domenica 20 novembre 2016

Verso il referendum costituzionale VI [A un giovane amico]


Mi scrive un giovane amico (che preferisce rimanere anonimo)

Caro prof, spero lei abbia il tempo di leggere e rispondere ad alcune delle tantissime domande che negli ultimi giorni mi sorgono, a seguito delle informazioni che sto raccogliendo per il referendum e degli eventi odierni [19 novembre 2016: scontri a Benevento per la venuta di Renzi in città].
[...] Voglio solo chiarire le mie idee sulle prese di posizione assunte dal partito di cui lei resta (per me) l'unico esponente credibile, forse anche a livello nazionale, data la stima che nutro nella sua figura.
1. Innanzitutto, ma tutta questa condanna verso le mini-cariche della polizia, perché? In tutte le occasioni, si trattava di un cordone di sicurezza che fronteggiava un corteo NON autorizzato, che quindi non avrebbe mai dovuto avere luogo, che per legge DEVE essere sciolto, e che perseguendo i propri intenti nonostante le intimidazioni può e deve essere sciolto dalle autorità. In entrambi i casi tra l'altro, soprattutto a Santa Sofia, è stato abbastanza palese il lancio di fumogeni sulla polizia e l'avvicinarsi progressivo dei manifestanti. 
2. Perché la linea politica del movimento si è così tanto concentrata nello spostare l'attenzione da ciò che è il referendum, ossia una discussione referendaria sulla costituzione, a ciò che è ormai stato fatto diventare, ossia una sorta di guerra civile che spacca il paese il cui slogan è diventato «vota no se non vuoi Renzi al potere»?
3. Ma perché ogni volta (anzi in 2 casi su 3), che un manifestante/sostenitore/politico del movimento inizia a discutere dei motivi del NO, non riesce ad argomentare la sua posizione senza pronunciare i cinque concetti che le riporto molto brevemente ed assai parafrasati, e che più odio ormai:
- abbiamo la costituzione più bella del mondo;
- perché Renzi fa schifo;
- perché la Boschi fa schifo
- perché questo governo deve andare a casa 
- perché siamo meglio noi;
Ed infine, per chiudere il mio lunghissimo messaggio, le scrivo anche una mia personale considerazione ed una mia richiesta che viene dal cuore.
Prima la considerazione, ma se lei fosse il Presidente del consiglio al momento, andrebbe in giro per il paese senza scorta e senza blindare le città, sapendo che, oltre a tutti gli oppositori, attentatori o semplici teppisti già presenti sempre e da sempre nel mondo, la seconda forza politica del paese aizza le folle e le incita alla protesta (ormai per niente gentile)? Cioè bisogna rendersi conto che oggi se non ci fosse stata la "zona rossa" ci sarebbero stati uno o più cortei che avrebbero interrotto e disturbato ciò che magari possiamo definire un comizio volto a professare una determinata idea politica, tutto in nome della libertà di parola, di protesta, di espressione e di "dire no"! Praticamente il famoso «la mia libertà finisce dove inizia la tua» verrebbe buttato via. Ma poi che senso ha fare dei cortei di protesta per la libertà di dire no, quando nessuno impedisce di votare no il 4? 
Siamo giunti alla mia richiesta, che è il motivo fondamentale per cui le ho scritto questo messaggio. Me lo sa spiegare il motivo per cui io dovrei votare no, mentre votare sì sarebbe dannoso? Senza però cadere, la prego, in uno di quei cinque terribili concetti [...]. 

P.S. Piccolo siparietto comico/complottista: oggi ero davanti al Massimo sperando di poter ascoltare Renzi, e, parlando con un sostenitore del movimento e del No, mi dice: «ma poi lo sai un altro motivo? Tu sai cos'è il CNEL? Io no, ma secondo me c'è qualcosa, e quindi voto no».

