sabato 26 novembre 2016

Verso il referendum costituzionale VII [Risposta a Teresa Ferragamo]


«[...] Mi sento di scriverle in seguito all'"articolo", se così si può definire, che ho letto sul suo conto. Non ho commentato in pubblico, ma due parole mi sento di spenderle in privato con lei. 
So che non ha bisogno di difese, tutti la conoscono molto bene.
Sono io che mi innervosisco facilmente quando viene messo in discussione, parallelamente al suo ruolo politico, il suo ruolo di insegnante. 
Questo non lo permetto, tanto meno ad una "giornalaia" (come l'avrebbe definita la nostra cara prof.) con cui già ebbi una discussione ai tempi dell'alluvione. 
Volevo solo dirle grazie. Grazie perché mi ha insegnato il confronto pacifico, mi ha insegnato l'arte dell'informazione, mi ha insegnato l'arte del dialogo, mi ha insegnato che la cultura rende forti, mi ha insegnato che il passato va studiato per poter davvero apportare un cambiamento nel futuro. 
Da alunna ricordo come non sia mai stato un professore che ci abbia istigato ad un qualsiasi tipo di manifestazione. 
Sicuramente ci ha insegnato a difendere i nostri ideali, ma questo è un altro e ben più lungo discorso. 
Mi sentivo di scriverle anche perché, e di certo non è un mistero per nessuno, io e lei non abbiamo mai avuto grandi convergenze di idee, in fatto di politica. 
Ricordo comunque con un sorriso ogni piccola discussione avuta in classe, come tornavo a casa a vedere telegiornali e a leggere articoli per poter difendere in modo migliore le mie idee, proprio perché diverse dalle sue. 
Mi ha insegnato che la mia testa e la mia formazione sarebbero sempre state le mie uniche armi. 
Quindi la ringrazio, perché se oggi sono una cittadina consapevole, se ho letto tutta la riforma prima di potermi schierare (inutile dire se per il Sì o per il No), è anche merito suo. 
Un abbraccio affettuoso da un'alunna che la porta sempre nel cuore».

Mi permetto di pubblicare queste parole, con l’autorizzazione dell’autrice, in risposta al pesante articolo di Teresa Ferragamo perché le trovo la confutazione migliore, tra le tante pervenutami, e fededegna di un’accusa molto grave: quella di essere, in sostanza, un “cattivo maestro”. Espressione che riporta ai tempi bui del terrorismo.


Ho aspettato qualche giorno per rispondere anche perché ho sfidato l’autrice a portare prove (anche poche...) delle sue affermazioni: «I post parossistici, le provocazioni di Nicola Sguera non sono casuali,  non sono intemperanze individuali, ma sono parte di un disegno più grande di lui. Servono una causa, quella di Grillo: arare il terreno dell’odio per ribaltare il sistema e andare al potere».
Io, nella ricostruzione ancora da dimostrare, sono un professore (il titolo dell'articolo da questo punto di vista è significativo perché induce volutamente nella mente del lettore una confusione di piani, ribadita nei commenti dell’autrice dopo la pubblicazione sui social) che «ara il terreno dell’odio». 


Ho sempre avuto passione per la politica e idee “forti”. Ho sempre preferito essere trasparente con i miei alunni, e non fare, come certi personaggi (anche nostrani) che fingono terzietà e poi sono schierati da sempre. Non ho mai confuso, però, i piani della mia vita: l’aula è il luogo dell’esercizio del dialogo e del dubbio, come la mia carissima ex alunna ha scritto. Confondere i piani, come fa Teresa, rientra in quell’esercizio del discredito che, nei miei confronti hanno avviato improbabili figuri locali ancora in cerca d’autore e scodinzolanti ai piedi dei potenti di turno, e che hanno dovuto, con la coda fra le gambe, battere in ritirata. 
Teresa, che oltre a lasciare indimostrata ad ora la sua tesi, mostra di conoscermi poco o pochissimo, scrive che sono un «odiatore compulsivo» ed ha la pretesa di riportarmi nei giusti binari come insegnante e come politico... 
Non ho l’onere di dover rispondere: quanto hanno scritto amici e addirittura avversari politici confuta queste parole esse sì intrise di odio e risentimento. Scelgo due interventi di amici e amiche spesso lontani dal mio sentire in campo politico e per questo particolarmente emblematici.


P.S.
L’unica cosa che non condivido dello scritto della mia ex alunna è che Teresa Ferragamo sia una «giornalaia». È una giornalista da sempre schierata, che ha il coraggio delle sue idee (molto spesso sbagliate o indimostrate), che sta cercando di elaborare il “lutto” per la inattesa sconfitta politica alle recenti elezioni comunali, di cui continua, come altri (sbagliando) a ritenere responsabile il M5S. 

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