giovedì 21 giugno 2018

Frantumi X


31. Nomen omen


Ho scritto più di una volta delle perplessità che suscitava in me il nome della nuova piattaforma del M5S, il nome di un grande pensatore ginevrino: Jean Jacques Rousseau. Come noto, l’autore del Contratto sociale è stato il primo grande teorico della “democrazia diretta” (anche se la riteneva realizzabile solo in piccolo comunità civiche). Ma quello che molti non sanno è che Rousseau è tutto dentro la “teologia politica” occidentale con la sua ansia di ridurre la complessità su cui si fonda la politica (il fatto che esistano gli uomini e non l’Uomo) con una (geniale) reductio ad unum (che riporta, dunque, al platonismo, esatta antitesi della democrazia diretta). Rousseau, infatti, è il teorico della “volontà generale”. Secondo alcuni esegeti tale nozione sarebbe la segreta scaturigine dei regimi totalitari o di regimi hanno preteso, in nome della verità storica, di utilizzare il terrore come strumento di progresso. Per questo umilmente suggerivo di intitolare la piattaforma ad una donna, la Arendt, che, a mio avviso, è l’unica pensatrice ad aver teorizzato una democrazia degli individui in cui la pluralità viene preservata in quanto tale. È evidente che tale democrazia necessiti di un altissimo livello di preparazione e di impegno da parte di chi decide di parteciparvi. Dunque, abbiamo tre alternative: la delega alle oligarchie, una democrazia fondata sulla volontà generale (che rischia di prestarsi alla manipolazione di pochissimi capaci di plasmarla a proprio piacimento), una democrazia di individui consapevoli. La terza è un’utopia che potrebbe fungere da ideale regolativo di quanto è ancora tutto da costruire per chi è senza casa politica.

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