Il 15 scorso abbiamo presentato la parte della
“Bozza di Programma” relativa alla cultura e alle arti. La data non era
casuale: la Giornata mondiale dell’arte.
La campagna elettorale è stata da subito
infiammata su questi argomenti, come è naturale che sia, essendo uno dei
candidati Sindaci attuale assessore alla cultura da dieci anni e giocandosi
molta della sua credibilità su quanto fatto. Purtroppo per lui si è scomodato
addirittura Roberto Saviano per scrivere che Benevento è un «gioiello
incastonato nel deserto», evocando un decennio di assoluta inerzia in cui una
città con grandi potenzialità è rimasta tagliata fuori dai circuiti turistici,
senza che nulla si facesse per creare rete con realtà vicine e più note.
Io vorrei fare un passo indietro. Qualche anno
fa, come Liceo Classico, invitammo Tomaso Montanari che ci illuminò con parole
per me rimaste preziose: le “pietre” di cui sono fatte le nostre città vanno
amate di per sé dal “popolo” che le vive. Solo da questo amore, come
conseguenza naturale, scaturirà la cura e, dunque, il fascino che esse
eserciteranno su chi sentirà il bisogno di vederle, toccarle, ammirarle.
Quello che è mancato e manca a Benevento non è
solo una pianificazione più intelligente e coordinata dell’offerta turistica ma
prima di tutto l’amore per le proprie pietre.
Nel mio intervento ho ironizzato proprio sulla
pretesa di Raffaele Del Vecchio di “iniziare” ora un percorso: cosa ha fino ad
ora, mi sono chiesto? L’altro competitor del M5S è l’anziano Clemente Mastella,
ridottosi oramai al rango di ras di provincia, inseguendo la chimera di una
rinascita in grande stile a partire da un piccolo comune con le casse comunali
che rasentano il dissesto. Egli evoca da una parte i gloriosi anni Ottanta (che
furono però anche il decennio della spesa pubblica “pazza” sia a livello
nazionale che locale), dall’altra una mitizzata rassegna (“Quattro notti e più
di luna piena”) che è a me è sempre parsa un sagra paesana in grande (senza
offesa per le sagre!).
Non entro nel merito della nostra proposta.
Chi vorrà potrà leggerla e integrarla.
Mi interessa soffermarmi sulla “Premessa” di metodo: «Il principio generale sarà quello della partecipazione ampia di tutti i
soggetti competenti alla programma-zione delle attività artistico-culturali
della città e il coinvolgimento attivo degli operatori economici per pianificare
al meglio la gestione dell’accoglienza e della mobilità dei turisti». La
partecipazione è il principio che ispira tutto l’agire del M5S. Questo deve
valere anche in campo artistico-culturale. Non si può più immaginare iniziative
che nascano nella testa di un assessore totalmente sganciate dal territorio e
dai “sensori” su di esso disseminati.
Accadde qualcosa del genere con “Muralia”. Il modello
era:
a) colonizzazione culturale (Sgarbi);
b) altissima uso di risorse solo
pubbliche;
c) imitazione di modelli “stranieri”.
Giustamente Mimmo Paladino ebbe
parole taglienti sull'iniziativa. Bisogna ribaltarlo questo modello,
valorizzando in primis tutti i talenti locali (nella programmazione) e
stimolando l’attivazione di risorse economiche “dal basso”. Di qui la proposta
di una “Consulta” e di un “Palazzo della cultura e delle arti”. Provocatoria,
se è vero che nel 2013 Del Vecchio provò a vararla con intenti meramente
elettorali. Ma il modello cui il PD si ispira è totalmente altro: top-down
(calato dall’alto) e mirante a creare operatori “fedeli” politicamente.
L'attuale candidato sindaco del PD dichiarava: «Non un concorso, non un
appalto, ma un bando aperto in grado di formare una consulta pubblica per
dotare alla città di Benevento quello scatto, anche a livello di incoming, che
manca per il decollo delle politiche culturali». Un'altra delle buone
intenzioni di cui è lastricato l'infernuccio beneventano cui ci ha condotto il
giovane Del Vecchio.
Antonello Rapuano, finissimo musicista che ha deciso
di “metterci la faccia”, ha scritto: «Il Movimento 5 Stelle è la prima
espressione concreta che prova a realizzare un modello orizzontale che permette
di ridurre ai minimi lo sviluppo di gerarchie verticali».
Quando parlo di “rivoluzione gentile” intendo dire che
siamo di fronte ad un’occasione storica unica per Benevento: non solo cambiare
una classe dirigente votata al trasformismo, che oscilla quest’anno dalla
padella Del Vecchio alla brace Mastella, ma anche metodi per governare. Gli
altri, a qualunque colore appartengano, chiedono deleghe in bianco, noi ci
proponiamo come portavoce della comunità cui apparteniamo. Perché le “pietre”
abbiano finalmente il rispetto che meritano e il “popolo” abbia, attraverso di
noi, la sua voce.
1 commento:
Non si puo immaginare un futuro se non si da il giusto valore alle origini e al passato. A quelle pietre che i nostri avi hanno posto con fatiche immane, quardando all' arte e alla bellezza prima che al profitto. Complimenti.
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