Verrebbe quasi la voglia di essere solidali
con Raffaele Del Vecchio, dopo gli attacchi scomposti subiti dai pretoriani mastelliani e dalle scarne truppe forzitaliote, per aver osato ricordare che
l’onorevole ceppalonese e Nunzia De Girolamo, due anni fa non se le mandarono a
dire a suon di SMS con minacce di querele, promesse di pene infernali e
allusioni di gusto dubbio sulle fortune politiche della avvenente signora
Boccia.
Verrebbe la voglia di essere solidali, ma poi
ricordo che a parlare è lo stesso Vicesindaco che ha lanciato la sua campagna
elettorale al President evocando la discontinuità e ingaggiando un braccio di
ferro con il suo Sindaco, Fausto Pepe, per poi con lui stipulare un patto che
lo costringe inevitabilmente alla “continuità”, a portare il gravose peso di un decennio disastroso: il treno che doveva partire
dalla “Benevento Centrale” nuovo di zecca si rivela essere una vecchia
locomotiva degna della “Valle Caudina”, con l’acqua che entra dai tetti e i
sedili in similpelle bucati!
Insomma, ci troviamo di fronte a due esponenti
(dei quali non inganni l’anagrafe: il giovane Del Vecchio appartiene alla
stessa era politico-geologica del Clemensauro mastellato) di una pratica fuori tempo
massimo. Entrambi i candidati (di schieramenti per altri assolutamente ibridi
rispetto alle classiche distinzioni di destra e sinistra) stanno cercando di
mettere insieme, in un lego che può appassionare qualche cronista ma non certo
il cittadino comune, pezzi di ceto politico professionale, che non esita, per
altro, ad ondeggiare dall’uno all’altro schieramento (si pensi ai casi
emblematici di Picucci, Quarantiello, Capezzone).
Benevento ha di fronte a sé tre alternative (ma in realtà due sono facce della stessa medaglia "patacca"):
1) la prosecuzione dell’esperienza Pepe-Del Vecchio, con la modifica dell’ordine
degli addendi ma risultato finale immutato (la desolazione economica e
culturale che nessun lavoro di restyling dell’ultima ora potrà cancellare);
2) il
ritorno ad un “passato” idillico (l’era Pietrantonio, le belle notti di “pizza piena”,
pardon di “luna piena”) fuori tempo
massimo e utilizzato come specchietto per gonzi;
3) un progetto serio, nutrito dalle linfe migliori del passato
cittadino, perfettamente consapevole della gravità del presente (in particolare
dell’enorme massa debitoria del Comune con cui fare i conti) e dotato di una
visione del strategica del futuro nei settori chiave (economia, cultura, tutela
del territorio, mobilità): la rivoluzione "gentile".
Se la De Girolamo si fosse alleata con il PD
Del Vecchio l’avrebbe salutata come un politica lungimirante e sapiente. Se
Fausto Pepe avesse rotto con il PD e fosse tornato alla casa del “padre”,
Mastella avrebbe ucciso il vitello grasso e dimenticato di averlo definito, per
interposta moglie, «giuda». Così funziona nella politique politicienne.
Noi siamo altro, siamo già altrove. Il MoVimento
Cinque Stelle non dovrà mai rispondere alle accuse reciproche che i
professionisti della politica si fanno tra loro.
Il nostro programma dice con chiarezza che ci
impegniamo «a non svolgere
più di due
mandati» (Mastella è in politica dal 1976, Raffaele Del Vecchio è
diventato consigliere nel 2001). Non è più concepibile che la politica sia un
luogo separato dai problemi, dai bisogni,
dalle aspirazioni e
dai talenti dei propri concittadini,
che si
debba sempre più identificare
con una vera
e propria professione
e uno strumento
di arricchimento.
Lasciamo, dunque, le riflessioni sul “verticale” e
l’“orizzontale” ai dinosauri della politica...
...e al finto giovane, al Dorian Gray "de noantri", Del Vecchio...
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