Con
le stesse premesse del pezzo precedente, dedicato ai candidati all’uninominale
alla Camera, presenterò brevemente i candidati all’uninominale al Senato che
riguardano il Sannio.
Il
Centrosinistra schiera Giulia Abbate, figlia di un giudice di Airola, candidato per L'Ulivo, entrato in Parlamento nel 1994. Tale eredità viene rivendicata: «La storica vittoria di mio
padre, Michele Abbate, candidato per l’Ulivo, contro Clemente Mastella, che
correva per il Polo della Libertà, è di buon auspicio per la mia difficile
sfida in un collegio molto più vasto». Avvocato con ottimi studi ed esperienze
professionali alle spalle, diventa consigliera regionale, in sostituzione di Umberto Del Basso De Caro quando questi approdò in Parlamento (2013). Nel 2015 non fu rieletta, perché il ras del PD sannita indirizzò il suo
appoggio in direzione Torrecuso (Erasmo Mortaruolo). La Abbate è considerata
una “deluchiana”: «Credo che nella scelta abbia contato moltissimo la mia
amicizia col governatore Vincenzo De Luca». In quanto tale,
scrivono di lei, ha ricevuto «la nomina a presidente del comitato della Soresa,
che non è cosa da niente, perché è l'ufficio centrale degli acquisti di beni e
servizi di tutta la sanità della Regione Campania». Insomma ci troviamo di
fronte ad una “figlia d’arte”, una politica “di professione”. La logica è
quella della “spartizione” correntizia. Se Del Basso De Caro fa correre un suo
uomo al Senato, De Luca impone una persona di sua fiducia.
Il Centrodestra schiera Sandra Lonardo (in
Mastella), che non avrebbe bisogno di presentazioni. Cresciuta negli USA,
sposata dal 1975 con Clemente Mastella, si lancia in politica con l’Ulivo nel
2001, senza venire eletta per il Parlamento. Dal 2005 al 2010 è Presidente del
Consiglio regionale guidato dal centrosinistra. Nel 2008, intanto, era esplosa
la bufera giudiziaria che aveva coinvolto i vertici UDEUR (e la stessa Lonardo).
Nelle elezioni regionali 2010 gli UDEUR-Popolari si pongono in Campania a
sostegno del candidato di centrodestra Stefano Caldoro, e Sandra Lonardo è
eletta tra i consiglieri regionali nella circoscrizione di Benevento. Nominata
nel 2014 vice-coordinatrice campana di Forza Italia con delega al rapporto con
i Club Forza Silvio, nel 2015 si ricandida sempre a sostegno di Caldoro ma,
inserita nella lista degli impresentabili dalla Commissione Parlamentare
Antimafia per le accuse dell'inchiesta del 2008 sulla sanità campana, prende
10.000 voti nella circoscrizione di Benevento, giungendo prima, ma non venendo
rieletta. Si dedica dunque all’artigianato dolciario, mentre il marito viene
eletto Sindaco di Benevento nel 2016.
Grazie ad un’operazione ordita dal marito
tanto geniale quanto spregiudicata, in sinergia con il cerchio magico
berlusconiano e pezzi di dirigenza forzitaliota campana, diventerà senatrice
della Repubblica, in virtù della contemporanea candidatura al primo posto del
plurinominale. La sua presenza nelle due “caselle” è, dunque, una prova di
forza. I voti che prenderà serviranno a “misurarsi” con la povera Nunzia De
Girolamo, tradita e abbandonata, che ha candidato alla Camera il suo uomo di
fiducia, ex mastelliano di ferro, Fernando Errico. In sintesi: una perfetta
rappresentante di una “casta” autoreferenziale, indifferente alla collocazione
politica, restia a qualunque “fedeltà”.
Veniamo al M5S. Danila De Lucia è una giornalista,
tra le più stimate in città (e che è stata per anni vittima di uno stalker poi scoperto). Ha maturato la sua esperienza all’interno del
giornale del padre, «Messaggio d’oggi», divenendone poi lei stessa direttrice
(fino alla chiusura, avvenuta nel 2016). Ha fondato una casa editrice (Edimedia). È stata
addetto stampa dell’Azienda Rummo (Ospedale Civile) per 12 anni e ha
partecipato a diverse edizioni di Città Spettacolo. Danila non ha mai fatto
politica nella sua vita, come Angela Ianaro. Il suo più grande rammarico è che
le figlie, per lavorare, siano state costrette ad “emigrare” nell’Italia del
Nord.
Qui una serie di suoi interventi.
Entrambe le coalizioni sono rose da una lotta
intestina tanto silenziosa quanto feroce: in ballo c’è la leadership sul
territorio. Del Basso De Caro non ama la Abbate (e non si farà in quattro
perché venga eletta). Mastella e la De Girolamo, dopo la breve pax amministrativa,
sono di nuovo in guerra: l’uno non sosterrà Errico, l’altra non sosterrà la
Lonardo.
«Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non
può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi».
Il 4 marzo il voto è polarizzato: da una parte ceto
politico professionale, dall’altro attivismo + società civile.
Non so come andrà a finire. Quello che ho raccolto,
girando per la città e per i paesi del Sannio, è un mix di stanchezza nei
confronti della vecchia politica e di fiducia in un “nuovo” che appare anche
competente, maturo per la sfida di governo.
Comunque andranno le cose, noi continueremo la
nostra buona battaglia, memori di quanto scritto mirabilmente da Giuseppe
Mazzini.
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