25 agosto (San
Cumano)
Un senso “sovrano” di sereno controllo. Anche sulla fame.
Ho finito di rileggere i Fogli
d’Hypnos, del maestro/guida della stagione che continua a dischiudersi di
ricerca e scrittura.
Ferma decisione di ridurre il tempo in rete.
26 agosto (San
Cumano)
Stanchezza, “tentazioni”, pigrizia. So che questa è la sfida
da vincere ritornato in città. Cosa ne sarà dell’equilibrio sovrano trovato in
alcuni giorni di questa estate? Nel profluvio di parole e immagini? La candela
brucia anche stasera. Falene, Icaro. Si fondono con cera e fiamma.
28 agosto (San
Cumano)
Ho contemplato la pioggia torrenziale che nutriva la terra.
Non dire più: “il mio corpo” ma “io, nella complessità
psicofisica. La grande scoperta di questa estate: quando curo il mio “corpo”
curo la mia “anima”. Non è uno strumento al servizio di un bene maggiore ma
fine in sé. Sogno di portare alla luce il mio corpo “guerriero”. Estate
illuminante. La sfida dell’inverno è ardua, ma val la pena accettarla.
29 agosto (San
Cumano)
Per la prima volta la “volontà” progettuale non mi pone
scadenze. Ho la “direzione”, il senso dei giorni, ma ogni cosa ha fine in sé,
finanche queste lettere a mano che mi costringono a concentrarmi. E come se
avessi capito finalmente che vari ambiti delle mie “vite” vanno integrati, ma
non ancillarmente a presunti scopi superiori. E come se avessi capito, nelle
fibre più intime di me, che ogni attimo va abitato compiutamente in sé. E
quindi non c’è il pathos “della fine” delle altri estati. Al contrario, avendo
ritrovato un percorso non vincolante, finalmente vari momenti della vita mi
appaiono connessi. Non vorrei più “nuovi” inizi ma un consapevole abitare il
fluire dei giorni fatti di attimi.
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