giovedì 2 gennaio 2014

Lee Masters - Il violinista Jones



Il violinista Jones 
La terra ti fa vibrare il cuore 
e quello sei tu. 
E se la gente è convinta che sai suonare 
allora devi suonare sempre in vita tua. 
Che cosa vedi, un raccolto di trifoglio? 
O un  prato da attraversare fino al fiume? 
Il vento è nel granturco; tu ti freghi le mani 
perché i buoi adesso son pronti per il mercato: 
oppure senti il fruscio delle gonne 
come quando le ragazze ballano al Boschetto. 
Per Cooney Potter una colonna di polvere 
o un  mulinello di  foglie significavano rovinosa siccità. 
Per me invece somigliavano a Sammy Testarossa 
quando balla al ritmo di Toor-a-Loor. 
E poi come potevo coltivare i miei quaranta acri 
-  e non parliamo di acquistarne altri -
con una confusione di corni,  fagotti e ottavini 
rimescolati dentro il mio cervello da corvi e pettirossi 
e il cigolare di un mulino a vento - solo questo? 
E ogni volta che cominciavo ad arare 
puntualmente qualcuno si  fermava per la strada 
e mi portava via a un ballo o a un pic-nic. 
Finii con  quaranta acri. 
Finii con  un violino distrutto. 
e una risata interrotta, e mille ricordi. 
e non un solo rimpianto,  neanche uno. 

(trad. di A. Quattrone)

Dal testo di Lee Masters, come noto, De Andrè ha tratto Il suonatore Jones.

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