sabato 22 febbraio 2020

[Benevento-Italia] Morale di una crisi carnascialesca



La “crisi carnascialesca”, un unicum nella storia probabilmente non solo cittadina, si è chiusa con il ritiro delle dimissioni (che si erano dette “irrevocabili”) del Sindaco, Clemente Mastella, il quale, in maniera irrituale ma in linea con il suo personaggio, ha spiegato alla città in televisione il senso del suo gesto, spiegando in realtà ben poco. 


Ma, appunto, siamo a Carnevale, tempo di maschere, di finzioni. Il discorso di Mastella (in sintesi: inaffidabilità di una parte della vecchia maggioranza, sintonia con De Luca sulle grandi opere, bontà dell’operato fino ad oggi) cela l’indicibile: un probabile accordo non solo con il Governatore campano ma anche ai massimi livelli con Conte o suoi portavoce per l’ingresso di Sandra Lonardo nella maggioranza parlamentare (senza escludere un suo ruolo nel Governo).
Noi che cerchiamo di capire razionalmente quanto accade dimentichiamo spesso che Mastella gioca un’altra partita o più partite insieme. Io personalmente ero convinto che volesse andare a votare e risalire in sella con una maggioranza politica. E sicuramente questa è una partita che ha giocato. Il niet leghista gli ha consentito di giocarne altre, a cui già si era preparato. Questo spiega gli incontri con De Luca e i viaggi a Roma in un momento di svolta del governo Conte, in cui ci si prepara a sostituire il “Joker” Renzi, inaffidabile ed egolatra, con una pattuglia di “responsabili”. 
La resistenza, sicuramente apprezzabile, di un pezzo del PD locale (Segreteria cittadina e provinciale) e la presa di posizione di Italo Di Dio hanno costituito un inciampo sulla via di un accordo che, in caso contrario, si sarebbe potuto celebrare alla luce del sole, sancendo la nascita di una nuova maggioranza consiliare, con un ritorno al passato, agli anni in cui Carmine Nardone reggeva la Rocca dei Rettori e Fausto Pepe, mastelliano, veniva eletto trionfalmente nel 2006.
È realistico che Mastella decida di continuare l’esperienza di governo della città senza avere avuto garanzie da qualcuno? Potremmo ipotizzare che saranno i tre esponenti legatisi a Claudio Mosè Principe (Feleppa, Reale, Annarita Russo) a fare da stampella. Le dichiarazioni da entrambe le parti e le rinnovate accuse del Sindaco (una suggestiva: «succhiaruote») inducono a crederlo poco probabile. Allora potrebbe essere il gruppo “Patto Civico” (Sguera, Scarinzi, Paglia, Aversano) questo sostegno, alcuni esponenti dei quali già sono stati “tentati” dal Sindaco con offerta di assessorati (due o addirittura tre quelli da occupare). Ipotesi  realistica? L’intervista recente di Scarinzi pare interlocutoria. Non credo che Mastella possa dare garanzie che rimanga nell'alveo del centro-destra. Infine, potrebbero essere i quattro esponenti del PD (Del Vecchio, De Pierro, Fioretti, Varricchio a cui potrebbe aggiungersi Lepore) ad essere, in maniera discreta, e in nome, appunto di indicibili accordi avvenuti a livello più alto, questa ruota di scorta della consiliatura. Se Mastella nelle prossime settimane diventasse un pezzo importante del governo e un elemento imprescindibile nel Sannio per vincere alla Regione, potrebbero porsi come oppositori duri (per altro – qui mi limito a trascrivere quanto letto un po’ ovunque – avendo fatto fino ad oggi una blanda opposizione)? Certo, sarebbe davvero imbarazzante questo “connubio”, considerando che il mantra dei tre anni alle spalle è stato: «Stiamo rimediando agli errori delle giunte Pepe» (di cui erano parte Del Vecchio e Lepore). Dovremo aspettare l’approvazione del bilancio per capirlo.
Considerazioni.
1)    Mastella potrebbe essere fatto cadere subito (o essere messo in condizione di non governare) se ci fosse volontà politica. I numeri sono impietosi. Ma c’è la volontà politica?
