sabato 27 dicembre 2014

Sexton [Notte stellata]




      That does not keep me from having a terrible need
      of — shall I say the word — religion. Then I go
      out at night to paint the stars.

VINCENT VAN GOGH in a letter to his brother


The town does not exist
except where one black-haired tree slips
up like a drowned woman into the hot sky.
The town is silent. The night boils with eleven stars.
Oh starry starry night! This is how
I want to die.
It moves. They are all alive.
Even the moon bulges in its orange irons
to push children, like a god, from its eye.
The old unseen serpent swallows up the stars.
Oh starry starry night! This is how
I want to die:
into that rushing beast of the night,
sucked up by that great dragon, to split
from my life with no flag,
no belly,
no cry.

ANNE SEXTON

Notte stellata

        Ciò non m’impedisce di avere un bisogno terribile
        di – devo dirlo? – religione. Allora esco
        di notte per dipingere le stelle.

        Vincent Van Gogh  in una lettera a suo fratello

La città non esiste
se non dove un albero scivola con la sua nera chioma
come donna annegata nel cielo infuocato.
La città è silenziosa. La notte ribolle con undici stelle.
Oh, notte, notte stellata! Così               
io voglio morire.    
Si muove. Sono tutte vive.                                    
Perfino la luna si incurva  tra i suoi ceppi arancioni   
per allontanare, come una divinità, i fanciulli dal suo occhio.
Il vecchio serpente nascosto inghiotte le stelle.               
Oh, notte, notte stellata! Così
io voglio morire:     
verso la bestia della notte che s’avventa,
risucchiata dal grande drago, per ritrarmi
dalla vita senza bandiera,                                                 
senza pancia,
senza un grido. 

(traduzione di Anna Rita Margio e Nicola Sguera)  

lunedì 17 novembre 2014

Frost [Una domanda]




A Question

A voice said. Look me in the stars
And tell me truly, men of earth,
If all the soul-and-body scars
Were not too much to pay for birth.

Robert Frost

Una domanda

Disse una voce: guardate me tra le stelle
e ditemi di cuore, uomini della terra,
se le cicatrici tutte di anima e corpo
non siano state troppo da pagare per essere nati.

(Traduzione di Anna Rita Margio e Nicola Sguera)

giovedì 13 novembre 2014

Borges - Il complice



El cómplice

Me crucifican y yo debo ser la cruz y los clavos.
Me tienden la copa y yo debo ser la cicuta.
Me engañan y yo debo ser la mentira.
Me incendian y yo debo ser el infierno.
Debo alabar y agradecer cada instante del tiempo.
Mi alimento es todas las cosas.
El peso preciso del universo, la humillación, el júbilo.
Debo justificar lo que me hiere.
No importa mi ventura o mi desventura.
Soy el poeta.

Il complice

Mi crocifiggono e io devo essere la croce e i chiodi.
Mi porgono il calice e devo essere la cicuta.
Mi mentono e io devo essere la menzogna.
Mi bruciano e io devo essere l’inferno.
Devo offrire lodi e ringraziamenti a ogni istante del tempo.
Tutte le cose sono il mio nutrimento.
Il peso preciso dell’universo, l’umiliazione, il giubilo.
Devo giustificare ciò che mi ferisce.
Non ha importanza la mia buona o cattiva sorte.
Sono il poeta.

(Traduzione di Anna Rita Margio)

domenica 2 novembre 2014

Thomas [Pagliaccio sulla luna]



Clown in the Moon

My tears are like the quiet drift
Of petals from some magic rose;
And all my grief flows from the rift
Of unremembered skies and snows.

I think, that if I touched the earth,
It would crumble;
It is so sad and beautiful,
So tremulously like a dream.

Pagliaccio sulla luna

Le mie lacrime sono come il quieto cadere      
di petali da una magica rosa;
e tutto il mio dolore sgorga dallo squarcio
di cieli e nevi irrimembrati.

Penso che, se toccassi la terra,
andrebbe in mille pezzi;
è così triste e bella,

come un sogno tremula.

