Quando
Clemente Mastella decise, dopo attenta preparazione sondaggistica e mediatica,
la discesa in campo come Sindaco di Benevento, ultima chance per rientrare nel
gioco da cui la mancata rielezione della signora Lonardo, sua consorte, ha
escluso la famiglia, dichiarò che non avrebbe accettato confronti pubblici con
i candidati Sindaci. Una scelta legittima, per carità. Stupisce, dunque,
maggiormente l’uscita dell’altro ieri, l’appello al confronto sui grandi temi,
auspicando un accordo preventivo su strategie che tutti si impegnerebbero a
mettere in campo dopo le elezioni.
È credibile che il vero motivo sia «il bene
del paese» come direbbe l’onorevole Cocchetelli de Il turco napoletano)?
Cosa
spiega questo mutamento radicale di atteggiamento? Provo a dire la mia, e a
spiegare perché l’appello di Mastella è irricevibile.
La
mia impressione è che egli abbia due timori. Da una parte è ben consapevole
che, se la sua figura “tira” in alcune fasce di popolazione, le quattro liste
che lo sostengono non possono competere con la “macchina da guerra” messa su da
Umberto Del Basso De Caro. Mette, dunque, le mani avanti, per accordi futuri
che, in caso di vittoria, possano consentirgli di governare senza
un’opposizione dura. Dall’altra, sa bene che l’incognita del M5S rende
complicato fare pronostici. Per dirla, dunque, in una parola: paura. Di qui
l’appello che in realtà è rivolto in primis a Del Basso De Caro, non a caso
solertissimo nel rispondere, al punto da far pensare a tempi concordati tra i
due amici/nemici (ed è emblematico che abbia risposto lui è non il sempre più debole Raffaele Del Vecchio, definitivamente esautorato dopo questa uscita del dominus). La voce del padrone, insomma, di colui che detta la linea.
Insomma,
en plein air i due potenti stanno ponendo le premesse per un patto in virtù del
quale il ceto di politici professionisti che supporta l’uno e l’altro
schieramento si accorda per la spartizione di incarichi e poltrone contro
l’unico soggetto che può far saltare il tavolo, il M5S.
Non
inganni il successivo intervento di Carmine Valentino, segretario provinciale
del PD. È il consueto gioco del poliziotto buono (Del Basso De Caro) e del
poliziotto cattivo (Carmine Valentino), che in questo caso serve anche a
tranquillizzare l’anestetizzato elettorato di sinistra che mal digerirebbe
l’ennesimo accordo con Mastella.
Sia
il ceppalonese che il sottosegretario ribadiscono che la politica non è solo
scontro. Ma non si dà politica senza polemica e senza progetti alternativi. Le
liste dei due schieramenti raccontano che, al di là delle apparenze, si tratta
di un unico ceto politico. Si ritrovano ex mastelliani di ferro nelle liste del
centrosinistra (De Pierro, la Fiengo, ad esempio) e viceversa. Anche la storia dell’ultimo
quinquennio ci racconta di un’opposizione balbettante, poco coesa, funzionale
nella sostanza alla maggioranza, e pronta a farne parte con le prossime
elezioni.
L’appello
è irricevibile, dunque, prima di tutto perché viene da un professionista della
politica che ha deciso di contrastare con questa candidatura un malinconico
declino politico avviatosi nel 2011. Benevento ha bisogno di una nuova classe
dirigente fatta di cittadini attivi prestati alla politica, competenti a
innamorati veramente della propria città.
Se
Mastella sta tendendo la mano al suo antico avversario, Umberto Del Basso De
Caro, perché «cane non mangia cane» non fa altro che svelare quanto già si
sussurra.
E d’altronde ci si proietta anche verso la partita grossa del 2018
(che auspichiamo anticipata se il governo Renzi non dovesse superare l’esito
referendario). Del Basso De Caro avrà bisogno di tutto il sostegno per essere
rieletto. E in tutto questo sicuramente Fausto Pepe sta facendo il buon ufficio
del frontaliere fra uno schieramento e l’altro.
Il nemico è altrove. Il nemico
è il MoVimento 5 Stelle. Lì il pericolo che il giocattolo venga tolto di mano a
chi, con casacche e sotto bandiere diverse, l’ha sempre gestito. Lì il pericolo
che finalmente si faccia chiarezza, seriamente, sui conti del Comune, lì il
pericolo che privilegi e rendite di posizione vengano spazzati via.
Quello
che sta accadendo a Benevento è il riflesso di quanto accade in Italia.
Superate le distinzioni “ideologiche”, stinte addirittura le provenienze, ci
sono solo due opzioni. La “terza
repubblica” si fonderà su questa contrapposizione.
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