Dopo la “rivoluzione” del 4 marzo la mia bacheca è piena di
tag di amici che mi chiedono conto di questa o di quella scelta del M5S. Il
tono è, ovviamente accusatorio. Nella maggior parte dei casi questi amici
trovano conferma delle loro analisi della natura del Movimento, avviatosi verso
derive autoritarie e xenofobe.
Premetto che la maggior parte di queste persone le conosco
da molti anni (alcuni dall’infanzia), da cui il tono che talvolta uso (ironico
o francamente sarcastico). Per fortuna gli hater
e i fessi li ho eliminati da un bel po’ (molti in occasione del referendum
costituzionale).
Cerco qui di rispondere sinteticamente ai loro rilievi.
Caso a parte (di persona non amica) è quello di Nunzia De
Girolamo, che mi diverto a canzonare, considerandola l’emblema della peggior
politica italiana (in merito alla vuotezza dei contenuti, alle modalità con cui
è divenuta parlamentare e ministra). La overdose di presenza mediatica fa il
paio con un’incapacità sconcertante di analisi.
La signora Boccia ritiene che
FI abbia fallito perché lei non è stata candidata e pensa che il ricambio del “cerchio
magico” che l’ha condannata all’esilio dal Parlamento sia la panacea di tutti i
mali. Non ha capito nulla.
L’unica critica di destra è Ida Santanelli, la quale fa una
distinzione tra “classe dirigente” del M5S, che lei considera eterodiretta dall’alto
(dal duo Grillo-Casaleggio) ed elettori. Ovviamente il retropensiero è:
lasciate perdere queste pecore incapaci di pensiero ed azione autonoma, voi
siete un popolo “di destra” che ha la sua naturale classe dirigente in noi,
formatici nel glorioso MSI e in AN. Due appunti: Ida non ha capito (perché non
ha curiosità intellettuale: difetto di tutte le persone che citerò, innamorate
delle proprie idee, formatesi su letture superficiali) la complessità del M5S
che, ad esempio, proprio nel rapporto con il padre fondatore ha avuto un’evoluzione
innegabile (come anche nella strutturazione di un corposo gruppo di eletti, ad
ogni livello, di ottime capacità di critica e proposta). Ida dimostra una
scarsa o nulla capacità di lettura dell’evento del 4 marzo, che invece il suo
mentore (ora di fatto rinnegato e messo da parte), cioè Pasquale Viespoli, ha –
con la consueta intelligenza – dimostrato. Non si rende conto che i vecchi
partiti proprio per ciò che sono si rivelano incapaci di cogliere la domanda di
cambiamento di temi e forme della politica. Ultimo appunto, locale: sfido
chiunque a trovare interventi di rilievo della classe dirigente di FdI sulle
questioni amministrative e cittadine. Ida, Federico Paolucci, l’ondivago
Alberto Febbraro (che voleva candidarsi nel M5S, poi si è candidato con Mastella) non riescono proprio a “stare sul pezzo”. La loro unica uscita
di rilievo è di questi giorni, ed è una campagna nazionale.
Tutti gli altri critici appartengono al variegato e
ammaccato mondo della sinistra italiana. Mi concentro su due amici in
particolare.
Il primo è Antonio Furno. Con Antonio abbiamo condiviso fino
a qualche anno fa la critica al PD sannita.