(Traduzione di Anna Rita Margio e Nicola Sguera)

martedì 14 ottobre 2014

Per aspera a Ponte




Francesca Moccia, poetessa vera, mi ha invitato a presentare Per aspera a Ponte, nella bella Abbazia di S. Anastasia, dove già, insieme, ospitammo Marco Guzzi e Maurizio Cucchi

Leggerò anche le poesie che sono nate dopo il ventennio racchiuso nel libriccino, che mi stanno portando probabilmente altrove.

domenica 12 ottobre 2014

Collins [Talvolta]



Some Days

Some days I put the people in their places at the table,
bend their legs at the knees,
if they come with that feature,
and fix them into the tiny wooden chairs.
All afternoon they face one another,
the man in the brown suit,
the woman in the blue dress,
perfectly motionless, perfectly behaved.
But other days, I am the one
who is lifted up by the ribs, 
then lowered into the dining room of a dollhouse
to sit with the others at the long table.
Very funny,
but how would you like it
if you never knew from one day to the next 
if you were going to spend it
striding around like a vivid god,
your shoulders in the clouds, 
or sitting down there amidst the wallpaper,
staring straight ahead with your little plastic face?
                    

Billy Collins

Talvolta                      

Talvolta metto le persone 
al loro posto a tavola, 
piego loro le gambe alle ginocchia,
se presentano quella caratteristica,
e le fisso su minuscole sedie di legno.

Per tutto il pomeriggio sono 
una di fronte all’altra,    
l’uomo col completo marrone,
la donna col vestito blu,
perfettamente immobili, 
perfettamente educate. 

Altre volte, invece, sono io 
che vengo sollevato per le costole,
poi calato nella sala da pranzo 
di una casa delle bambole
per sedere insieme agli altri 
alla tavola lunga.

Molto buffo!
Ma a voi piacerebbe
non sapere mai - giorno per giorno -              
se lo passerete incedendo 
come fulgenti esseri divini,                 
le spalle  tra le nuvole,
o seduti lì tra carta da parati,
fissando il vuoto col vostro piccolo volto di plastica?

(trad. di Anna Rita Margio e Nicola Sguera)

Coglimi. Accoglimi


martedì 7 ottobre 2014

Jiménez - Tu luce





Luz tú

Luz vertical,
luz tú;
alta luz tú,
luz oro;
luz vibrante,
luz tú.
Y yo la negra, ciega, sorda, muda sombra horizontal.

Juan Ramón Jiménez

Tu luce

Luce verticale,
tu luce;
tu luce alta,
luce d’oro;
luce vibrante,
tu luce.
E io la nera, cieca, sorda, muta ombra orizzontale.

(trad. di Anna Rita Margio)

domenica 5 ottobre 2014

Neruda - Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura...



da Cento sonetti d’amore

XCIV

Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura
da svegliare la furia del pallido e del freddo,
da sud a sud solleva i tuoi occhi indelebili,
da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.

Non voglio che vacillino il tuo riso o i tuoi passi,
non voglio che muoia la mia eredità di gioia,
non chiamare il mio petto, sono assente.
Vivi nella mia assenza come in una casa.

È una casa tanto grande l’assenza
che c’entrerai attraverso le pareti
e appenderai i quadri là nell’aria.

È una casa tanto trasparente l’assenza
che senza vita io ti vedrò vivere

e se tu soffri, amore, morirò anch’io.

giovedì 25 settembre 2014

Sanz - È duro sentirsi sempre umana



Duro es sentirse humana a cada instante...

Duro es sentirse humana a cada instante,
cuando se cruzan límites amargos
y hay que volver al punto de partida,
verso tras verso, con las alas rotas.
Y al ir hacia un paréntesis, te acuerdas
de que tienes un cáliz esperándote,
porque vivir es cosa de unos pocos
y tú sólo conoces lo imposible.

È duro sentirsi sempre umana

È duro sentirsi sempre umana,
quando si incontrano i limiti amari
e si deve cominciare daccapo,
con ali spezzate, verso dopo verso.

E, nella pausa, ricordi
che un calice aspetta,
perché vivere è cosa per pochi
e tu solo conosci l’impossibile.

(Traduzione di Anna Rita Margio e Nicola Sguera)

venerdì 18 aprile 2014

Borges - Arte poetica



ARTE POÉTICA

Mirar el río hecho de tiempo y agua                      
Y recordar que el tiempo es otro río,
Saber que nos perdemos como el río
Y que los rostros pasan comoel agua.

Sentir que la vigilia es otro sueño
Que sueña no soñar y que la muerte
Que teme nuestra carne es esa muerte
De cada noche, que se llama sueño.
Ver en el día o en el año un símbolo
De los días del hombre y de sus años,
Convertir el ultraje de los años
En una música, un rumor y un símbolo,
Ver en la muerte el sueño, en el ocaso
Un triste oro, tal es la poesía
Que es inmortal y pobre. La poesía
Vuelve como la aurora y el ocaso.
A veces en las tardes una cara
Nos mira desde el fondo de un espejo;
El arte debe ser como ese espejo
Que nos revela nuestra propia cara.
Cuentan que Ulises, harto de prodigios,
Lloró de amor al divisar su Itaca
Verde y humilde. El arte es esa Itaca
De verde eternidad, no de prodigios.
También es como el río interminable
Que pasa y queda y es cristal de un mismo
Heráclito inconstante, que es el mismo
Y es otro, como el río interminable.

