Questo
blog compie oggi 10 anni. Ha avuto 150 mila visitatori. Ospita circa 600 post
distribuiti in maniera ineguale nel corso degli anni.
Lo
intitolai “Di soglia in soglia”, evocando una delle grandi raccolte poetiche di
un poeta a me carissimo, Paul Celan, cui avrei dedicato diversi post, e che,
accanto a Char, costituisce il riferimento poetico più importante degli ultimi
anni. Lo scorso anno ritenni giunto il momento di accollarmi anche la
responsabilità del nome, il mio nome, nella speranza di diventare quell’άνθρωπος τέλειος di cui parla spesso Dietrich Bonhoeffer (evocando l’Iliade), capace di tenere insieme tutti
gli ambiti (o i mandati) della propria esistenza. Anche per questo sono
confluiti qui tutti i blog aperti nel corso degli anni.
Soprattutto
in virtù dell’impegno diretto, a partire dall’elezione a consigliere del 2016,
il blog ha accentuato il suo carattere politico, che però era in nuce già nel
primo post, nato dalla cocente sconfitta che la sinistra italiana subì nel
2008: «Ora assisto attonito alla scomparsa della
sinistra dal Parlamento italiano». E aggiungevo: «Possiamo passare i prossimi anni ad elaborare il lutto o vivere questa catastrofe come un nuovo inizio. Vorrei impegnarmi in questo, a partire dal mio luogo, dallo spazio che abito, la mia città. Ciò che verrà (che non si dovrà chiamare sinistra, probabilmente) dovrà essere un’esperienza fortemente territoriale e comunitaria».
Il post successivo era dedicato a Mastella, travolto dallo scandalo
UDEUR (poi chiusosi con piena assoluzione). E poco dopo un post dedicato a
Grillo, a quanto la sinistra italiana avrebbe potuto giovarsi di tale
esperienza, allora ai suoi primi passi.
Guardandomi alle spalle credo di aver mantenuto fede all’impegno preso.
Per farlo, però, ho dovuto disertare quel campo d’azione che ho sentito mio a
partire dai vent’anni, rassegnandomi all’idea che ciò che ancora chiamiamo
“sinistra”, almeno in Italia, possa tornare alla sua missione storica. Il blog
è stato uno degli strumenti attraverso cui elaborare tale transito, difficile,
doloroso ma necessario. E continua ad esserlo. Mi appare doveroso “vivere in
pubblico”, in assoluta trasparenza, le metamorfosi della mia passione politica,
lasciando tracce di permanenze e trasformazioni.
I momenti apicali di questa storia sono stati tre: la mia elezione nel
Consiglio comunale (giugno 2016), dopo una campagna elettorale senza neanche
una telefonata o una richiesta di voto, tutta “dentro e con” il M5S di
Benevento e sui social, la vittoria (per me inattesa) nel referendum
costituzionale contro la riforma Boschi-Renzi, il trionfo delle elezioni recenti
del 4 marzo, che hanno portato ben quattro rappresentanti sanniti in
Parlamento.
Per altro, scrivere mi aiuta ad integrare l’attività di consigliere
comunale, tutta presa da questioni su scala locale, con una visione d’insieme
del problema italiano (all’interno dei cambiamenti mondiali), evitando il
rischio di una chiusura campanilistica di breve respiro. Certo, Benevento è il
mondo ma non lo esaurisce.
Se dovessi scegliere alcune parole-chiave del percorso fatto (quelle che
marcano una distanza con la mia storia precedente), direi: populismo e stato
nazionale. Per il resto, l’anelito alla giustizia sociale e alla onestà
nell’uso delle risorse pubbliche mi pare continui ad essere il nocciolo del mio
impegno.
Accanto alla politica nel blog spiccano sei ambiti maggiori:
1) una
scrittura che oscilla tra l’autobiografia e l’esortazione Τὰ εἰς ἑαυτόν;
2)
il racconto della mia storia familiare (con la crescita di
mia figlia Caterina, le persone care e il loro svanire, San Cumano come luogo
dell’anima);
3)
la poesia (scritta, e confluita in Per aspera, e letta spesso a mo’ di preghiera);
4)
il pensiero e la filosofia (concretizzatisi nel libro In quieta ricerca);
5)
la spiritualità, approdata ora ad una “fede” (o meglio una
speranza...) libera, fondata sull’ortoprassi e immune da qualunque dogmatismo;
6)
la scuola come “missione”, a contatto con giovani che mettono
continuamente in discussione le mie certezze.
Qui e lì temi “minori”,
passioni che mi accompagnano dall’infanzia: dal calcio vissuto come tifoso di
un’Inter magistra vitae, educazione
all’eroismo sublime e alla sconfitta più umiliante, al fumetto, palestra di
etica ed estetica.
In questi anni ci sono stati cambiamenti radicali nel mio rapporto con
la scrittura. Iniziai a tenere un Diario, che pigramente esiste ancora, nel
1984, l’anno in cui divenni ateo, vegetariano, mi legai a quella che sarebbe
divenuta dieci anni dopo mia moglie. Insomma, un anno cruciale. E iniziai a
tentare rudimentali esperimenti poetici. Dal 1991 iniziai a scrivere per i
giornali locali.
Nel 2008 mi iscrissi a Facebook (nel novembre, credo). Anche in questo
caso un decennio, una vita. Sicuramente la dimensione social ha profondamente
modificato le mie abitudini di scrittura. Quella che era una pratica solitaria, che al limite poteva immaginare il proprio sbocco in un libro, diventava
una pratica “pubblica” e quotidiana, fortemente dialogica.
Malgrado le criticità di cui sono consapevole, ritengo questa
esperienza, nel suo insieme, estremamente positiva. Mi ha spinto ad una disciplina
quotidiana della scrittura: «Nulla dies sine linea». Un po’ come la scuola,
insomma, nella sua fatica, nel suo costringerti al cimento anche quando
vorresti tirarti indietro.
Non so cosa accadrà in futuro. Viviamo un tempo di tumultuosi
cambiamenti tecnologici. Io cerco di farmi trovare pronto senza arroccarmi
nella nostalgia delle penne, dei calamai, dei libri ingialliti e pieni dei
nostri segni. Cose che adoro, che mi commuovono, ben sapendo però che ciò che
conta sono le idee, i pensieri, le parole, non i mezzi attraverso cui li
leggiamo o li scriviamo.
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