Dallo scorso anno ha iniziato,
meritoriamente, a cercare di cambiarlo dall’interno. I risultati mi sembrano,
ad ora, assai deludenti. Insieme ad altri amici (Nunzio Castaldi, il segretario
cittadino Giovanni De Lorenzo, Rita Maio) vorrebbe costruire il nucleo di un
nuovo PD capace di grandi battaglie “ideali” (per esempio lo ius soli). In questo senso lo ritengo un
successo del M5S che costringe gli altri soggetti politici a mettersi in
discussione. Fino ad ora, però, l’analisi di Antonio del 4 marzo è molto
deludente. Egli ripete il mantra secondo cui c’è stato un difetto di
comunicazione, senza rendersi conto che sono i contenuti di ciò che (secondo
lui) non si è riuscito a comunicare ad essere bocciati (la Fornero, le riforme
del lavoro e della scuola et cetera, il tentativo fallito di riforma
costituzionale). Più in generale Antonio pare non rendersi conto che il PD è
divenuto sostanzialmente partito di ceti sociali tutelati e benestanti,
concentrati esclusivamente sui diritti civili, favorevoli alla globalizzazione
senza controllo e intrisi di un europeismo acritico. Antonio ritiene il M5S un
partito di destra, abitato da pulsioni xenofobe, opaco nella gestione interna,
pieno di ideologie campate per aria (la decrescita, ad esempio). Per questo
ogni giorno, dal 4, cerca conferma della sua profezia: l’Italia sarà governata
da un’alleanza (rosso-bruna, come la definisce lui) tra le destre populiste
(Lega e M5S). Come Ida, Antonio non coglie un movimento complesso, stratificato,
in divenire, per altro. Lo invito quotidianamente ad una maggiore profondità,
fino ad ora inascoltato. Soprattutto vorrei che tale critica si accompagnasse
ad un'autocritica, che vedo mancare in quel campo (almeno negli esponenti
beneventani). Ad Antonio vorrei ricordare che l’avventura del M5S nacque dopo
che, stoltamente, la classe dirigente del suo partito impedì a Grillo di
iscriversi e tentare l’elezione alla Segreteria del PD. Gli suggerisco anche di
chiedersi perché tanta gente a sinistra ci ha votato. Insomma, le lezioni del 4
dicembre e del 4 marzo potrebbero essere un benefico lavacro purificatore.
L’altro critico quotidiano è Alfredo Nazzaro.
Anche in
questo caso invito caldamente all’autocritica chi ha prima sostenuto l’esperimento
fallimentare di Pisapia e poi si è entusiasmato per la Bonino che, malgrado i
finanziamenti (opachi) internazionali e il sostegno dei media mainstream, ha
fatto figura barbina. Interrogarsi sulle cause di un disastro elettorale non
significa rinunziare ai propri ideali. Anch’io conosco bene il voto testimoniale
e l’ho praticato. Alfredo ci accusa un giorno sì e pure l’altro di insipienza
politica. Dal suo punto di vista saremmo “dilettanti allo sbaraglio”. Il suo
errore: credere che la politica sia solo quella che lui ha sempre vissuto e
praticato (spesso in maniera spregiudicata: penso al sostegno a Mastella). Il
M5S è già una rivoluzione nelle prassi nuove che stata portando nel quadro
politico italiano. Negarlo significa essere ciechi, come sono, dal mio punto di
vista, questa amici.
Infine, a tutti loro, chiedo: voi che avete tanta scienza (e
prescienza) politica, come pensate si debba uscire da questa fase? Oltre alle
proposte “gnè-gnè” («Avete vinto, governate»), avete soluzioni di lungo
periodo? So che per rispondere a questa domanda, però, dovete ancora elaborare
il lutto (politico) delle sconfitte devastanti degli ultimi anni. Quando lo
avrete fatto, prometto che dismetterò ogni sarcasmo e risponderò nel merito
alle vostre sollecitazioni. Mi auguro che, intanto, iniziate a studiare,
cercando di andare al di là delle banalità giornalistiche, perché no...
guardando a quanto io, Marianna e qualche altro attivista andiamo facendo in
questo territorio, che potrebbe essere un pezzo di spiegazione del successo del
M5S, presente su vertenze locali, «dalla parte dei cittadini» (per usare
espressione che fa sorridere Antonio Medici e Luigi Furno, i "nichilisti politici" del nostro scenario locale), senza compromessi,
senza interessi di parte da tutelare.
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