Jorge Luis Borges (1960)

 * * *

ARTE POETICA

Guardare il fiume fatto di tempo e acqua
e ricordare che il tempo è un altro fiume,
sapere che ci perdiamo come il fiume
e che i visi passano come l’acqua.

Sentire che la veglia è un altro sogno
che sogna di non sognare e che la morte
temuta dalla nostra carne è quella morte
di ogni notte, che si chiama sogno.

Vedere nel giorno o nell’anno un simbolo
dei giorni dell’uomo e dei suoi anni,
trasformare l’oltraggio degli anni
in una musica, un rumore ed un simbolo,

Vedere nella morte il sogno, nel tramonto
un oro triste, tale è la poesia
che è immortale e povera. La poesia
torna come l’aurora e il tramonto.

A volte di sera un volto
ci guarda dal fondo di uno specchio;
l’arte deve essere come quello specchio
che ci rivela il nostro stesso volto.

Raccontano che Ulisse, stanco di prodigi,
pianse d’amore nello scorgere la sua Itaca
verde e umile. L’arte è quell’Itaca
di verde eternità, non di prodigi.

È anche come il fiume interminabile
che passa e rimane ed è il riflesso di uno stesso
Eraclito incostante, che è lo stesso

ed è un altro, come il fiume interminabile.  

(Traduzione di Anna Rita Margio)

domenica 23 marzo 2014

Wordsworth - Il cuore mi dà un balzo quando vede...



My heart leaps up when I behold

My heart leaps up when I behold
A rainbow in the sky:
So was it when my life began;
So is it now I am a man;
So be it when I shall grow old,
Or let me die!
The Child is father of the Man;
I could wish my days to be
Bound each to each by natural piety.

William Wordsworth                                  

* * *

Il cuore mi dà un balzo quando vede

Il cuore mi dà un balzo quando vede
un arcobaleno nel cielo:
così era al principio della vita;
così ora per l’uomo che sono;
così sia quando vecchio sarò,
oppure lasciate che io muoia!
Il Bambino è il padre dell’Uomo;
così potrei sperare che tutti i miei giorni
siano legati uno all’altro da pietà naturale.

(traduzione di Anna Rita Margio e Nicola Sguera)

lunedì 3 marzo 2014

(Auto)Intervista politica



Professore, come mai questa adesione al Movimento 5 Stelle, che ha suscitato un vespaio di polemiche, in virtù della sua storia politica, sempre a sinistra?

È stata una scelta, le confesso, difficile, dolorosa per certi versi. Ha significato per me abbandonare le bandiere, i simboli nei quali mi sono riconosciuto per quasi trent’anni e andare verso volti, storie, proposte assolutamente nuove per me... Anche ieri, in una convention (in realtà un  Tavolo tecnico, devo ancora abituarmi ad un linguaggio nuovo per me) molto affollata del Movimento mi rendevo conto che ero, quasi corpo estraneo, in un mondo nuovo.

Quali i motivi che l’hanno spinta alla scelta?

La consapevolezza della definitiva fine di un’intera storia politica, iniziata nel dopoguerra. Probabilmente il momento decisivo è il 2008, quando la cosiddetta sinistra radicale viene espulsa dal Parlamento, per insipienza soggettiva e per le scelte di Veltroni. Fu un vero e proprio lutto per me. Già allora mi interrogavo sul rapporto fra il fenomeno Grillo, guardato con disprezzo da molti, e la sinistra. Oggi si compie quella duplice storia: l’elaborazione di un lutto “politico” e l’auspicio che una parte (si badi: una parte!) delle battaglie che sono state storicamente della sinistra italiana possa trovare nuove forme nel Movimento 5 Stelle.

Quali?

In primis, quella per una maggiore giustizia sociale. Io credo che non sia ulteriormente rinviabile un serio progetto di redistribuzione delle ricchezza (che c’è) attraverso strumenti da vagliare, anche se io sono da sempre favorevole al reddito di cittadinanza.

Quali gli elementi di novità che coglie nel Movimento?

Due in particolare. Prima di tutto il superamento della forma classica, novecentesca di organizzazione, in nome di una valorizzazione dell’attivismo civico (e, dunque, il rifiuto del professionismo politico). Il Movimento non chiede delega ma impegno diretto a partire da istanze territoriali. Poi un ecologismo “radicale” ma capace anche di tradursi in scelte concrete (ieri c’era, all’incontro, una macchina ibrida all’idrogeno... cose di cui Grillo parlava nei suoi spettacoli già dieci anni fa).

