giovedì 8 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 19 (Dove il sentiero non c'è ancora...)

Le elezioni del 4 marzo segneranno un’altra tappa della “rivoluzione gentile” che il Movimento 5 Stelle hai iniziato cinque anni fa nel Parlamento,diversi anni prima nel paese e nella cultura politica. Smentendo i politologi della domenica, che – paragonandolo all’Uomo Qualunque di Giannini – pronosticavano un suo rapido declino, non solo questo anomalo soggetto politico continua ad esistere in ottima salute ma addirittura diventa il primo “partito” italiano. 
Questi mesi hanno visto una trasformazione evidente del M5S. Come tutti i processi di crescita non è stato indolore. Molti attivisti percepiscono una sorta di “tradimento” della purezza delle origini. Il “padre” ha fatto quel passo indietro che già poco prima della morte di Casaleggio aveva provato a fare. Insomma, il M5S è diventato adulto, ha iniziato a “sporcarsi le mani” con l’amministrazione delle città, ha dismesso l’abito (comodo) della protesta per indossare quello pesante del governo e della proposta.
Io continuo a seguire con uno sguardo doppio tale evoluzione nella continuità: dall’interno, come portavoce nel Comune di Benevento, impegnato sulle questioni amministrative, dall’esterno, come appassionato di politica, curioso di un unicum nel panorama europeo e mondiale. Scriveva Emerson: «Non andare dove il sentiero ti può portare;
vai invece dove il sentiero non c'è ancora e lascia dietro di te una traccia». Ecco, mi pare che il M5S stia andando dove non c’è sentiero e che, in ogni caso, lascerà una traccia indelebile nella storia politica italiana. Un grande rischio, una grande opportunità...
In questo processo è stata fatta una scelta ardita: aprirsi alla cosiddetta “società civile”, candidando nei collegi uninominali personalità di valore e riconosciute sui territori. Anche questa non è stata una scelta indolore. Molti “operai” del Movimento (di cui mi sento orgogliosamente parte) si sono sentiti quasi messi da parte, come se il tempo gratuito dedicato a testimoniare i principi e le idee o ad agire fossero stati dimenticati. Io non so come andrà a finire, ma ritengo questa scelta lungimirante. 
Intorno a noi c’è una politica “corrotta”, non tanto e non solo nel senso ordinario del termine, quanto in quello fisiologico: linguaggi morti, parole senza vita che corrispondono alla politica come professione.  Se si scorrono le liste e i nomi nei collegi delle due coalizioni sembra che il tempo si sia fermato. Ero giovane quando Mastella e Del Basso De Caro si contendevano l’egemonia sul Sannio. 
Il M5S sannita mette in campo, invece, attivismo, competenza e passione. Pasquale Maglione, Sabrina Ricciardi, Angela Ianaro e Danila De Lucia sono speranza di riscatto per questa terra che non si è mai liberata da una visione feudale della politica. 
Per loro, per noi, mi batterò in questo mese con i miei umili strumenti da operaio della politica.



1 commento:

Angela Ianaro ha detto...

Caro Nicola come ben sai per me è la prima volta in Politica e, soprattutto, la prima volta che affronto una campagna elettorale. Fin dai primi giorni in cui ho cominciato a girare in lungo e in largo angoli remoti e dimenticati del mio territorio, con i miei meravigliosi compagni di avventura Danila De Lucia Pasquale Maglione e Sabrina Ricciardi, ho capito che che questa esperienza mi avrebbe cambiato per sempre la vita. Non solo per la potente umanità che da quei luoghi trasuda e per il sostegno che spesso ci viene manifestato dalla gente, ma soprattutto perché ho incontrato tanta diffidenza, scoramento, delusione, disagio, povertà. Ci sono persone che oggi, nel 2018, hanno ancora problemi con l’acqua potabile, con l’illuminazione pubblica, con lo smaltimento dei rifiuti ed io stento a credere che nella mia Italia del G8, questo sia ancora possibile. Ma ciò che mi ha colpito di più è il grido accorato ed unanime che si leva da questa terra ... Lavoro! Lavoro! Lavoro per i nostri figli. Io non so cosa dire e mi sento profondamente imbarazzata ma soprattutto impreparata di fronte a tanta sofferenza. Spesso per lavoro mi è capitato di viaggiare in paesi lontani e poveri e non pensavo che alcuni angoli della mia terra, del mio Sannio, avessero ancora quegli stessi problemi di povertà, di disagio e di emarginazione. Quello che più mi ferisce, però, è il dover constatare che per molti quel disagio e quella povertà costituiscono il terreno sul quale costruire sudditanza, clientele, vassallaggi, carriere politiche. Si può offendere, fino a questo punto, la dignità di una persona, di un cittadino, di un popolo? Quando vedo lo scempio, lo stato di totale abbandono in cui versa il mio Sannio e penso alle responsabilità di coloro che lo hanno consentito mi viene in mente il principe Fabrizio Salina del Gattopardo e la sua “rigidità morale”, l’incapacità di assumersi la responsabilità politica di un cambiamento della sua terra. E allora penso che, almeno per un po’, dovrò mettere da parte i miei figli, che sono la mia ragione di vita, il lavoro che amo, per produrre una trasformazione, un cambiamento, una rinascita della mia terra e liberarla così da chi ne ha decretato la fine.... anche perché questo è l’ultimo treno e non fa più fermate.