2)    Mastella ha vinto o ha perso? Dipende da quale partita stesse giocando. Ha perso se voleva andare al voto con una maggioranza di centro-destra (FI+FdI+Lega). Ha vinto se nelle prossime settimane traghetterà la sua maggioranza (allargatasi intanto) in un’area di centro-sinistra, facendo un’operazione già fatta in passato e che è nella logica del “centrismo” come l’ha sempre interpretato. Obiezione: ma ha giocato contemporaneamente le due partite? Certo! E probabilmente qualche altra a noi invisibile.
E gli altri? Il Movimento 5 Stelle certifica con i pochissimi candidati alla selezione per le Regionali e il pasticcio sul nome di Marianna Farese una condizione di smarrimento (eufemismo!). Per altro, se l’accordo innominabile davvero fosse stato chiuso, sarebbe imbarazzante fare opposizione in loco ad un prezioso alleato del governo Conte. Insomma, ancora una volta Mastella combatte utilizzando la sua natura “ibrida” (per sposare l’immagine finale del comizio televisivo, quella dell’«animale politico», sicuramente molto più «golpe» che «lione», ma soprattutto “gigante” perché capace di interloquire direttamente con i livelli superiori della politica, lasciando ai “lillipuziani” il livello locale).
“Civico 22” avrebbe potuto essere un’esperienza nuova per come si era presentata. Errori e ambizioni personali l’hanno azzoppata. Soprattutto, lo ripeto, la presenza assai ingombrante di un “boiardo di Stato” come Costantino Boffa, e quella di Fausto Pepe, la rendono poco credibile come cambiamento sostanziale. Mi auguro che Angelo Moretti e Pasquale Basile possano riprendere un cammino più organico anche imparando a dire dei no. Non ci sono uomini e donne per tutte le stagioni.
Ancora una volta, poi, con un’ostinazione immemore dei propri smacchi, “Altrabenevento” si auto-legittima come soggetto politico senza mai avere il coraggio (o l’onestà) di cimentarsi con la sfida del consenso. La pretesa di fare di meritorie battaglie per la legalità un progetto politico (a cui però altri dovrebbero garantire voti e truppe…) ancora una volta porterà ad esiti fallimentari.
Purtroppo la crisi fulminea del Movimento 5 Stelle a livello nazionale, riverberatasi anche qui, ha tolto la speranza di cambiamento radicale della politica cittadina.
Lo scenario che abbiamo di fronte è ben triste: un PD, ancora egemonizzato da Del Basso De Caro che, malgrado il tentativo onesto portato avanti dalla Segreteria cittadina, non pare dissimile, ove abbia amministrato o amministri, nei metodi dal vituperato (fino ad ora!) Mastella; un movimento civico che, nato con grandi aspettative, ha compiuto errori (anche grossolani) che ne hanno minato la credibilità; un M5S afono e probabilmente ininfluente oramai anche dal punto di vista numerico.
Che cosa possiamo sperare? Prima di tutto che finisca questa stagione “democristiana” nell’accezione peggiore del termine. Questo tempo di compromessi al ribasso contro la minaccia leghista che ha messo tra parentesi la democrazia, ancora una volta probabilmente in virtù di quel “pilota automatico” evocato illo tempore da Draghi. E che nasca, dalle viscere popolari del Paese, un bisogno di politica non mediatica, non sardinizzata e inscatolata sin dall’inizio. E che Benevento possa essere dentro questo rinnovamento. In ogni caso, il nostro dovere è non disperare. Se ripercorriamo la storia beneventana dal 1993 ci renderemo conto che l’unica vera, grande novità fu la prima elezione di Pasquale Viespoli. Il resto è stata restaurazione e gestione “democristiana” con volti diversi. Ci può deprimere, non angosciare.

Post scriptum

Come faranno persone con una storia importante alle spalle e sempre coerenti (penso in particolare al mio amico Mario Pasquariello) ad accettare il transito verso altri lidi?

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