venerdì 20 aprile 2018

Nel chiaro mondo I (Guzzi)

Nicola Sguera non ama edulcorare, non vuole mentire, ci mostra la vita come essa è: un crogiolo di contraddizioni, un magma infuocato e splendido, dove la bellezza e la morte, la violenza e la tenerezza, la speranza e l’angoscia convivono strettamente, in abbracci convulsi, e a volte strazianti. Nicola non vuole tirarsene fuori da questi conflitti che sembrano insanabili, vuole al contrario starci dentro, ben radicato, vuole combattere il suo duello all’ultimo sangue, non vuole cedere di un solo millimetro sulla trincea della vita.
Nessuna esenzione, dunque, nessuna diserzione, nessun abbellimento moralistico o spiritualistico, ma anche nessun indulgere alla retorica della disperazione, o al compiacimento minimalistico degli ultimi degli uomini, o all’estetismo dei corrotti senza pentimento. No, qui si sta in piedi e si combatte. La poesia di Nicola è in tal senso profondamente mistica, e proprio per questo essenzialmente rivoluzionaria. Ci vuole infatti un radicamento spirituale quasi abissale, per ridestare oggi, in pieno XXI secolo, uno spirito ancora capace di sfidare le potenze totalitarie di questo mondo. Ci vuole, direi, lo spirito del Re David, ci vuole al contempo il fuoco del canto, la Lira, e il fuoco della rivolta, l’Arco, per fronteggiare l’ondata di non senso che fuoriesce da tutti i video, i computer, e gli Iphone del mondo.

(Dalla “Prefazione” di Marco Guzzi a Nel chiaro mondo, Delta 3 Editore, 2018. Il disegno è di Ferdinando Silvestri).



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