Mio giovane amico, grazie prima di tutto per la stima e per le questioni che poni.
Cerco di seguire il tuo schema.
1. L’uso della forza è stato assolutamente sproporzionato. Ero presente, purtroppo, ad una delle cariche (e poi sono stato dieci minuti a riprendermi dall’effetto dei lacrimogeni). Ti assicuro che, al di là della composizione del corteo, dove predominavano giovanissimi, la “provocazione” è consistita in un fumogeno rosso e in rumoroso petardo (non una bomba carta) e che non c’è stato alcun tentativo di “sfondare” la zona rossa. Aggiungo che la città è stata, dalle 11 del mattino militarizzata con disagi per tutti i cittadini, neanche allertati con anticipo della cosa (sotto il “Giannone” hanno portato via almeno tre macchine con il carro attrezzi). Insomma una gestione pessima dell’evento, che però dovrebbe far interrogare il protagonista, l’uomo solo al comando che sta girando l’Italia intera per vincere la sua battaglia che sa “ultimativa” in un senso o nell’altro. Stiamo sollecitando i nostri parlamentari per un’interrogazione in tal senso. Vorrei farti ragionare, per altro, sull’assurdo di un Presidente del Consiglio che fa una spietata campagna su una riforma costituzionale... Ricorderai che Piero Calamandrei scrisse: «Nella preparazione della Costituzione, il governo non deve avere alcuna ingerenza…». Ho già così iniziato a rispondere alla domanda “vera”. Il metodo di questa “riforma” è irricevibile. Viola lo spirito della Costituzione, il suo cuore, la sua essenza, che fa del Parlamento il motore della democrazia. Neanche nel 2006 Berlusconi si spese così tanto per la sua riforma poi bocciata dal referendum.

2. Personalmente ho scritto moltissimo sulla Costituzione, pochissimo su Renzi. Purtroppo è stato l’ex Sindaco di Firenze a personalizzare lo scontro, riconoscendo (pungolato da Napolitano) tardivamente questa scelta, fatta quando aveva il vento in poppa. I governi passano, le Costituzioni restano. Ho atteso vent’anni per sbarazzarmi di Berlusconi, posso attendere ancora qualche anno perché un leader mediocre vada a casa. Non mi interessa. La mia non è una battaglia politica. Quello che contestavo ieri era un Premier che promuove una riforma costituzionale aberrante (che però si lega, in una tessitura visibile ad occhio attento al fiscal compact, al jobs act, alla buona scuola, alle leggi elettorali ultramaggioritarie). 

3. Credo di aver argomentato in altri post le ragioni del mio no. Le sintetizzo. Il metodo: la Costituzione va modificata con maggioranza molto ampie perché sono il quadro entro cui si svolge la dialettica politica. Il merito: la riforma Boschi-Renzi produrrebbe una “democrazia decisionista” (non decidente, la definizione è del prof. Baldini), funzionale a fare del governo e del parlamento italiano cinghia di trasmissione di decisioni prese altrove, in opache strutture post-democratiche che costituiscono la governance europea e globalizzata; la riforma Boschi-Renzi, con la modifica del Titolo V e la “clausola di supremazia”, andando contro lo spirito dell’art. 5 della Costituzione, apre la strada ad un neo-centralismo che coarta le autonomie locali e toglie potere decisionale ai territori su questioni nevralgiche. Basterebbero questo due argomenti: ce ne sono tanti altri (la sottrazione di sovranità al popolo con un Senato “scelto” dal ceto politico stesso, ad esempio, le incongruenze nella relazione fra le due Camere, l’irrazionalità di 5 senatori scelti dal Presidente che non si sa quali territori dovrebbero rappresentare, il paradosso di non sapere se dovesse esserci legge di pertinenza di entrambe le Camere e venisse chiesta fiducia cosa dovrebbe fare il Senato, che non ha più tale prerogativa). I due che ho rimarcato sono i motivi più importanti.
Spero di essere stato non dico convincente ma chiaro. Mi auguro che, leggendo gli scritti di grandi studiosi, possa renderti conto che questa è una riforma pensata male e portata avanti peggio.

Un caro saluto.

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