martedì 17 aprile 2018

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Questo blog compie oggi 10 anni. Ha avuto 150 mila visitatori. Ospita circa 600 post distribuiti in maniera ineguale nel corso degli anni.
Lo intitolai “Di soglia in soglia”, evocando una delle grandi raccolte poetiche di un poeta a me carissimo, Paul Celan, cui avrei dedicato diversi post, e che, accanto a Char, costituisce il riferimento poetico più importante degli ultimi anni. Lo scorso anno ritenni giunto il momento di accollarmi anche la responsabilità del nome, il mio nome, nella speranza di diventare quell’άνθρωπος τέλειος di cui parla spesso Dietrich Bonhoeffer (evocando l’Iliade), capace di tenere insieme tutti gli ambiti (o i mandati) della propria esistenza. Anche per questo sono confluiti qui tutti i blog aperti nel corso degli anni.
Soprattutto in virtù dell’impegno diretto, a partire dall’elezione a consigliere del 2016, il blog ha accentuato il suo carattere politico, che però era in nuce già nel primo post, nato dalla cocente sconfitta che la sinistra italiana subì nel 2008: «Ora assisto attonito alla scomparsa della sinistra dal Parlamento italiano». E aggiungevo: «Possiamo passare i prossimi anni ad elaborare il lutto o vivere questa catastrofe come un nuovo inizio. Vorrei impegnarmi in questo, a partire dal mio luogo, dallo spazio che abito, la mia città. Ciò che verrà (che non si dovrà chiamare sinistra, probabilmente) dovrà essere un’esperienza fortemente territoriale e comunitaria».
Il post successivo era dedicato a Mastella, travolto dallo scandalo UDEUR (poi chiusosi con piena assoluzione). E poco dopo un post dedicato a Grillo, a quanto la sinistra italiana avrebbe potuto giovarsi di tale esperienza, allora ai suoi primi passi.
Guardandomi alle spalle credo di aver mantenuto fede all’impegno preso. Per farlo, però, ho dovuto disertare quel campo d’azione che ho sentito mio a partire dai vent’anni, rassegnandomi all’idea che ciò che ancora chiamiamo “sinistra”, almeno in Italia, possa tornare alla sua missione storica. Il blog è stato uno degli strumenti attraverso cui elaborare tale transito, difficile, doloroso ma necessario. E continua ad esserlo. Mi appare doveroso “vivere in pubblico”, in assoluta trasparenza, le metamorfosi della mia passione politica, lasciando tracce di permanenze e trasformazioni.
I momenti apicali di questa storia sono stati tre: la mia elezione nel Consiglio comunale (giugno 2016), dopo una campagna elettorale senza neanche una telefonata o una richiesta di voto, tutta “dentro e con” il M5S di Benevento e sui social, la vittoria (per me inattesa) nel referendum costituzionale contro la riforma Boschi-Renzi, il trionfo delle elezioni recenti del 4 marzo, che hanno portato ben quattro rappresentanti sanniti in Parlamento.
Per altro, scrivere mi aiuta ad integrare l’attività di consigliere comunale, tutta presa da questioni su scala locale, con una visione d’insieme del problema italiano (all’interno dei cambiamenti mondiali), evitando il rischio di una chiusura campanilistica di breve respiro. Certo, Benevento è il mondo ma non lo esaurisce.
Se dovessi scegliere alcune parole-chiave del percorso fatto (quelle che marcano una distanza con la mia storia precedente), direi: populismo e stato nazionale. Per il resto, l’anelito alla giustizia sociale e alla onestà nell’uso delle risorse pubbliche mi pare continui ad essere il nocciolo del mio impegno.
Accanto alla politica nel blog spiccano sei ambiti maggiori:
1)     una scrittura che oscilla tra l’autobiografia e l’esortazione Τ ες αυτόν;
2)     il racconto della mia storia familiare (con la crescita di mia figlia Caterina, le persone care e il loro svanire, San Cumano come luogo dell’anima);
3)     la poesia (scritta, e confluita in Per aspera, e letta spesso a mo’ di preghiera);
4)     il pensiero e la filosofia (concretizzatisi nel libro In quieta ricerca);
5)     la spiritualità, approdata ora ad una “fede” (o meglio una speranza...) libera, fondata sull’ortoprassi e immune da qualunque dogmatismo;
6)     la scuola come “missione”, a contatto con giovani che mettono continuamente in discussione le mie certezze.
Qui e lì temi “minori”, passioni che mi accompagnano dall’infanzia: dal calcio vissuto come tifoso di un’Inter magistra vitae, educazione all’eroismo sublime e alla sconfitta più umiliante, al fumetto, palestra di etica ed estetica.
In questi anni ci sono stati cambiamenti radicali nel mio rapporto con la scrittura. Iniziai a tenere un Diario, che pigramente esiste ancora, nel 1984, l’anno in cui divenni ateo, vegetariano, mi legai a quella che sarebbe divenuta dieci anni dopo mia moglie. Insomma, un anno cruciale. E iniziai a tentare rudimentali esperimenti poetici. Dal 1991 iniziai a scrivere per i giornali locali.
Nel 2008 mi iscrissi a Facebook (nel novembre, credo). Anche in questo caso un decennio, una vita. Sicuramente la dimensione social ha profondamente modificato le mie abitudini di scrittura. Quella che era una pratica solitaria, che al limite poteva immaginare il proprio sbocco in un libro, diventava una pratica “pubblica” e quotidiana, fortemente dialogica.
Malgrado le criticità di cui sono consapevole, ritengo questa esperienza, nel suo insieme, estremamente positiva. Mi ha spinto ad una disciplina quotidiana della scrittura: «Nulla dies sine linea». Un po’ come la scuola, insomma, nella sua fatica, nel suo costringerti al cimento anche quando vorresti tirarti indietro.
Non so cosa accadrà in futuro. Viviamo un tempo di tumultuosi cambiamenti tecnologici. Io cerco di farmi trovare pronto senza arroccarmi nella nostalgia delle penne, dei calamai, dei libri ingialliti e pieni dei nostri segni. Cose che adoro, che mi commuovono, ben sapendo però che ciò che conta sono le idee, i pensieri, le parole, non i mezzi attraverso cui li leggiamo o li scriviamo.

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