mercoledì 5 febbraio 2020

[Benevento-Italia] Descrizione del quadro politico attuale


Proverò ad articolare una riflessione in punti da cittadino “appassionato” e coinvolto sulla (realisticamente!) imminente campagna elettorale che dovrà dare alla nostra città un nuovo Sindaco. Perché qui sul mio blog? Perché questa è la città che amo, perché Benevento è l’Italia. 

1. Il mio non è uno sguardo neutro e, seppure privo di appartenenza dopo quello che io valuto come il fallimento (rovinoso) del M5S, non sono equidistante: considero, infatti, il Sindaco dimissionario un avversario politico, l’incarnazione di un modo di concepire e praticare la politica contro il quale mi sono sempre, nel mio piccolo, battuto. 

2. È un clamoroso errore trattare Clemente Mastella come un politico “finito” e “fallito”. Ha ampiamente dimostrato di avere capacità di “resilienza” anche nei momenti meno fortunati della sua lunghissima vita politica, fino a quando, incuneandosi nel disastro del centro-sinistra beneventano e nell’inesperienza del M5S, ha conquistato il controllo di una postazione apparentemente marginale, il Comune di Benevento, utilizzandola per riconquistare in maniera capillare un intero territorio e dare scacco matto con una mossa da manuale a Nunzia De Girolamo, portando la consorte in Senato, dopo averla scavalcata all’interno di Forza Italia (costringendo una assai mediocre politica a riciclarsi come soubrette, purtroppo con analoghi risultati). Ricordo, dunque, a tutti che, rispetto al 2016 Mastella è molto più forte da ogni punto di vista.
3. Vari soggetti politici strepitano per il fatto che la crisi della maggioranza, maturata (apparentemente!) in tempi rapidissimi non sia stata portata in Consiglio, reclamando una correttezza formale che sembra stridere con il realismo politico ostentato da molti degli stessi in altre circostanze. Il Sindaco ha iniziato a governare la città con uno stuolo di uomini e donne, tranne rare eccezioni, per così dire acerbi, senza che i tre anni e passa trascorsi li abbiano maturati, presi da rivendicazioni personalistiche o quanto meno riferite ai rispettivi, piccoli bacini elettorali. Avvicinandosi le elezioni regionali ha capito che poteva ottimizzare il suo peso elettorale in una sorta di scambio: un appoggio incondizionato al candidato del centrodestra alla Regione (fino a qualche giorno fa con certezza attribuito a Forza Italia), in cambio di un appoggio altrettanto incondizionato alla sua seconda sindacatura, che avrebbe, dunque, una maggioranza politica chiara (con Fratelli d’Italia e la Lega oltre a Forza Italia) e, soprattutto, un personale politico decisamente più qualificato. Siamo all’inizio della “trattativa” che, ovviamente, risentirà del piano regionale e di quello nazionale. Ovviamente ha utilizzato con la consueta sapienza la "provocazione" dell'ex alleato Claudio Mosè Principe, che pensavo di poter utilizzare il neocostituito gruppo consiliare per esercitare pressioni sul Sindaco. 
4. L’opposizione consiliare ripete in questi giorni che il triennio mastelliano è stato pessimo. Io sarei prudente, e a prescindere dai primi sondaggi che circolano. Il beneventano medio ha ancora vividamente impressa la situazione quella invero pessima del secondo mandato pepiano. Mastella è stato, a mio avviso, un Sindaco mediocre: sia perché, per sua stessa ammissione, non vocato all’amministrazione e non dotato di cultura amministrativa, prediligendo la politica, sia perché non ha saputo dotarsi di un personale politico di altissimo profilo che potesse surrogare tale limite, permettendo a lui di fare solo il direttore d’orchestra. La mediocrità delle sue realizzazioni è percepibile soprattutto se si confronta quanto fatto con quanto promesso nella campagna elettorale del 2016. D’altronde, il “racconto” che già sta facendo filtrare con la consueta sapienza comunicativa è che tutto quanto di buono fatto sia attribuibile a lui, quanto non fatto ai “nani” che lo circondano con continue, sfibranti richieste che lo hanno indotto a dimettersi per essere rieletto più saldo, circondato da competenti che permetteranno la realizzazione delle promesse del 2016. 
