giovedì 14 aprile 2016

Diario politico 15 (Eredità senza testamento: Casaleggio e Benevento)



Stanotte ho sognato Beppe Grillo. Chiacchieravamo a tavola con altre persone presenti. È strano: avrebbe dovuto apparirmi in sogno Gianroberto Casaleggio. Avrebbe avuto più senso. Il sogno aveva una tonalità emotiva gioiosa. In un grande giardino, sotto lo sguardo stupito di una bambina, su un’altalena di una ventina di metri avevo l’impressione di toccare il cielo.
Io non sono un attivista della prima ora. Il mio percorso di avvicinamento al MoVimento è stato graduale, anche se me ne interessai da subito. In questo percorso ha avuto un peso importante la lettura de Il grillo canta sempre al tramonto, scritto da Grillo, Casaleggio e Dario Fo. Leggendolo ho scoperto la visionarietà di quest’uomo, cresciuto alla Olivetti. Il mio auspicio è che la sua “creatura” non perda questo spirito visionario, la capacità di leggere il presente con gli occhi di un futuro sperato.
Altre due sono le eredità di Casaleggio da non disperdere: la prima, evidentissima, è l’uso della tecnologia al servizio dell’attivismo politico. Le “rete” (mai nome fu più felice) consente, in prospettiva, di andare oltre le secche delle “post-democrazia” nella quale si sono impantanati paesi come l’Italia, dove la partecipazione alla vita politica è sempre più distaccata e finisce col risolversi in una delega in bianco a sedicenti salvatori della patria, che si chiamino Monti o Renzi. La rete plasmerà cittadini informati e attivi. La funzione storica del M5S è quella di aprire questo varco. Non è stato casuale il varo di “Rousseau” il giorno dopo la scomparsa di chi l’aveva fortemente voluto, con il nome, altamente simbolico, del primo teorico della democrazia diretta, il grande filosofo ginevrino.
La terza eredità da non disperdere, che non a caso è emersa nei funerali celebrati oggi, è la rivendicazione della “questione morale”. Denunziata da Berlinguer, divenuta esplosiva alla fine degli anni Ottanta, incancrenitasi negli anni Novanta per l’incapacità della classe dirigente di rinnovarsi sul serio, essa rimane “la” questione italiana, cui è possibile ricondurre tutte le altre, in particolare quella economica. Gianroberto ne fece il fulcro del suo intervento a Piazza San Giovanni, a conclusione della campagna per le Europee. Tenne insieme Berlinguer, Giovanni XXIII e Star Wars, da perfetto postmoderno.
 La questione morale riguarda anche Benevento. Nel gennaio 2013, intervistato da Antonio Tretola, ne parlavo:

«La gravissima vicenda che ha travolto Palazzo Mosti, a prescindere dagli esiti giudiziari, è anzitutto il segno di una decadenza morale. Si è sforzato di comprenderne cause e sintomi.I sintomi erano tutti presenti nella precedente esperienza di governo della città. Almeno ai miei occhi, anche se non potevo conoscere il livello di corruzione così pervasivo, ben illustrato dalle durissime parole del procuratore Maddalena. Gli standard “morali” richiesti dalla politica attuale, a livello nazionale e locale, sono infimi. E il cittadino-elettore pare adeguarsi. Quindi non è solo la politica a dover essere rigenerata ma l’intera società. Nelle cose che dico e scrivo, ad esempio, ricordo continuamente come la scissione fra politica e morale, che fonda con Machiavelli la modernità, sia perniciosa. Abbiamo bisogno non tanto di persone “perbene” (questo è evidente!) quanto di rimettere il “bene” (e il “bene comune”) al centro dell’agire non solo politico ma più estesamente civico».











Dunque, essere fedeli all’eredità di Gianroberto Casaleggio, (“toccare con l’altalena il cielo”?) significa contrastare qui a Benevento l’indecorosa classe dirigente che ha governato la città nell’ultimo decennio, riaffermare un principio di legalità e trasparenza nell’uso delle risorse pubbliche, ritessere il legame fra morale e politica, tornare a far sì che i politici siano modelli virtuosi di comportamento per i più giovani. 


In vita e in morte glie ne hanno dette di tutti i colori. Ci può stare per un uomo che, per quanto schivo, accetta la dimensione pubblica. 
Noi, eredi senza testamento delle sue visioni, gli serberemo gratitudine, sperando di essere all'altezza del compito epocale. Che la Forza sia con noi.

 

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