In una fase di grande confusione voglio chiarire prima di
tutto a me stesso cosa sta accadendo e cosa auspico accada nei prossimi mesi.
Premetto che considero questa fase caotica un male
necessario e pressoché inevitabile nel passaggio da un paradigma politico ad un
altro. Le elezioni del marzo 2018 hanno inequivocabilmente sancito il passaggio
dalla cosiddetta “seconda Repubblica” (avviatasi nel 1994 a causa del combinato disposto
di cambio dello scenario internazionale, con il crollo dell’URSS, Tangentopoli e
referendum Segni-Occhetto) alla cosiddetta “terza Repubblica”. I soggetti che “dettano
la linea” sono altri (latamente definibili come “populisti”), il sistema
elettorale è tornato ad essere sostanzialmente proporzionale. Chi ha fatto la
storia della seconda Repubblica è in crisi di consenso più o meno evidente.
Insomma, stiamo pagando un obolo necessario. Quindi non drammatizzerei più di
tanto.
Ho guardato con rispetto ma senza condividerla la strategia
messa in campo dal gruppo dirigente del M5S. Pur ritenendo il lavoro svolto dal
prof. Della Cananea una novità interessante (in prospettiva di una democrazia
matura e permanendo in un quadro proporzionale e di accordo necessario ex
post), ho vissuto con disagio il dialogo con una forza politica che considero
viziata da una visione xenofoba e antimeridionalista. Nello stesso tempo, non
ho condiviso il tentativo di dialogo con il Partito Democratico, che considero
sideralmente lontano dal Movimento su questioni dirimenti. Per altro,
osservandone la classe politica su scala locale, mi chiedo come avrebbero
vissuto tutti i portavoce locali questo “contratto di governo”.
Detto questo, che fare? Io ritengo che la via maestra sia
quella del voto quanto prima, qualunque governo dovesse nascere essendo minato
da insanabili contraddizioni.
Due le strade allora. O si riesce ad accordarsi su una legge
elettorale che, in particolare con un premio di maggioranza che risponda ai
rilievi della Consulta, consenta la governabilità, oppure, accettando di andare
al voto con il cosiddetto Rosatellum, si accetta di ragionare in un’ottica di
coalizioni. Qui, io credo, bisognerà essere tutti chiari con i propri elettori.
Ossia: fermo restando che si ambisce a governare da soli, nel caso in cui non
fosse possibile cosa faremo dopo?
Ricordo a me stesso che il M5S si è sempre espresso per un sistema elettorale
proporzionale. L’ambizione alta di essere “maggioritari” in tale sistema va
conservata, ma aprendo un confronto serio su un’alternativa.
Non dobbiamo aver paura di rimanere forza di opposizione,
che cerca di migliorare il sistema “dal basso”. Se entriamo, però, in una
logica di “coalizione” (al di là delle formule che sceglieremo, come quella del
“contratto alla tedesca”) che ciò avvenga in maniera condivisa e consapevole.
Questo passaggio potrebbe sciogliere alcune delle contraddizioni che
probabilmente il M5S continua ad albergare dentro di sé anche a causa della sua
inattesa e impetuosa crescita.
2 commenti:
Ben ritrovato, caro Nicola, ciò che più mi ha deluso è stata la "genuflessione" di Luigi a Mattarella, quando uscendo da un incontro ha dichiarato (a nome del movimento)la nostra omologazione in tema di politica estera.
Mi ha fatto ricordare altre "genuflessioni", alle quali ho assistito.
La "Forza" non è più con noi?
Non è difficile condividere dubbi su qualsivoglia alleanza di governo...ma la soluzione sembra ancora più nebulosa... votare e rivotare e rivotare ancora fino a quando il M5S raggiunge la maggioranza? E se, voto più voto meno restassero sempre sulla stessa percentuale? E se questo gioco di votare e rivotare non andasse bene agli altri? E se vota e rivota prevalesse invece la lega?Per non parlare dei costi
Posta un commento