sabato 16 giugno 2018

Devil & Batman

Il tempo liberato dopo la fine della mia esperienza politica è stato riempito, oltre che dalla lettura di testi per lo più politici (naturalmente!), dalla visione delle serie Netflix dedicate al mondo Marvel.
Ho trovato magnifica la prima serie di Daredevil. Come è stato scritto, avrebbe potuto essere una ciclo di film che si sarebbe collocato ai vertici di quell’universo sia per le qualità formali che per la delineazione dei personaggi, soprattutto Karen Page (bellissima!) e Wilson Fisk. Anche i comprimari sono tutti fascinosi e nessun dialogo appare banale. Ma non di questo volevo parlare.
Immergendomi nella visione è nato naturalmente un confronto tra due personaggi di universi supereroistici diversi con alcuni tratti in comune: Devil, appunto, e Batman.
A mo’ di premessa (sperando di sviluppare altrove lo spunto), ritengo che i fumetti supereroistici abbiano una potenziale carica “mitica”: alcuni di essi, infatti, conservando intatto un nucleo irrinunciabile, si prestano a pressoché infinite variazioni. 
Sia Matt Murdock che Bruce Wayne diventano Devil e Batman per vendicare la morte di persone care. Entrambi hanno una doppia vita (diurna e notturna per lo più). Entrambi obbediscono ad un codice etico che impone di non uccidere gli avversari. Entrambi (nella serie Netflix e nella trilogia di Nolan) si confrontano con una setta (la Mano, la Setta delle Ombre). Entrambi hanno costumi bellissimi. 
Tra i due, però, c’è una differenza macroscopica, che è quanto mi ha intrigato (perché emerge chiaramente soprattutto nella seconda serie di Daredevil, dove è centrale il personaggio di Elektra, pure poco riuscito rispetto al modello tratteggiato nei fumetti da Frank Miller). Bruce Wayne è la “maschera” di Batman. Nelle scene finali di Batman begins (che, insieme agli altri due film della trilogia di Nolan, a mio avviso costituisce il vertice dei film dedicati al mondo supereroistico) Bruce dice alla donna amata: «Batman è solo un simbolo, Rachel». La donna gli risponde: «No, questa. Questa è la tua maschera. Il tuo vero volto è quello che adesso tutti i criminali temono». 
Il ricco miliardario, dunque, è solo la copertura del “cavaliere oscuro”. La duplicità di Wayne/Batman non è nella convivenza tra un uomo e un simbolo ma nel simbolo stesso: un ossimorico “cavaliere oscuro”. Il Devil tratteggiato, invece, da Drew Goddard nella prima serie (in parallelo alla figura di Fisk) e chiaramente emerso nella seconda, è una figura “schizofrenica” (d’altronde la parola “diavolo” deriva dal greco διαβάλλω che significa “separare”...).
Egli vuole essere (o prova ad essere) nello stesso tempo l’avvocato (cattolico) che crede nella legge e il giustiziere mascherato (il Diavolo di Hell’s Kitchen!). La conseguenza è che entrambe queste “maschere” vengono vissute male, con limiti e sensi di colpa. Il confronto con Frank Castle, “The Punisher”, spinge lo schizofrenico Matt/Devil alla soglia di una mutazione, quando ammette che per una volta potrà derogare alla regola di non uccidere per “punire” i responsabili della morte dell’eroe divenuto vendicatore. Nell’ultima puntata della seconda serie pare che tale mutazione sia compiuta. Devil ed Elektra sono assediati da decine di ninja de “La Mano”. Sanno che la situazione è disperata.
Daredevil: Che... che dici se... pensavo, d'ora in poi, se ce la facciamo... ovunque tu vada, io verrò con te.
Elektra: Non dici sul serio.
Daredevil: Mai stato più serio. Questa è una parte di me che mi serve, e tu sei l'unica a capirmi. Senza non mi sento vivo, proprio per niente, e l'ho capito ora, grazie a te. Non so cosa siamo insieme e se- se abbiamo una possibilità in futuro... io... io però con te sono libero come... come con nessun altro.
Elektra: Ti nascondi da te stesso. Tieni lontane le persone.
Daredevil: No, ho fatto entrare te. Pensaci, se non finisse qui? Se fosse solo il principio?
Elektra: No, ci troveranno.
Daredevil: Be', ci sposteremo. Cambieremo identità, vedrai, non ci prenderanno mai. Che ne dici?
Elektra: Uh, dico... di andare a Londra. Eh? Madrid. Tunisia. Andiamo in posti romantici.
Daredevil: Io non... non mi sono mai spinto più a nord della centosedicesima.
Elektra: Perché tu ami New York.
Daredevil: E morirei per lei ma c'è una cosa in questo mondo che mi fa sentire più vivo, e sei tu.
Elektra: Io sono Black Sky, Matthew.
Daredevil: Sì, e io sono il Diavolo di Hell's Kitchen.

Non sapremo mai se tale consapevolezza sia frutto della disperazione e della certezza che si mai si sarebbe realizzata. In ogni caso Matt/Devil ha deciso: sarà solo il Diavolo con un'identità fittizia mutevole («Cambieremo identità»). Elektra è una “mistagoga” (assolutamente atipica!). È lei a far emergere la “vera” natura del suo μύστης. Devil, nel momento decisivo della sua vita e della sua probabilissima morte, “de-cide” (recidendo da sé il cieco, avvocato cattolico Matt Murdock) di essere un diavolo che vuole «sentirsi vivo». Aderisce, potremmo dire, al “lato oscuro” che Elektra nella loro fugace relazione giovanile aveva mostrato con punte di inaudita crudeltà, pendant necessario di tale vitalismo.
Goddard mostra di essere un ottimo lettore del “mito”, capace di essere fedele al nucleo originale (e al suo ampliamento legato al genio di Miller) ma anche di costruire una narrazione organica (anche nella seconda serie formalmente meno riuscita e con dialoghi più scontati). 
Nolan chiude la trilogia esattamente nel modo opposto. Lì Selina/Catwoman spinge Batman a liberarsi dei suoi fantasmi (la morte di Rachel). Batman “muore”, nasce il vero Bruce Wayne, non più ossessionato, pacificato con l’omicidio dei genitori, che può sorseggiare un caffè a Firenze.
Non so come proseguirà la storia del Diavolo rosso (lo scoprirò nei prossimi giorni...). Sono compiaciuto del fatto che una serie televisiva tratta da un fumetto mi aiuti ad entrare nelle profondità della psiche dove albergano, indissolubili, ἔρως καὶ θάνατος (o Amore e guerra, per citare un capolavoro di Frank Miller & Bill Sienkiewicz).

P.S.

Ovviamente, come quasi sempre, parlando d’altro parlo di me stesso. Per me il fumetto e le sue propaggini televisive o filmiche sono stati educazione estetica e formazione etica. 
Mi si scuserà il vezzo di chiamare Daredevil Devil... Retaggio dell'infanzia inemendabile.

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