31. Nomen omen
Ho
scritto più di una volta delle perplessità che suscitava in me il nome della
nuova piattaforma del M5S, il nome di un grande pensatore ginevrino: Jean
Jacques Rousseau. Come noto, l’autore del Contratto sociale è stato il primo
grande teorico della “democrazia diretta” (anche se la riteneva realizzabile
solo in piccolo comunità civiche). Ma quello che molti non sanno è che Rousseau
è tutto dentro la “teologia politica” occidentale con la sua ansia di ridurre
la complessità su cui si fonda la politica (il fatto che esistano gli uomini e
non l’Uomo) con una (geniale) reductio ad unum (che riporta, dunque, al
platonismo, esatta antitesi della democrazia diretta). Rousseau, infatti, è il
teorico della “volontà generale”. Secondo alcuni esegeti tale nozione sarebbe
la segreta scaturigine dei regimi totalitari o di regimi hanno preteso, in nome
della verità storica, di utilizzare il terrore come strumento di progresso. Per
questo umilmente suggerivo di intitolare la piattaforma ad una donna, la
Arendt, che, a mio avviso, è l’unica pensatrice ad aver teorizzato una
democrazia degli individui in cui la pluralità viene preservata in quanto tale.
È evidente che tale democrazia necessiti di un altissimo livello di
preparazione e di impegno da parte di chi decide di parteciparvi. Dunque,
abbiamo tre alternative: la delega alle oligarchie, una democrazia fondata
sulla volontà generale (che rischia di prestarsi alla manipolazione di
pochissimi capaci di plasmarla a proprio piacimento), una democrazia di
individui consapevoli. La terza è un’utopia che potrebbe fungere da ideale
regolativo di quanto è ancora tutto da costruire per chi è senza casa politica.
Nessun commento:
Posta un commento