mercoledì 1 giugno 2016

Diario politico 26 (Benevento, la Costituzione, i padri nobili)


È difficile emozionarsi in una campagna elettorale. Ieri mi è accaduto in maniera inattesa. Quello che doveva essere uno dei tanti appuntamenti che oramai il M5S di Benevento porta avanti da mesi è diventato sintesi alta di un intero percorso avviatosi a settembre.
Quando Ferdinando Imposimato è entrato nella Sala Vergineo, che lo ha atteso per circa due ore, c’è stato un applauso lungo e spontaneo di persone di ogni età – diciottenni e settantenni mescolati insieme – che il giudice ha dovuto dopo un po’ placare per poter parlare. Lo avrà fatto sì e no per venti minuti interrotti continuamente da applausi convinti di una comunità che trovava in quelle parole semplici e dirette il senso del proprio agire civile e politico.
Che cosa ha detto?
Prima di tutto che il MoVimento 5 Stelle in questa fase storica è una scelta obbligata. Rivendicando l’amicizia con Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, e con Fabio Fucci, sindaco di Pomezia, Imposimato ha ripetutamente affermato che ci troviamo di fronte ad amministratori capaci, oltre che onesti. L’esatto opposto della vulgata renziana. A tal proposito, con veemenza, l’ottantenne presidente onorario della Corte di Cassazione ha sottolineato come il sistema informativo italiano sia in mano, di fatto, ad un’unica potentissima lobby, che fa capo al gruppo «Repubblica» e a Debenedetti.

La seconda cosa che ha colpito i presenti è stata la nobile genealogia cui ispirarsi. Al nome di Aldo Moro, ispiratore degli articoli “lavoristi” della Costituzione (il 3 è stato citato per intero), e ucciso da un complotto che ha visto coinvolti pezzi del suo partito, e al nome di Enrico Berlinguer c’è stata un’ovazione. Potrebbe sembrare una visione idillica e pacificata della politica. 

Non lo è in un tempo in cui partiti post-ideologici e “liquidi” come il PD renziano sono totalmente privi di riferimenti ideali. Certo, Moro e Berlinguer sono “icone” (come icona è lo stesso Imposimato). Nominarli significa dire tre cose: Costituzione, lavoro e questione morale.
Infatti, la terza cosa su cui il giudice ha battuto moltissimo è la necessità di inverare la Costituzione repubblicana, ad esempio quando evoca la rimozione degli ostacoli che impediscano l’espletamento di una piena cittadinanza dai parte dei cittadini/lavoratori. Di qui il fondamentale appuntamento di ottobre. Dire no ad una riforma che conferisce enorme potere ad una Camera iper-maggioritaria (grazie all’Italicum) significa avviare una deriva “decisionista” che ci deve spaventare.
La piena cittadinanza oggi, ha detto Imposimato, in tempo di crisi, può essere possibile solo se si varano misure “costituzionali” come il reddito di cittadinanza (ancora una volta Nogarin, che ha dimostrato di poterlo fare anche su scala comunale, sperimentalmente).
L’altro ieri Clemente Mastella ha chiuso con Carlo Rossella e Diego Della Valle, dando un segnale forte su quale sia il suo orizzonte ideale di riferimento. Raffaele Del Vecchio ha invitato il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per rivendicare per l’ennesima volta la “filiera istituzionale”. 
Sono orgoglioso di esserci stato. La foto che abbiamo fatto alla fine, in un luogo simbolico della città, resterà il momento più significativo di questa stagione.

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