Troppo sicuri dei nostri mezzi non dovremmo denigrare ma intuire il mondo, non brutalizzarlo né certificarlo, ma dimostrargli che siamo attenti, e non sollecitarlo insidiosamente. Custodiremmo all’interno una stella nana a margine del suo nido, come un bambino della foresta nella circonferenza del suo rifugio mentre i suoi genitori abbattono con l’ascia soltanto il legno necessario ai loro bisogni.
Uomini dai vecchi sguardi, vi preghiamo: al va e vieni del duro pendolo, lasciate fermentare. Senza troppa acredine né scosse, senza troppo odio ne troppo ideale.
Mondo dagli azzurri sguardi, eccoti lavato, mentre sogni l’avvenire. E che scintillanti orecchie!
(da Lontano dalle nostre ceneri, Edizioni San Marco dei Giustiniani, 2003, traduzione di Elisa Bricco)
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