Secondo Aristotele una solida “classe media” è
argine a derive demagogiche. Possibile applicare questo schema al presente? Il
successo del “populismo” pentaleghista può essere letto come conseguenza
politica della erosione, soprattutto nel Sud, delle sicurezze di una classe
sempre più esposta ai venti della globalizzazione e della governance
sovranazionale?
Il Sud ha votato in massa il M5S. Il Nord è
saldamente leghista. Un’analisi sociale delle due Italie ci fa capire
immediatamente che si tratta di storie diverse. Com’è possibile che esse si
saldino, attraverso le loro rappresentanze politiche pur nella consapevolezza
di priorità ed interessi diversi se non opposti? Da questo punto di vista è,
dunque, decisivo l’uso delle parole e delle immagini, dunque la propaganda: «A
prescindere dall’appello al popolo e all’unità del corpo politico, il potere
populista è un movimento che riposa sull’uso astuto delle parole, delle
immagini e dei media (del mondo simbolico) con l’intento di fare convergere le
preferenze dei molti su politiche che non sono necessariamente nel loro
interesse, anche se presentate in modo da sembrare tali» (AA.VV., La sfida populista, Feltrinelli, 2018).
Per me che venivo dalla storia di una sinistra
“radicale” che era rimasta marginale e ininfluente non per la sua radicalità
ma, al contrario, per la sua tendenza endemica all’accordo con forze di
sinistra sempre più pallide nelle loro battaglie sociali, divenendo stampella
di politiche di precarizzazione lib-lab avviatesi negli anni Novanta, uno degli
aspetti più fascinosi del “grillismo” era la radicalità delle posizioni. La
rivendicazione di una rottura totale e senza compromessi con la “vecchia”
politica mi sembrava una novità degna di rispetto e considerazione. La Rete
conserva affermazioni non interpretabili, in particolare del “padre” Grillo, le
ultime delle quali risalgono ai primi mesi del 2018. Al di là dell’escamotage
linguistico, buono per i gonzi (il “contratto”), la delusione che ho provato
nel maggio 2018 è quella di chi vede tradito un progetto che possiamo definire
se non rivoluzionario innovativo, di grande rottura. E in nome di cosa? Dunque,
cosa posso dire di aver imparato dalla mia esperienza? A non fare compromessi.
Col senno di poi l’accordo/contratto con la Lega è stato solo il compimento di
una metamorfosi rapida del Movimento 5 Stelle, che ha potuto usufruire di un
“corpo” (mistico?) di attivisti estremamente fidelizzato e poco propenso alla
critica (fatti salvi sparuti e ininfluenti gruppi).
P.S.
Qualche giorno fa Marco Morosini mi ha scritto. Mi ha fatto molto piacere. Qui le sue riflessioni su quanto sta accadendo nel M5S.
P.S.
Qualche giorno fa Marco Morosini mi ha scritto. Mi ha fatto molto piacere. Qui le sue riflessioni su quanto sta accadendo nel M5S.
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