Il 12 ottobre 2015, come "Grilli Sanniti", diramammo una nota in cui ironizzavamo sull'istituzione, in zona Cesarini, di una Commissione che avrebbe dovuto svolgere una ricognizione sul debito, tuttora dai contorni misteriosi e, soprattutto, figlio di madri ignote, del Comune di Benevento.
Scrivevamo che essa
non avrebbe avuto il tempo il tempo materiale di appurare su chi ricada la
grave responsabilità del pesantissimo debito del Comune. Prendevamo impegno di
istituirne una seria, rigorosa, appena entrati a Palazzo Mosti, dopo le
elezioni di giugno.
Il giustiziere solitario, l’onorevole
Giovanni Zarro, dotato di una penna tanto verbosa («Il Vaglio» definì la sua
prima replica «invero non breve», senza effetto) quanto pedante, iniziò la sua
guerra personale, essendo egli stato il più fiero sostenitore di questa
strampalata Commissione. Si trattava, dunque, di difendere la propria credibilità
politica. Armato, dunque, di penna e matita rossa e blu, dispensò lezioni di
etica pubblica, di corretta amministrazione, tacciandoci sostanzialmente di
inesperienza ed ignoranza.
Gli rispondemmo sottolineando, ancora una
volta evocando una canzone, che le sue fossero solo parole, parole, parole. E
che avremo iniziato il conto alla rovescia in attesa della fine dei lavori per
vedere se a quelle parole avrebbero corrisposto fatti concreti.
Alla scadenza annunziata dei lavori (15
aprile), io e Danilo De Nigris abbiamo chiesto conto del lavoro svolto.
Per tutta risposta l’ineffabile
onorevole ha rispolverato la sua penna, stavolta in versione “sarcasmo”, rispondendo alle nostre domande... nulla! Uno, nessuno e centomila verrebbe voglia di dire:
per ogni occasione un nuovo costume a soddisfare il bisogno narcisistico di
esserci, di parlare, di contare qualcosa. Per
altro, indossando di nuovo l’abito del giustiziere solitario, l’onorevole ci ha
sfidata ad una pubblica tenzone, dove, evidentemente dare soddisfazione ad suo
bisogno compulsivo. «Intervengo dunque sono» il suo motto.
Danilo De Nigris gli ha risposto senza fronzoli, ponendo nuovamente delle domande.
A questo punto è intervenuto anche il
Presidente della Commissione, De Minico, esegeta dell’onorevole per rimarcare
come la sua risposta fosse improntata all’ironia, soprattutto sul gettone di
presenza.
Ancora una volta Danilo ha risposto con sobria fermezza a questi due signori dotati di un talento comico fino ad ora evidentemente represso.
Se volessimo
dare un giudizio anche estetico sulla diatriba, direi che da una parte c'è
l'uso "eristico" della parola φάρμακον, droga e veleno, utilizzata per confondere e
ottundere le coscienze, dall'altra una parola semplice, senza fronzoli, senza
vana ostentazione retorica. Insomma, la distanza abissale fra la politica come
professione e la politica come passione civile. Mi è piaciuta molto che Danilo
rivendicasse la sua identità "unica", quella di cittadino.
Se nel mare
eristico di parole usate a mo’ di cortina fumogena dai due talentuosi
scrittori comici presenti in Consiglio si volesse isolare una verità semplice
semplice quale sceglieremmo?
«Data la esiguità del tempo siamo riusciti solo a
dare uno sguardo alle pratiche ma responsabilità non ne abbiamo individuate.
Ora se lo vorrà potrà riprendere in mano la situazione la prossima consiliatura
e portare il lavoro a conclusione avendo cinque anni di lavoro davanti».
Questo
ha scritto chi ha presieduto la Commissione. Che è esattamente quanto
prevedevamo noi.
L’onorevole
Zarro ha una storia politica di tutto rispetto.
Averla messa al servizio di una
Giunta tra le peggiori che Benevento ricordi, soprattutto in quanto a morale
pubblica non fa onore a questa storia.
L’ex vicepresidente degli Stati Uniti si è chiesto se la politica fosse una “addiction”, se essa creasse
dipendenza.
La risposta è sì. Ci sono persone che non riescono a smettere. Non
sappiamo quanto nell’onorevole Zarro il servizio che cristianamente si deve
prestare alla comunità si è trasformato in un compulsivo bisogno di “contare”,
di parlare, di intervenire. Questa città avrebbe bisogno di “padri nobili”, di
guide super partes cui i giovani possano guardare come modelli.
Si può guarire
dalla politica come “bisogno”.
La spiritualità è prima di tutto controllo delle
“passioni tristi”.
La rivoluzione gentile che il M5S porterà a Benevento riguarderà pensieri, parole, opere (e omissioni... o commissioni?). Essa sarà radicata nella "cura di sé", nel controllo delle "passioni" e sulla παρρησία come etica della verità. Come ci ha insegnato Foucault ne Il governo di sé e degli altri, essa è esercizio del potere attraverso il dire il vero. Ma può corrompersi, e ne abbiamo avuto esempio nella discussione apparentemente di poco conto ma in realtà emblematica di modi antitetici di concepire la politica. Essa può divenire un ostacolo all'esercizio della democrazia quando si confonde con la retorica: «quello strumento con cui chi vuole esercitare il potere non può che ripetere molto puntualmente ciò che vuole la folla, oppure ciò che vogliono i capi o il Principe».
La rivoluzione gentile che il M5S porterà a Benevento riguarderà pensieri, parole, opere (e omissioni... o commissioni?). Essa sarà radicata nella "cura di sé", nel controllo delle "passioni" e sulla παρρησία come etica della verità. Come ci ha insegnato Foucault ne Il governo di sé e degli altri, essa è esercizio del potere attraverso il dire il vero. Ma può corrompersi, e ne abbiamo avuto esempio nella discussione apparentemente di poco conto ma in realtà emblematica di modi antitetici di concepire la politica. Essa può divenire un ostacolo all'esercizio della democrazia quando si confonde con la retorica: «quello strumento con cui chi vuole esercitare il potere non può che ripetere molto puntualmente ciò che vuole la folla, oppure ciò che vogliono i capi o il Principe».
Nessun commento:
Posta un commento