16 agosto (San Cumano)
Integrare il monaco e il guerriero.
17 agosto (San Cumano)
La vita, le sue asperità, le sue “resistenze” ai nostri
(generosi) slanci progettuali. Ciò nonostante, continuare a fare progetti,
generosamente. [...]
Che individuo sto “costruendo”? Sicuramente c’è una “storia”,
che mi sforzo sempre di raccontarmi. Inevitabilmente essa è un’interpretazione,
la “mia” interpretazione. Parte di questa storia è la consapevolezza che ci
sono strutture psichiche profonde, che affondano probabilmente nella prima
infanzia. L’idea di fedeltà, i riti di espiazione, il rapporto con il cibo, per
dire di questioni che hanno condizionato perennemente le mie scelte. Ma anche
la compassione, la mitezza d’animo, il disinteresse per il denaro, la
repulsione per la violenza.
Evoluzione positiva: fine dell’illusione che possa esserci
una “rivelazione finale” o un “compimento”. Ovviamente questo presuppone che il
“lavoro” continui per tutta la vita, e che ogni tappa sia provvisoria, stazione
di una “via/crucis/lucis”.
Logos, che lega,
ma in sé mutevole [...].
Questo luogo meraviglioso addolcisce anche i momenti amari
che periodicamente tornano. Questa è e sarà sempre la mia dimora. In città sarò
sempre in esilio.
24 agosto (San
Cumano)
Quando leggo poesia cosa accade prima di tutto, cioè prima
del significato che, poi, può divenire ethos?
Abito e mi lascio trascorrere da parole che non comunicano informazioni (prima
di tutto) e non servono a relazionarsi (prima di tutto). È il linguaggio stesso
il centro del processo in atto. Gesto insorgente, nel tempo della chiacchiera
universale [...].
Consapevolezza di una nuova “soglia” spirituale, di una
nuova configurazione del divino, cui adeguare pratiche quotidiane e letture.
Non più il Dio Padre gesuano ma il Logos che
tutto tiene insieme, senza ordine geometrico, Fuoco eracliteo [...].
Ho fame e sono felice, alla luce della candela. Dovrebbe
essersi chiuso il “ciclo basso”. Tornare a volare alto, potando e “rinunziando”.
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