giovedì 15 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 23 (Lavoro, economia, sicurezza sociale nel prossimo futuro 1)

Il lavoro è l’emergenza del nostro tempo ma anche, paradossalmente, la sua mancanza. Per questo il M5S ha affidato un rigoroso lavoro di indagine ad un noto sociologo (Domenico De Masi) sull’argomento.
Per questo nei 20 punti per la qualità della vita degli italiani molti riguardano, direttamente o indirettamente il tema. Emergono due cose: 1) le forme del lavoro cambiano (causa del combinato disposto di innovazione tecnologica e globalizzazione) molto velocemente, distruggendo più posti di lavoro di quanti ne creino; 2) è necessario che gli Stati implementino gli strumenti per consentire ai cittadini di vivere serenamente, affinché questa non sia «la società del rischio» (Beck). 
La seconda voce del “Programma” (Smart nation) mostra prima di tutto uno sguardo lungo, che nasce dallo studio delle dinamiche in atto, dall’altro la volontà tenace di tenere insieme economia ed ecologia, senza guardare al passato con scelte regressivo. Pensiamo all’auto elettrica come simbolo di questa interconnessione: un nuovo mercato ma anche aria pulita nelle città. Insomma, scelte radicali!
Al terzo punto uno dei cavalli di battaglia del Movimento: il reddito di cittadinanza (cui abbiamo dedicato in questo blog diversi interventi). In particolare spicca la parola flexicurity. È bene ricordare che dal pacchetto Treu che «ha contribuito a creare il fenomeno del precariato in Italia») e dalla Legge Biagi («Alla flessibilità del lavoro, pur prevista nella normativa, di fatto non ha fatto seguito una riforma perpendicolare degli ammortizzatori sociali: sicché una situazione di lavoro flessibile è divenuta sotto alcuni profili una situazione effettiva di precariato») l’Italia (di centrosinistra e centrodestra) ha perseguito solo la strada della flessibilità, senza mai pensare alla sicurezza sociale, con i disastri che abbiamo sotto gli occhi. 
«Il modello consiste di una combinazione di estrema facilità di assunzione e licenziamento per il datore di lavoro e consistenti ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti. Il sistema venne implementato per la prima volta in Danimarca dal Primo Ministro socialdemocratico Poul Nyrup Rasmussen negli anni ’90». Insomma, cambiamo totalmente registro, guardando a modelli virtuosi di tenuta economica e sociale.
La pensione di cittadinanza è il completamento ideale del reddito di cittadinanza in un paese “vecchio” con la vergogna di pensioni che non consentono una vita decorosa. Il rischio da evitare è lo scontro generazionale. 
È bene ricordare che il Consiglio d'Europa, organizzazione internazionale indipendente dall'UE che ha lo scopo di promuovere la democrazia e i diritti umani, ha scritto: «L'ammontare minimo delle pensioni versate alle persone anziane è manifestamente insufficiente per una gran parte di loro perché si situa al di sotto della soglia di povertà». 

(1. Continua)

* * *
Il 23 febbraio il M5S BN dedicherà un focus al tema del lavoro e dell'economia. 

Nessun commento: