domenica 10 aprile 2016

Diario politico 13 (Mastella, la famiglia e la carità)


L’onorevole Mastella, nel “triello” in atto per il Comune di Benevento, dispensa sempre un colpo al giovane Del Vecchio e uno al M5S e a Marianna Farese. L’ultimo è relativo alla donazione finalmente portata a termine di oltre 100.000 euro da parte dei Consiglieri regionali del MoVimento, annunciata subito dopo l’alluvione alla presenza di Luigi Di Maio.
Ancora una volta Mastella dimostra di essere talmente radicato nel paradigma politico in cui opera da quaranta anni da non riuscire ad immaginarne un altro. Accade sempre così, come ci insegna Kuhn, in presenza di una rivoluzione.
Il politico ceppalonese riesce a concepire la politica solo attraverso due strumenti interpretativi, di per sé nobilissimi nella sfera  privata ma destinati a rapida degenerazione se applicati a quella pubblica: la famiglia e la carità.
Quando Fausto Pepe “tradì” l’UDEUR per conservare la poltrona di Sindaco, Sandra Lonardo in Mastella utilizzò una categoria “parentale” per sottolineare la gravità dell’evento.
Mastella rappresenta alla perfezione una visione “familistica” della politica. Non solo nel significato più evidente per il quale la moglie è divenuta essa stessa politica (disgraziatamente) e altri familiari hanno beneficiato della politica (cfr. vicenda di Pellegrino ed Elio Mastella con «Il Campanile»), ma anche nel senso più ampio per cui se si entra a far parte della “famiglia” (absit iniuria verbis: nessuno pensi ad analogie col termine usato anche in Sicilia o in America per indicare altro) parteciperà alla distribuzione di pani e pesci derivanti dalla politica stessa intesa come professione permanente e a vita.
L’altra categorie del piccolo mondo antico mastelliano è la carità
Nel 2009 l'onorevole ebbe a dire che egli "raccomandava" solo i "poveri", svelando una pratica che è tra le concause della sventura italiana (la pratica della raccomandazione) e nel contempo la sua interpretazione al ribasso dell'insegnamento cristiano, teso a produrre clientes, il cui debito nei confronti del patronus sarà inestinguibile a vita, e non cittadini liberi e messi in grado di condurre una vita dignitosa.
Egli non riesce a concepire che dietro l’iniziativa del M5S ci possa essere un modo totalmente nuovo di concepire il rapporto del “politico” con le risorse pubbliche. Se l’evento di Benevento fosse isolato si avrebbe ben ragione a tacciarlo di trovata elettoralistica.
In realtà, malgrado il silenzio complice della stampa mainstream tutti i livelli del MoVimento sono impegnati, da quando sono entrati nelle istituzioni, a mandare un messaggio forte e chiaro: il M5S non usufruisce del finanziamento pubblico dei partiti, interpretando così il volere degli italiani che nel 1993 ne votarono l’abrogazione, salvo vederlo reintrodotto in una forma nuova dall’astuzia dei politici di professione; il M5S utilizza parte degli stipendi dei propri consiglieri, parlamentari ed europarlamentari per progetti di pubblica utilità, a partire dal microcredito. La donazione al “Rampone” è uno dei tantissimi gesti non di carità, si badi bene, come pretende l’onorevole Mastella, applicando una categoria nobile se esercitata privatamente e nel nascondimento, come insegna Gesù, ma dimostrativi di come urga restituire al “popolo” ciò che è del “popolo”. Il M5S ha sempre denunziato lo scandalo dei costi della politica. Dare ad una scuola alluvionata parte di stipendi spropositati rispetto al lavoro effettivamente svolto da un consigliere regionale significa semplicemente applicare una “giustizia distributiva”.
Anche questo è parte della rivoluzione “gentile” in cammino. Anche a Benevento. 
Nella “Bozza di Programma” del M5S cittadino, infatti, è prevista una decisa decurtazione delle indennità spettanti al Sindaco, al Vicesindaco, al Presidente del Consiglio e, di conseguenza, ai Consiglieri. 
Questo gesto non risanerà le malandate casse del Comune, ma sarà un gesto di altissimo valore simbolico in un tempo di crisi. Mi si obietterà che Mastella ha dichiarato addirittura di rinunciarvi. Non mi pare un grande sacrificio per chi gode di corposissime e ingiustificate pensioni dopo 40 di politica, da cumulare con quelle della moglie. Anche in questo caso Mastella ha utilizzato la categoria della carità.
Anzi, se l'onorevole in qualche modo leggerà questo umile blog di un oscuro candidato consigliere del M5S, risponda a questa domanda: a quanto ammontano le pensioni percepite da lui è la moglie? 
Il M5S di Benevento, invece, prevede nel proprio programma la sperimentazione di un “reddito di dignità”, sul modellolivornese. Le parole sono importanti. Non carità, ma reddito per conferire dignità a persone che non solo la crisi economica globale ma anche le (non) scelte dell’amministrazione uscente hanno fatto precipitare nel baratro della disoccupazione e della povertà.
Non possiamo chiedere a Clemente Mastella di modificare la sua visione del mondo e gli “occhiali” con cui vede la realtà. 
La rivoluzione “gentile” lo relegherà al ruolo di testimone di un’altra era politica. 
Nel suo feudo ceppalonese potrà dedicarsi alla stesura delle sue Memorie, che faremo leggere con piacere ai nostri figli per far capire loro com’era la politica al tempo dei clientes e della carità octroyé.
Che si inveri definitivamente quanto scritto lo scorso anno.
La "battaglia di Benevento" per il M5S è solo l'inizio. Speriamo di dare un corposo contributo al pensionamento definitivo della "famiglia".
Per Mastella è il ridotto della Valtellina, l'ultima speranza di conservare un ruolo, sebbene in sedicesimo, nella politica italica. 

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