martedì 10 aprile 2018

La rivoluzione gentile 36 (Il silenzio degli intellettuali nel ventennio berlusconiano)


Un giornalista di un’importante testata nazionale, noto anche per aver dato credito alla più clamorosa delle invenzioni mediatiche degli ultimi anni (Beatrice Di Maio: un parere di Giancristiano in merito), non viene fatto entrare ad un’iniziativa (Sum 2018) organizzata (attenzione!) dall’Associazione Casaleggio (non dal M5S, non dall’Associazione Rousseau). La motivazione “tecnica” è la mancata registrazione e la presentazione di un badge “falso”. Successivamente è emerso (anche) che il giornalista risultava sgradito per aver infierito sulla Gianroberto Casaleggio, pur sapendolo malato, diffondendo notizie considerate infamanti o false.
La vicenda ha suscitato un coro di sdegno, funzionale a mostrare che il M5S è una struttura non democratica (anzi, nazifascista), che non tollera la libera informazione.
Personalmente sono stato sollecitato ad intervenire da Giancristiano Desiderio, cui ho dedicato il mio ultimo post sul blog.
Premetto che io l’avrei fatto entrare “a prescindere” (se non altro per evitare polemiche strumentali), premesso che la presenza nelle liste e in Parlamento di molti giornalisti dimostra un rapporto tutt’altro che critico con la stampa, premesso che sto leggendo il libro di Iacoboni, malgrado il suo taglio “complottistico”, mi sento di dire due cose a Giancristiano.
La prima. Mi pare che la vicenda venga amplificata in maniera spropositata, come altre (molte fake news ad esempio), funzionali ad essere conferma di un giudizio (negativo) sul M5S.
La seconda. Dov’era Giancristiano quando, per circa 15 anni, l’informazione italiana era messa seriamente a rischio dalla concentrazione di potere (mediatico, economico e politico) di Silvio Berlusconi? Un uomo che possedeva metà delle televisioni italiane, ha controllato l’altra metà quando ha guidato il governo, ha deciso chi poteva e chi non poteva lavorare in RAI, minacciando seriamente i fondamenti di uno stato non dico democratico ma liberale? Vorrei un giudizio (oramai “storico”) su quegli anni. Vorrei assunzioni di responsabilità. Mi pare che Giancristiano dal 2000 ha scritto per «Libero», diretto da Vittorio Feltri. Ha mai denunziato le derive illiberali del berlusconismo, il suo disprezzo per i liberi pensatori, i rischi di un «nuovo fascismo» cui, ad esempio, «Micromega» dava voce? Amo ricordare le parole nobili e indignate pronunziate per anni da un grande intellettuale come Maurizio Viroli in proposito.

Mi si obietterà che un errore non può servire a giustificare un altro errore. Benissimo! Rispondo che non c’è alcuna simmetria tra di essi. La stampa libera (e anche critica) era presente al Sum, sopra e sotto il palco. E Davide Casaleggio non ha un potere neanche lontanamente paragonabile a quello del tycoon più ricco d’Italia, Presidente del Consiglio o comunque capace di controllare truppe parlamentari poderose. 
L’accusa centrale di Giancristiano è altra, ed è essa sì grave: «Il problema più concreto è il silenzio degli intellettuali e dei politici del M5S che non dicono nulla su ogni cosa se prima non c’è l’autorizzazione di Rousseau». Per fortuna questo blog (e svariate dichiarazioni sulla stampa di esponenti ben più autorevoli di me) stanno a dimostrare che così non è. Il “caso Iacoboni” è stato addirittura discusso in diretta (e dopo), a dimostrazione che lo si vuol far diventare un caso per dimostrare una tesi. E tale tesi non coglie proprio la pluralità e la ricchezza del M5S, a partire dalla sua base, che viene invece raccontata come una massa informe ed eterodiretta. Quanto di più miope ed offensivo si possa immaginare. Frutto, per altro, della scarsa curiosità intellettuale (già rimproverata a Giancristiano).
Il “silenzio” (o “tradimento”) degli intellettuali c’è stato è accaduto diversi anni fa. L’ho scritto spesso (e questo blog ne è testimonianza): il berlusconismo ha rischiato di fare dell’Italia una “post-democrazia” (e dunque bene fa Luigi Di Maio a tener ferma la conventio ad excludendum, il “fattore B.). Io, dal 1993, quel rischio l’ho sempre osteggiato (con le armi della parola, con l’impegno politico diretto), senza mai scendere a compromessi. Ora che Berlusconi è solo un anziano e ricchissimo imprenditore/uomo politico con un grande futuro dietro le spalle, ho deposto le armi. Non vedo rischi imminenti da parte di nessuno. Essi ci sono solo quando troppo potere e troppo denaro si concentrano in poche mani o in una sola.
Detto questo, mi permetto di utilizzare l’accusa (infondata) di Giancristiano per esplicitare un mio vecchio pensiero (lo elaborai a proposito di Becchi, per un periodo presunto – o sedicente - “ideologo” del M5S). Il Movimento costringe a ripensare seriamente il rapporto tra intellettuali e politica. Non c’è più spazio per chi elabora nel chiuso di una stanza e scrivendo i libri. Insomma, il M5S costringe ad attualizzare il motto mazziniano («Pensiero e azione»). Non di intellettuali abbiamo bisogno ma di attivisti. E chi si sente “intellettuale” non si illuda di poter tenere mani pulite e braccia riposate: se le sporchi sui problemi reali della sua comunità...
Dunque, concludendo, nessun silenzio (di “innocenti” o “intellettuali”). Molte, moltissime parole. Ma soprattutto azioni concrete. Rese possibili, per altro, dall’attenzione di una stampa che non è sempre benevola, che talvolta è schierata (quasi sempre contro di noi), ma che resta strumento indispensabile della vita democratica. A patto che essa stessa accetti di mettersi in discussione, senza ritenere di essere sempre “innocente” o super partes. Dunque, accettando anch’essa la polemica e il conflitto, propulsori della vita democratica.

Come post scriptum metto una vignetta di Mario Natangelo, che è il controcanto beffardo di questi anni. 



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