Ho assistito all’incontro
organizzato dal Movimento Lotta per la Casa in una scuola media occupata a
Ponticelli, cui erano presenti sei candidati sindaci (assente Mastella).
Dopo
l’incontro Raffaele Tibaldi ha diramato un duro comunicato: «L’incontro di ieri pomeriggio, organizzato dal Movimento di Lotta per la
Casa, è stato un esempio perfetto di rapporto sadomasochista tra vittime e
carnefice: lo dicono chiaramente i dati elettorali che vedono le persone del
suddetto movimento da sempre vicine a chi amministra la città e da sempre
incapaci nel trovare una soluzione definitiva al loro problema. La messa in scena di ieri serviva
a dare risalto alla 'grande capacità' dell’amministrazione uscente non nel
trovare la soluzione (che in 10 anni pare non essere mai stata trovata) ma di
emergere come grandi conoscitori del problema: veri professionisti del nulla».
Si sarebbe trattato, insomma, di un gioco delle parti, confermato da altri
segnali (le parole pronunziate sulla questione in apertura di campagna
elettorale al Teatro Libertà da Del Vecchio, l’apprezzamento da parte del
leader del Movimento, Pasquale Basile, per le proposte sull’argomento dello
stesso vicesindaco, infine la presenza nelle liste a sostegno del centrosinistra
della sorella di Basile).
Le affermazioni di Tibaldi avranno conferma o saranno
smentite (come auspico) nel corso dei prossimi mesi. A me servivano solo per focalizzare la
strategia di Raffaele Del Vecchio in quella circostanza.
Premetto che lo considero, sin dall’inizio, un
candidato “debole” della compagine di centrosinistra, che invece ha assemblato
delle liste estremamente competitive (secondo i canoni della vecchissima
politica: gente che “controlla” – uso il termine senza sfumature negative, per
sottolineare che si tratta di voti certi – pacchetti corposi). La debolezza
nasce da più fattori:
1) è stato un candidato imposto manu militari da Umberto Del Basso De Caro, senza accettare
mediazioni con alleati e correnti interne;
2) Del Vecchio non è amato da una parte del suo
partito e della sua coalizione (le tensioni con Fausto Pepe hanno percorso
tutto il secondo quinquennio al punto da potersi dire che ci si trovava di fronte a due giunte
parallele);
3) Raffaele non ha “carisma” e non ha capacità di
parlare al cuore.
Andiamo al punto che mi interessa di più. A mio
avviso il gruppo che lo circonda sta sbagliando completamente comunicazione e
campagna elettorale, investendo su due cose: la competenza e la progettazione
del futuro.
Sono partito dall’incontro di Ponticelli perché
quasi ossessivamente Raffaele accusava, nei modi civili che per altro gli sono
consueti, i suoi competitor presenti di essere poco preparati sull’argomento,
di non conoscere le leggi e le procedure relative all’edilizia popolare et
cetera. Insomma, lì e altrove, nei focus che si stanno organizzando e finanche
in note stampa cervellotiche ed
estremamente analitiche, cerca una legittimazione che nasca dalla sua “competenza”.
L’errore è nel credere che l’elettore in questa fase scelga con la “testa” e
non con il cuore. Del Vecchio non è riuscito a trovare neanche una parola che
facesse breccia nel cuore dell’elettorato. Non è nel suo stile.
Personalmente ho tre obiezioni da fare:
1) è ancora legittima la politica “come professione”?
Addirittura Raffaele Tibaldi in questi giorni, che non è tacciabile di “grillismo”,
auspica la fine di tale idea della politica e prospetta un mandato sindacale di
tre anni!
2) Non è assolutamente scontato avere tali “competenze”
dopo tanti anni di presenza stabile nel Palazzo del potere?
3) (La più seria delle obiezioni.) A cosa è servito in
questi anni avere tali competenze se i problemi, e dico molti problemi, non
solo quelli relativi ai senza casa, non sono stati non dico risolti ma neanche
affrontati o addirittura creati? Insomma, la conoscenza (qui faccio un po’ il
professore) non è “competenza”. «La competenza è essenzialmente ciò che una persona
dimostra di saper fare (anche intellettualmente) in modo efficace, in relazione
ad un determinato obbiettivo, compito o attività in un determinato ambito
disciplinare o professionale. Il risultato dimostrabile ed osservabile di
questo comportamento competente è la prestazione o la performance» (Rosario
Drago). Le prestazioni della giunta Pepe/Del Vecchio sono state mediocri (ad
esser generosi), decisamente al di sotto della sufficienza (se vogliamo essere
oggettivi).
La seconda questione (ne ho già parlato). Gli spin doctor di Del
Vecchio hanno focalizzato la campagna elettorale sul progetto e sul futuro.
Anche la grafica va in questa direzione. Nel manifesto, che ha scelto un rosso
fiammeggiante per ammiccare alla tradizione da cui dovrebbero (il condizionale
è d’obbligo, vista la presenza in lista di ex destrorsi storici come Capezzone)
venire i candidati. Raffaele non guarda (a differenza di Mastella) negli occhi
il cittadino. Guarda altrove. Guarda al futuro. Perché lo spettacolo che avrebbe sotto gli occhi sarebbe desolante: letteralmente una "Waste Land", una terra desolata e sporca, piena di immondizia e di non-luoghi prodotti dall'incuria della sua amministrazione. Meglio guardare alto, guardare altrove.
Il presente, insomma, non si può e non si deve
guardare. «Solo futuro»: questo lo slogan ripetuto. D’altronde il progetto
iniziale era quello di mostrarsi in discontinuità con la giunta di cui è ancora
parte, di “ripartire” (altro slogan). Di qui l’enfasi sulle cose da fare. Nella
campagna parallela, invece, Fausto Pepe rivendica quanto fatto (ma l’unico
successo mediatico è quello della Spina Verde). Insomma, due campagne parallele
non amalgamate e gonfie di diffidenza sulla “lealtà” del gruppo che si
riconosce intorno al Sindaco.
Credo che l’onestà intellettuale ci imponga di partire dalla “realtà
fattuale”, i cui simboli a Benevento sono il fallimento dell’AMTS, la
situazione debitoria del Comune e il Malies. Partire dal presente non significa
ritenerlo immodificabile o viverlo con rassegnazione. Mi pare atteggiamento
umile, unico propedeutico ad una crescita complessiva della città che deve
avere di nuovo un grande sogno, certo. Essere realisti ed utopisti nello stesso
tempo, ho scritto qualche mese fa. Lo ripeto. Altrimenti c’è lo sguardo perso
nel futuro di Del Vecchio o l’ammiccamento di Mastella privo di qualunque
conoscenza reale della città e di un progetto originale.
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