Non le sembrano fondate le accuse di chi vede nel Movimento un soggetto politico “carismatico” e “personalistico”?

Siamo di fronte ad un’esperienza politica innovativa. Vorrei non lo si dimenticasse prima di dare giudizi tanto definitivi quanto sommari, in itinere, vorrei dire. Inevitabili, dunque, le contraddizioni. Per quanto mi riguarda, ritengo il ruolo di Grillo, in questa fase (ribadisco: in questa fase “adolescenziale” del Movimento) una sorta di “male necessario” per evitare l’esplosione di un arcipelago composito in tanti pezzi ininfluenti... Grillo è il “caglio”, il “volto” di un soggetto politico che, però, alla sua base opera secondo logiche movimentiste. Altri movimenti, come quello dei Girotondi o il Popolo viola, proprio per la mancanza di questo “caglio” si sono dissolti senza lasciare tracce durevoli, senza intaccare il sistema dei partiti.

Grillo è stato accusato di essere, però, un autocrate che impone ai Meetup locali le sue decisioni, come nel caso delle recenti espulsioni...

Se avessi potuto, avrei votato anch’io a favore delle espulsioni. Pur non riconoscendomi nel linguaggio bellicoso di Messora («Siamo in guerra»), anch’io ritengo che ci si trovi di fronte ad un momento drammatico della storia italiana (probabilmente mondiale, visti i venti di guerra che spirano dalla Crimea...). E, dunque, sono giustificate anche decisioni apparentemente estreme. Anche in questo caso siamo di fronte ad un’innovazione che ci vorrà tempo per capire (anche se ben presente nella storia della sinistra europea): l’idea che i “delegati” siano portavoce della base e che, quando viene meno il rapporto fiduciario, la delega venga ritirata. Sono elementi di democrazia “diretta”, resi possibili, su larga scala, anche dall’innovazione tecnologica. Cose che Rifkin, spesso invitato da Grillo in Italia, dice da almeno dieci anni.

Lei sarebbe stato favorevole ad un’apertura di credito prima a Bersani poi a Renzi?

Assolutamente no. Il PD rappresenta ai miei occhi l’estrema degenerazione della partitocrazia, una macchina strutturata per l’occupazione del potere e per la costruzione di carriere personali, fatte salve tante persone che credono ancora in una dimensione ideale della politica, votate all’insignificanza. Tra l’altro, sarebbe il caso di non dimenticare il rifiuto di eleggere un Presidente di altissimo profilo come Rodotà, il meglio che la sinistra ha prodotto, probabilmente, e il “tradimento” nei confronti di Prodi. Penso, poi, ad una città come la mia, Benevento, dove il PD si identifica con un politico scafato e gattopardesco (qualcuno ricorda il suo appoggio a Berlusconi nel 1994 e D’Alema che al Calandra dovette “sdoganarlo”?) come Umberto Del Basso De Caro, dominus incontrastato, uomo solo al comando, e Fausto Pepe, ex mastelliano, campione di trasformismo politico in nome della semplice gestione del potere... Con questo PD bisognava immaginare una nuova Italia? E il “giovane” Renzi, campione di retorica sofistica, uomo di “smisurata ambizione”, quanto margine di manovra ha sulle questioni decisive, quelle economiche? E quanto, invece, come il “giovane” Letta, è eterodiretto da istituzioni non democratiche e sovranazionali? No, mi dispiace. L’ambizione smisurata sì ma degna di essere perseguita del Movimento deve essere guidare, in nome degli esclusi dal banchetto del potere e della ricchezza, una maggioranza di italiani verso altri lidi, verso tempi meno oscuri.

Che contributo pensa di dare al Movimento?



In prima battuta, il mio voto, a partire dalle Europee... Per il resto, sono a disposizione, come ho sempre fatto, con l’umiltà di chi si sente in debito. L’alternativa per me era la clausura nella dimensione privata. Sarebbe stato non solo il riconoscimento di una sconfitta definitiva ma anche un gesto comodo e pavido, di un privilegiato (tale sono consapevolmente). Mi auguro che la mia città e il mio paese vengano “liberati”, che sia possibile ricominciare a sperare soprattutto per i ragazzi che guardo spesso con sgomento nelle aule, i miei allievi, molti dei quali destinati, se non cambieranno radicalmente le cose, ad essere etichettati come “choosy” o “bamboccioni” perché i loro padri o i loro fratelli maggiori hanno creato un disastro.

