domenica 17 giugno 2018

Frantumi VI


26. Contraddizioni genetiche?

Scrive Iacoboni: «L’azienda-partito Casaleggio non è mai stata orientata, strutturalmente, a sinistra. Ogni volta che in tutti questi anni, almeno dal 2013, si sono letti sui giornali titoli come Svolta a destra del M5S, Virata a destra sull’immigrazione, Il Movimento insegue la Lega sui migranti, c’era un non detto che andava oltre il limite della superficialità: non vi era nessuna svolta perché le cose sono sempre state così, dall’inizio. L’autore dell’esperimento, Gianroberto Casaleggio, non ha mai previsto alcun atteggiamento di apertura, mettiamola così, verso i migranti. Il «buonismo», «della sinistra e dei salotti», è stato da sempre uno dei bersagli propagandistici della srl milanese che guida il Movimento». 
Ricordo che, quando lessi Il Grillo canta sempre al tramonto (2013), un dialogo a tre voci con Casaleggio e Fo, il capitolo che più mi diede da pensare fu quello dedicato alle migrazioni. Ostinatamente Fo cercava di mostrare come le migrazioni siano state creazione di nuove civiltà, andando anche al di là del dato umanitario, compassionevole. E metteva in guardia dalle ondate di xenofobia, frutto anche della legge Bossi-Fini. E aggiungeva: «Se mi permettete, io contesto anche questa idea leghista che l’immigrato, specie se clandestino, sia assolutamente artefice di criminalità e che il suo ingresso abusivo crei anche danno economico al nostro Stato». Grillo e Casaleggio ribattevano rivendicando una gestione razionale del problema “epocale”. Io credo che da quelle pagine potesse uscire un onorevole compromesso tra un’istanza “umanitaria” (e consapevole dei contributi civilizzatori, nel lungo periodo, delle grandi migrazioni) e un’istanza che tenesse conto della paura al tempo della crisi, soprattutto da parte dei gruppi sociali più esposti. Quello cui, prevedibilmente, stiamo assistendo in questi giorni, con problemi quotidiani da parte dell’uomo forte del Governo, il Ministro degli Interni Matteo Salvini, mi pare vada molto al di là. È sempre sbagliato usare i morti per fargli dire qualcosa sul presente. Non lo farò. Mi limito a prendere atto che Fo disse nel 2015, elogiando il Papa: «Su questo tema [l’immigrazione] il suo coraggio è stato formidabile. Non dimentichiamo che in Italia un governo intero aveva dichiarato inaccettabile l’idea che stranieri venissero nel nostro Paese a rubare, secondo il linguaggio della propaganda, il lavoro agli italiani. Un tormentone che resiste. L’invito a cacciare gli immigrati è alla base della rimonta di un partito, come la Lega, che era a zero e che oggi torna a crescere, in sintonia perfetta con Le Pen padre e figlia e le forme più retrive della politica europea. Si sono persino inventati la storia degli immigrati che abitano negli alberghi a nostre spese. Il Papa ha capovolto questa logica, l’ha contrastata con la verità».
Ancora una volta mi chiedo, usando categoria poco politica: chi ha tradito? Che cosa abbiamo fatto al nostro sogno affinché si avviasse a divenire un incubo?

27. Ascoltare gli avversari

Quando si milita un un partito o in una struttura c’è una tendenza naturale a sminuire le critiche, considerate tutte aprioristiche o pretestuose. Insegnamento per il futuro, ove mai capitasse di esser parte di qualcosa: ascoltare gli avversari politici, cercare di guardare le cose dal loro punto di vista, non pensare mai che il fine giustifichi i mezzi. Insomma, è sbagliato vivere la militanza politica come quella bellica: non si abita un castello assediato ma una città in cui il contributo di tutti può essere utile a migliorare le cose.

P.S.

Sul «Mattino» del 15 giugno intervista ad una bella persona. Ci siamo sentiti in queste settimane. Sono contento... Mi ha fatto sentire meno solo.






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