5. Il talento “tattico” di Mastella è evidente: dimettendosi oggi lascia il campo avverso nel totale scompiglio, cogliendolo impreparato all’agone elettorale. Vediamo da vicino. Il PD non è riuscito né a rinnovarsi in questi anni, rimanendo sotto il saldo controllo di Umberto Del Basso De Caro, eterna nemesi di Mastella, suo “gemello” laico, né a produrre figure carismatiche. Ci sono singole personalità dotate di preparazione amministrativa ed esperienza (penso in particolare ad Italo Di Dio), altre che stanno tentando (invero dall’esterno sembra con scarsa fortuna) un rinnovamento di pratiche e contenuti. Un mondo franto al proprio interno in cui il gruppo consiliare non si è mai confrontato seriamente con la Segreteria cittadina. Una Babele di idee, lingue e proposte poco organiche. Probabilmente alla fine la “voce” più forte sarà sempre la stessa in virtù dei numeri e del controllo del territorio. Che appeal potrà avere sull’elettore medio beneventano? 
6. Il M5S sta tristemente inaridendosi, dopo il clamoroso errore avvenuto nella primavera del 2018. Questo non può non riverberarsi su scala locale, dove (anche qui l’impressione, dopo esserne uscito, è dal di fuori) il pur valido, piccolo gruppo consiliare è scollato dalla ridottasi base degli attivisti fattasi “setta”, incapace di aprirsi alle istanze territoriali più vivaci. Il 15% di cui è accredita Marianna Farese dal primo sondaggio di questi giorni mi pare da una parte in linea con i numeri nazionali del Movimento, dall’altro segno di stima per una persona preparata e coerente. Domanda: il M5S beneventano è pronto ad abbracciare i “pidioti”? Le elezioni beneventane saranno quasi coeve agli Stati Generali. Certo è che in Campania pare che ci sia scollatura drammatica tra desiderata della leadership politica (Fico in particolare e il suo gruppo) e aspirazioni della base («Mai con il PD»). Pare anche a Benevento. 
7. Da qualche mese in città si è avviato un esperimento (Civico 22), cui non ho preso parte ma che ho seguito con curiosità ed interesse. Vedo in esso una novità importante: per la prima volta dai tempi della Zanin (1993) c’è un cattolicesimo “sociale”, strutturatosi intorno all’attivismo della Caritas e alla scuola di formazione politica “Cives” (esperienza unica nel suo genere in città), prova a darsi una rappresentanza politica. A mio avviso ciò sarebbe stato impensabile senza un vescovo come Felice Accrocca (e un papa come Francesco) in una città il cui cattolicesimo è tendenzialmente “piolatra”, formalmente apolitico ma concretamente sempre conservatore in politica e ben poco “sociale”. Eppure questa esperienza, che vuole integrare il mondo dell’attivismo civico anche matrice totalmente diversa, in una ibridazione sperimentale e nuova, oltre ad essere ancora nella sua fase iniziale sconta delle contraddizioni evidenti. Molti, infatti, quando hanno letto i nomi degli “esperti” dei laboratori hanno fatto un balzo sulla sedia, trovandovi esponenti di un mondo politico che ha già dato (e ha già avuto in termini di potere e cariche). Per usare espressione evangelica: non si versa il vino nuovo in otri vecchie...
8. Il resto è “palude” nel miglior dei casi, nel peggiore velleitarismo di associazioni monopersonali che non guardano oltre il proprio naso, alla disperata ricerca di visibilità mediatica senza alcuna visione complessiva della città, mosche nocchiere che credono di poter dettare agende senza mai confrontarsi seriamente con il consenso, che è parte integrante della politica, 
9. Che fare? Sembrerebbe che l’unica chance sia la fusione a freddo di questi tre mondi che possano costituire un blocco antimastelliano. Al netto delle spaccature interne al PD, al netto delle resistenze del mondo pentastellato, dal cantiere aperto di “Civico 22”, resterebbe, appunto, una fusione a freddo, un incontro di tre diverse debolezze di cui Mastella potrebbe far strame in scioltezza, avendo già messo in moto la sua macchina elettorale rodatissima. Quand'anche dovesse essere premiata dalle urne esibirebbe immediatamente fratture interne destinate ad ampliarsi.
10. Esistono alternative? Il pessimismo della ragione mi dice di no. L’ottimismo della volontà – che mi spinge a credere che ogni nostra parola o azione modifica il terreno di scontro – mi spinge a riflettere su opzioni alternative. Di cui scriverò nei prossimi giorni.

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