venerdì 20 maggio 2016

Diario politico 23 (Da che pulpito...)



La diatriba tra Del Basso De Caro (che ha oramai esautorato definitivamente Raffaele Del Vecchio, divenuto trasparente) e Mastella su quella che potremmo definire “questione morale” appare francamente grottesca. Entrambi, insomma, parlano da improbabilissimi pulpiti, e farebbero bene a tacere, guardando le rispettive liste, e al netto delle persone perbene che ci sono (e ci mancherebbe!) in entrambi gli schieramenti. 
Sarà sintomatico della scarsa trasparenza dei due candidati, d’altronde, il fatto che sono gli unici, fino ad ora, a non aver aderito alla campagna “Sai chivoti?”.


Ciò che appare particolarmente surreale è che si cavalchino temi che, quando sono appannaggio del MoVimento 5 Stelle, vengono tacciati di essere espressione dell’antipolitica. D’altronde, già cinque anni fa l’allora candidato Sindaco del Patto per il Territorio, sostenuto dal Viespoli e Mastella, oggi avversari, Carmine Nardone, denunziò ripetutamente il rischio di infiltrazioni malavitose a Benevento. Esiste un rimedio contro questo rischio? In primis, deporre ogni tentazione di espansione urbana. L’esatto contrario di quanto propagandato da Del Vecchio, che sogna la città di 100.000 persone. Benevento ha bisogno di essere riqualificata e rigenerata, non ampliata. Il territorio non deve essere più consumato e devastato. Urge un mutamento radicale di indirizzo, dopo l’infausto decennio pepiano, vissuto all’insegna del mattone (e non a caso culminato nello scandalo “Mani sulla città”, in cui è emersa l’esistenza di una cupola politico-imprenditoriale).
La percezione complessiva è che i temi della campagna elettorale siano mutuati dai programmi nazionali e locali del M5S. Penso al reddito di dignità (o comunque lo si voglia chiamare) o alla riduzione dei costi della politica. Come ha detto, però, Luigi Di Maio, ospite a Benevento in una entusiasmante serata, i programmi possono essere anche tutti uguali: ciò che conta sono le persone che li portano avanti. 


Si badi: io ritengo che il programma di governo per la città del M5S sia molto più avanzato degli altri, perché si fonda su una visione dei problemi (dalla mobilità al territorio, dalla trasparenza all’uso della rete) che è lontanissima da quella dei partiti “tradizionali”. Nello stesso tempo sono persuaso che, a parità di proposta, mentre la nostra risulta credibile, perché incardinata in una storia coerente, quella di altri soggetti risulta essere flatus vocis.  Il modo di lavorare delle Commissioni, ad esempio, è moto discutibile. Il frutto di tale lavoro in alcuni casi è nullo. Si pensi alla più scandalosa di tutte: quella sulla per i debiti fuori bilancio.
Il M5S si propone come obiettivo principale l’abbattimento dei costi della politica. Quando saremo dentro il Palazzo sarà nostro compito vigilare perché non siano dissipati i soldi della comunità.
Nella carica dei 500 è difficile cogliere, per i più motivazioni ideali. Purtroppo le candidature, spesso nate il giorno precedente la presentazione delle liste, c’è un po’ di tutto. La politica continua ad essere percepita come una spinta per la propria professione o addirittura come una professione. E come biasimare chi emula un Clemente Mastella, eletto per la prima volta nel 1976, o un Raffaele Del Vecchio, entrato in consiglio per la prima volta nel 2001? La politica è una “professione”... Che non necessita, a quanto pare, di particolare preparazione. Preferibile un bell’aspetto, una folta parentela, una clientela fedele...  
È difficile prevedere cosa accadrà il 5 giugno. Una città ha i politici che si merita, indubbiamente. Non so se ce la faremo a mandare a casa “il potere inutile” del centrosinistra beneventano, responsabile del fallimento dell’AMTS, del disastro della mensa, dello scempio del Malies, il centrosinistra che non ci fa conoscere il reale indebitamento del Comune. Non so se ce la faremo ad evitare che Clemente Mastella trovi finalmente, dopo qualche anno di panchina, uno spazio libero. Dal mio punto di vista sarebbe una iattura. Posso solo dire che il M5S, qualunque sia il ruolo che i cittadini vorranno affidargli, farà una rivoluzione. Se governerà la città la risanerà con la forza della legalità e ricette economiche fedeli alla storia della città. Se sarà opposizione non farà sconti.

Mai come ora, dunque, «per aspera ad astra».

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