicato un poderoso volume (La civiltà
dell’empatia) a mostrare come, nel corso dei millenni, si sia evoluta la capacità
empatica dell’uomo, allargando progressivamente la cerchia dei “tu” rispetto ai
quali sentirsi responsabili, in linea di principio facendola coincidere con
l’intero orbe terrestre.
Appare, dunque, maturo il tempo di coniugare vari
filoni di riflessione etica in una sintesi che evita la regressione
“comunitaria” prospettata da McIntyre. Da questo punto di vista, ad esempio,
può essere prezioso recuperare grandi pensatori “spirituali” eterodossi (penso
a Bonhoeffer, a Buber, a Lévinas, appartenenti a tradizioni culturali diverse)
per fondare un’etica dell’alterità che si sposi all’ampliamento del raggio di
empatia reso possibile dall’evoluzione umana.
[apparso su "Economia & Diritto", febbraio 2015]
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