Il “triello” - che vede sfidarsi a Benevento
un’alleanza di centro-sinistra, con ampie iniezioni di ceto politico
transumante dal centro-destra o dalla destra-destra, un’alleanza “moderata” molto
centrata su un leader che propaganda la sua caratura nazionale e il M5S – negli
ultimi giorni si è complicato per le convulsioni interne al PD e alla Giunta
Pepe-Del Vecchio. È bene ricordare per gli smemorati che i cosiddetti “lealpepisti”
provengano quasi tutti, come Fausto Pepe, da un’esperienza politica diversa, l’UDEUR
di Clemente Mastella. Benevento è smemorina: nel 2006, mutuandone il modello
dalla Provincia, dove governava un uomo di sinistra, Carmine Nardone, con l’appoggio
dell’UDEUR, Benevento fu strappata alla destra, che l’aveva governata (con
Viespoli e D’Alessandro) dal 1993, grazie all’alleanza strategica tra i due
antagonisti di oggi, Umberto Del Basso De Caro (che non aveva lo strapotere
derivatogli dagli eventi successivi ma comunque era il dominus della sinistra sannita) e
Clemente Mastella.
Fausto Pepe ruppe con l’UDEUR non volendo
rinunciare alla sua poltrona di Sindaco, suscitando l’ira del suo mentore
ceppalonese. Si è avvicinato al PD, fino ad entrarvi, ma ha sempre conservato
caratteri peculiari dovuti alla sua storia politica.
Già nel 2011 la
competizione con Del Vecchio stava per esplodere, ma con una prova muscolare,
da Sindaco, riuscì ad imporre la sua ricandidatura. Ora i nodi vengono al
pettine. Del Basso De Caro ha imposto il suo candidato, il vicesindaco della
Giunta Pepe, e vuole lasciare un margine minimo di autonomia a Pepe e ai suoi.
Siamo ad un passo dalla rottura definitiva, che porterebbe ad una nuova lista,
con un nuovo candidato Sindaco di quell’area che afferma di non avere uno
spazio proprio nel PD.
Alcuni trovano queste vicende appassionanti.
Utilizzano un linguaggio aulico per descriverle. Vedono in Del Basso De Caro o
in Pepe dei grandi statisti.
Moriremo di tattica... mi viene da rispondere ai
laudatores della politique politicienne. Non è parte del problema più che sua
possibile soluzione la fascinazione che si subisce per queste manovre il cui
unico fine è garantirsi controllo di luoghi decisionali e risorse pubbliche?
Dove il disegno di ampio respiro, dove la strategia diversa di questi gruppi?
Insomma, per dirla prosaicamente e brutalmente, l’appassionante dibattito
politico di questi giorni riguarda la spartizione di poltrone. D’altronde,
Umberto Del Basso De Caro è maestro in questi giochi. Nel 2001 evocò la
possibilità di un pacchetto di voti sulla lista “Città Aperta” (che mi avrebbe
fatto entrare in consiglio) in cambio del voto su di lui come candidato
Sindaco. E, al ballottaggio, secondo alcuni commentatori la sua astensione (o,
secondo i maligni, il voto vero e proprio) avrebbe portato alla vittoria Sandro
D’Alessandro contro il candidato “ufficiale” del centro-sinistra, Pasquale
Grimaldi.
Posso dirlo con franchezza assoluta, toto
corde? Provo repulsione per questo tipo di politica.
Da educatore cerco di
trasmettere ai ragazzi l’idea che solo una dimensione “ideale” alta produce frutti
importanti nella storia. Quando parlo di una “rivoluzione gentile” parlo prima
di tutto di una nuova concezione della politica stessa. Non moriremo di
tattica. Continuerò a credere, sempre, malgrado le delusioni procuratemi anche
da persone che dovrei sentire vicine, che un’altra politica non solo è
possibile ma è doverosa.
Oggi è apparsa un’intervista a Grillo, che è
molto più intelligente di quanto pensino i suoi denigratori. Invito tutti a
leggerla.
Ad un certo punto dice:
«Ricordati,
Beppe, che per il cervello “vero” e “falso” non hanno nulla a che fare con
quello che pensiamo: sono gestiti dalle strutture più arcaiche del cervello,
che soltanto in rarissimi casi la volontà riesce a influenzare, figurati tu. Il
cervello pensa a “reale” o “non reale”… [...] E allora: se la consapevolezza
dell’atteggiamento morale della gran parte dei componenti del Movimento non
basta a farli stravincere alle elezioni, bisogna assolutamente fare qualcosa.
Che cosa? Secondo me, l’unica via percorribile è proprio parlarne così,
liberamente, chiedendosi davanti a tutti come sia possibile che le persone
siano raggiunte in maniera non efficacissima, ma solo abbastanza efficace, da
queste differenze madornali fra il Movimento e il resto del mondo politico. Se non
ne parliamo così, qualunque altra cosa sarebbe manipolazione; ma, conoscendoti,
so che hai così pochi scheletri nell’armadio che te lo puoi permettere».
Allora, in
maniera ingenua, io ripeto ai miei concittadini. Io e i miei compagni di
avventura non siamo come Fausto Pepe, Umberto Del Basso De Caro e Clemente
Mastella. Noi crediamo veramente nelle cose che abbiamo scritto in questi mesi.
Possono essere idee ed ideali sbagliati, sia chiaro. Ma davvero quando io dico “decrescita
conviviale” o “transition town” credo che a Benevento questo sia auspicabile e
possibile. Invece le loro parole sono solo flatus vocis (che spiegano i
continui cambi di casacca per altro). Badate bene che la contrapposizione non è
fra “realismo” ed “utopismo”. Il “realismo” dei politici di professione è di
basso cabotaggio, produce il disastro beneventano: il fallimento dell’AMTS, i
debiti mostruosi, la desertificazione dell’economia e della cultura. Se non c’è
un grande disegno non può esserci neanche una corretta amministrazione dell’esistente.
Torniamo alla
politica dei politici... Cosa accadrà? In caso di rottura, abbiamo detto, una
lista “lealpepista”... E al secondo turno? Dove andranno quei voti? Ha sibilato
il Sindaco: «È sicuro che vogliono effettivamente
vincere le elezioni o hanno altri obiettivi?». Intelligenti pauca.
Noi,
«disperati, furiosi, inviperiti, incazzati»
con questa politica malata, andiamo avanti per la nostra strada. Lunga, forse,
piena di asperità. Senza compromessi.
Neanche di fronte all’Apocalisse.
Ad
astra.
P.S.
I
maligni sostengono che Umberto Del Basso De Caro, in vista delle elezioni
politiche del 2018 (ma noi auspichiamo che lo scandalo Boschi-Guidi le
anticipi...) abbia un patto segreto con Mastella. Anche in questo caso: intelligenti pauca.
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