sabato 15 febbraio 2020

[Benevento-Italia] Mastella e i Dem: l'eterno trasformismo italico?



Davvero mai titolo fu più felice: Benevento-Italia. 
Come una bomba, ieri pomeriggio, prima nel tam-tam social, poi sui portali d’informazione, è arrivata la notizia della chiusura di un accordo in alto loco tra Mastella e i vertici del PD (e del Governo, immaginiamo) che prevedrebbe il passaggio di Sandra Lonardo, attualmente senatrice di FI, in un gruppo di “responsabili” che possano sostituire i senatori renziani di “Italia Viva”, causa di fibrillazioni pressoché quotidiane del Conte II. A cascata, l’accordo comporterebbe l’appoggio dell’ex leader dell’UDEUR al candidato Dem alle elezioni regionali di giugno e l’ingresso (i modi sarebbero ancora da definire) del gruppo consiliare Dem nella maggioranza di Palazzo Mosti. Alcuni giornalisti hanno ipotizzato anche il ruolo di vicesindaco a Francesco De Pierro, che nel 2013 fu protagonista di un clamoroso abbandono dell’area mastelliana a favore del PD.
Questo scenario, che era francamente difficile da prevedere per chiunque, anche per chi sosteneva che il Sindaco non avrebbe confermato entro la settimana prossima le dimissioni, ci dice varie cose che proverò a schematizzare.

1. Mastella è un fuoriclasse della politica machiavellica. L’operazione a cui ha lavorato (non sappiamo ancora se coronata dal successo o meno) ricorda molto da vicino il colpo di scena che portò di fatto alla fine della carriera politica di Nunzia De Girolamo, riciclatasi poi (per nostra sfortuna) come showgirl. Massimizzando il suo “moderatismo”, in un’epoca che si caratterizza per “estremismi”, abita una zona grigia dello scacchiere politico che gli consente di essere disinvoltamente un frontaliere. L’osservatore disincantato non può che dire, dunque: chapeau!

2. Se non si è machiavellici e disincantati, però, c’è da rimanere sgomenti. Mastella fa… Mastella! Cosa rimproverargli? Il giudizio sugli altri, invece, deve essere severo. Leggendo quanto Conte e i suoi uomini stanno facendo si ha l’impressione di una politica di livello infimo.



Il M5S era partito “incendiario” con l’intento di rivoluzionare prima di tutto il modo di fare politica. Ora, in un uomo che è sua espressione, scelto personalmente da Luigi Di Maio, si riduce a fare scouting nella tradizione del peggior trasformismo che pare essere, ad ogni livello, il vero tratto distintivo della storia italiana da Depretis in poi. Ricordo agli smemorati chi erano i "responsabili":

«Si inizia a parlare di un gruppo di Responsabili nel settembre del 2010 in vista del voto di fiducia al Governo Berlusconi IV. Dopo la scissione di Futuro e Libertà per l'Italia la risicata maggioranza in Parlamento metteva a rischio il governo Berlusconi IV. Per questo motivo lo stesso Presidente del Consiglio incarica Francesco Nucara, deputato e segretario del Partito Repubblicano Italiano eletto nelle liste del Popolo della Libertà e aderente al gruppo Misto, di cercare un gruppo di deputati che potessero sostituire quelli che erano confluiti in FLI».

I medievali dicevano: «Corruptio optimi pessima». Tristezza. Non invidio i miei ex compagni di partito potrebbero dover fronteggiare in Consiglio comunale un Sindaco che sarà puntello di una maggioranza nazionale malcerta. Deriva francamente scandalosa di un Movimento che teorizzava la democrazia diretta e ora pur di non far votare gli Italiani imbarcherebbe chiunque (Quagliariello!).

3. La situazione del PD è ancora, se possibile, più triste. Per capirlo, basti pensare che tutto il triennio mastelliano, sin dall’insediamento e dalla dichiarazione di dissesto, è stata un rosario di accuse (molto gravi) alla gestione precedente, al quinquennio gestito da Fausto Pepe e da molti degli uomini che ora entrerebbero nella sua maggioranza (Raffaele Del Vecchio era Vicesindaco, Cosimo Lepore assessore). Non a caso la reazione di Italo Di Dio, che avevo avuto modo di citare come esempio di un’opposizione rigorosa e coerente, è stata veemente, per altra carica di accuse pesanti ai suoi ex compagni di partito. Persone del genere, che non fanno calcoli, fanno ben sperare. Benevento ne ha bisogno. Come giustificheranno agli occhi del proprio “popolo” questa scelta? In nome, evidentemente, di quella che un tempo si chiamava “ragion di Stato”. Questo è il paese dei Cocchetelli… 


«Per il bene della Nazione» si può fare qualunque cosa... Mi auguro, dunque, che questo progetto non si compia, che i consiglieri del Partito Democratico dimostrino di avere la schiena dritta, come Italo Di Dio, che non si facciano irretire dalle sirene del potere e delle cadreghe. La vicenda, in ogni caso, è potenzialmente esplosiva per un partito che, a livello locale, è già molto frammentato (basti pensare alle dinamiche spesso confliggenti tra Segreteria cittadina e gruppo consiliare). In tutto questo tace il dominus Del Basso De Caro.

4. Questa città ha bisogno di una riforma morale e culturale. Il triennio mastelliano è emblematico di uno stato di degrado della res publica: lo dice la famosa intervista a Caporale del Sindaco, lo dice lo spaccato dischiuso dalle intercettazioni. Ma gli uomini e le donne eletti in Consiglio non sono le specchio di un’intera società? Il trasformismo, già ampiamente praticato in questi tre anni di consiliatura, la concezione del potere come “arraffa-arraffa” non sono forse ben radicati nel cuore profondo della nostra piccola città? Per questo una trasformazione non potrà che partire dalla morale e dalla cultura. E richiede tempo.
Mi congedo, deluso ma non disilluso (un educatore non può permetterselo!) con una frase bellissima di Piero Gobetti: «Io sento che i miei avi hanno avuto questo destino di sofferenza, di umiltà: sono stati incatenati a questa terra che maledirono e che pure fu la loro ulti­ma tenerezza e debolezza». La speranza per mia figlia è che questa terra maledetta e a noi cara possa trasfigurarsi. Solo abbandonando la politica machiavellica, il "mastellismo" come pratica di gestione del potere in sé, ci potremo avviare lungo questo impervio sentiero. 

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