Costanzo torna, dopo il trionfo politico del 4 marzo, che ha
dato avvio ad una fase radicalmente nuova della politica italiana, sui medesimi
temi, dimostrando la consueta finezza (assente nei più, a dire il vero
soprattutto nei rancorosi esponenti di una sinistra esangue in tutte le sue
declinazioni).
Giusto considerare il voto al Movimento né un fuoco di
paglia né un voto esclusivamente “contro”. Sbaglia, invece, a mio avviso nel
considerare arrogante la scelta di uno sguardo “lungo”, che cerca di immaginare
gli scenari del lavoro (e della sua mancanza!) nei prossimi lustri. Al contrario,
credo che ci si trovi di fronte all’unico soggetto politico che si sia dotato
di strumenti di indagine del presente. Penso a “Lavoro 2025”, coordinato da
Domenico De Masi, ma anche al nuovo blog di Grillo, attentissimo a tematiche
eco e tecnologiche.
Dispiace la semplificazione sulla “democrazia diretta”. Il
M5S è un esperimento unico al mondo, e “in fieri”. Perfettibile sicuramente.
Andrebbe apprezzato lo sforzo di innestare nella democrazia rappresentativa,
sempre più permeabile alle pressioni di lobby e minacciata da poteri opachi non
soggetti a controllo, elementi di democrazia diretta. Il passo indietro di
Grillo ha portato ad un ulteriore evoluzione del Movimento, che appare una
“poliarchia” con una forte controllo da parte della base (e sarebbe
interessante, ad esempio, analizzare la reazione degli attivisti e dei
simpatizzanti all’annunzio dei “ministri-ombra”, e a quali azioni correttive
tale mobilitazione ha portato).
Sicuramente è vero che con il M5S saltano i soggetti
intermedi. E questa è sicuramente la differenza macroscopica con la DC. Unico
elemento di raffronto l’interclassismo (ma in un paese profondamente mutato). «Il
movimento grillino è e vuole essere altro». Giustissimo!
Costanzo chiude descrivendo l'elettorato grillino
meridionale. È vero: esso ha espresso rigetto per una classe politica
rivelatasi incapace di sanare, anche solo parzialmente, la secolare “questione
meridionale”. Lo dimostrano il tasso di disoccupazione giovanile e la nuova
emigrazione. Nello stesso tempo però è stato un voto di apprezzamento per un
modo nuovo di intendere la politica, tornata ad essere “servizio civile”. In
tutto il meridione i portavoce e gli attivisti del M5S (a partire dalla
Regione) stanno svolgendo un lavoro capillare di controllo, denunzia e proposta,
fedeli al principio che la politica non può e non deve essere una “professione”
ma un servigio reso alla propria comunità per un tempo limitato della propria
vita. Per questo ritengo che la “rivoluzione”, che amo definire “gentile”
(anche nell’accezione medievale del termine) sia solo all’inizio, e presto
coinvolgerà massicciamente anche le Amministrazioni locali, a partire dalla
nostra, dove il mastellismo ha mostrato il fiato corto, riproponendo il vecchio
armamentario di una politica senza visione, tutta tesa al controllo dei centri
di potere e alla distribuzione degli incarichi a prescindere da meriti e
competenze.
(Articolo apparso su «Gazzetta di Benevento»)
Post scriptum
Poco dopo il mio intervento è uscito un pezzo di PieroMancini, che critica alcune affermazione fatte da me. In particolare ritiene
sbagliato considerare frutto del “rancore” riflessioni fatte da amici “di
sinistra”. Ribadisco quanto scritto, per quanto marginale nella mia
riflessione. Mi ha stupito che tali amici (con l’eccezione di Amerigo Ciervo)
anziché dedicarsi ad una seria autocritica su quanto fatto o non fatto (che
spiega il rovinoso tonfo elettorale) si siano esercitato a sparare sul M5S
(neanche, come apparirebbe più naturale in un paese “normale”) sulla destra
nelle sue varie declinazioni. Lo sterile esercizio della maggior parte di
costoro (l’ho definita “sinistra gne-gne”) è stato ripetere a mo’ di mantra:
«Avete vinto e ora governate (sottotesto: così tutti vedranno che siete
incapaci)». A loro dico: quand’anche (ed è possibile) il M5S fallisse questo
non vi assolverebbe dalle vostre responsabilità. Alcuni di voi hanno avallato
la morte di un riformismo serio, affidandosi mani e piedi ad un imbonitore,
prosecutore del berlusconismo con altri mezzi; altri hanno rinviato fino alla
scadenza elettorale la costruzione di una sinistra “popolare”, reiterando gli
errori fatti nel 2008 (con la Sinistra Arcobaleno) e nel 2013 (con Rivoluzione
civile). In ogni caso, ci troviamo di fronte ad uno scenario nuovo. Buona parte
delle battaglie che avrebbero dovuto essere di una sinistra seria sono di fatto
divenute cavalli di battaglia del Movimento. Aver demonizzato il “populismo”,
senza neanche cercare di capirlo, ha portato una Sinistra esangue a divenire “senza
popolo”, espressione per lo più di ceti “privilegiati” (o comunque meno esposti
ai rischi delle crisi sistemiche che caratterizzano il nuovo millennio),
attenti quasi esclusivamente al tema dei diritti individuali.
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