Char - Comune presenza




Le Marteau sans maître, 1934

Commune présence

Tu es pressé d'écrire,
Comme si tu étais en retard sur la vie.
S'il en est ainsi fais cortège à tes sources.
Hâte-toi.
Hâte-toi de transmettre
Ta part de merveilleux de rébellion de bienfaisance.
Effectivement tu es en retard sur la vie,
La vie inexprimable,
La seule en fin de compte à laquelle tu acceptes de t'unir,
Celle qui t'est refusée chaque jour par les êtres et par les choses,
Dont tu obtiens péniblement de-ci de-là quelques fragments décharnés
Au bout de combats sans merci.
Hors d'elle, tout n'est qu'agonie soumise, fin grossière.
Si tu rencontres la mort durant ton labeur,
Reçois-là comme la nuque en sueur trouve bon le mouchoir aride,
En t'inclinant.
Si tu veux rire,
Offre ta soumission,
Jamais  tes armes.
Tu as été créé pour des moments peu communs.
Modifie-toi, disparais sans regret
Au gré de la rigueur suave.
Quartier suivant quartier la liquidation du monde se poursuit
Sans interruption,
Sans égarement.

Essaime la poussière
Nul ne décèlera votre union.



* * *

Presenza comune

Tu hai fretta di scrivere,
come se fossi in ritardo sulla vita.
Se è così procedi alle tue fonti.                            
Affrettati.
Affrettati a trasmettere
la tua parte di meraviglioso di ribellione di generosità.
È vero, sei in ritardo sulla vita,
la vita inesprimibile
la sola in fin dei conti alla quale tu accetti di unirti,
quella che ti viene rifiutata ogni giorno da esseri e cose,
dalla quale ottieni e a fatica qua e là scarni frammenti                                                                                           alla fine di lotte all’ultimo sangue.                                                    Fuori di essa, ogni cosa  non è che agonia sottomessa, fine volgare.
Se incontri la morte durante il tuo faticoso lavoro,    
ricevila come la nuca coperta di sudore trova buono il fazzoletto asciutto,                                                                                                chinandoti.
se vuoi ridere,
offri la tua sottomissione,
mai le tue armi.
Sei stato creato per momenti poco ordinari
cambia te stesso, sparisci senza rimpianto
agli ordini di un dolce rigore.                                                  
Quartiere dopo quartiere l’eliminazione del mondo prosegue
senza interruzione,
senza smarrimento.

Disperdi la polvere         

Nulla rivelerà la vostra unione.

(Traduzione di Anna Rita Margio e Nicola Sguera)

sabato 1 febbraio 2014

Per aspera - Antonio Carbone



Fa sempre piacere ricevere per posta il libro di un amico. Perché nell’aprire il plico e prenderlo tra le mani te lo immagini, dopo aver scritto la dedica e imbustarlo, nel tragitto che ha fatto per andare alla posta.  Lungo o breve che sia, questo tragitto, inesistente in tutte le comunicazioni virtuali, rivela  un impegno: tenere fede a una promessa. Te lo spedirò. In questa promessa c’è il dono, la condivisione e quindi l’amicizia. E più il piacere di poter immaginare l’arrivo a destinazione del proprio frutto. E prima ancora il viaggio. Non c’è cosa più bella e più crudele dei libri spediti che si perdono. Più bella perché non sai mai in che mani potranno finire e più crudele per il rischio di rimanere nell’oblio, come militari dispersi in guerra. La poesia è fatta di parole che viaggiano nei modi più insoliti, come semi mangiati in un campo da un uccello e defecati in un altro molto distante. O portati dal vento. In questo movimento dal familiare, all’estraneo c’è già tanta poesia. E nella tua poesia ci sono entrambi: la tradizione poetica da cui proveniamo e i campi nuovi su cui fare un orto anche solo per la breve durata di una stagione. Senza provare nostalgia quando poi arriva il momento di separarcene. Poesia e nomadismo anche solo mentale. Un po’ meno l’ho trovato questo movimento in quelle di carattere più religioso. In questo senso concordo con le parole di Franco Arminio, garbate e nello stesso tempo precise. L’invito è allora a continuare a dialogare con  il vento,  il mulo, le fioriture precoci, i torpori terrosi…

* * *
Antonio Carbone è nato a Benevento nel 1963. 
Ha lavorato per i canali Mediaset, Rai Sat, Rai Educational, Kataweb.  
Ha scritto due romanzi: È acqua di sole e Il seme (Cadmo).
Ha cominciato a fotografare dall’età di 15 anni e tranne rari momenti non ha mai interrotto. 
Nel frattempo è diventato padre.

lunedì 20 gennaio 2014