Il
voto del 5 giugno è certamente importante per le singole città in cui si
svolgerà, come Benevento, dove il “triello” si gioca fra un desolante presente,
che continuerebbe nell’inversione di ruoli fra Sindaco e Vicesindaco attuali,
un salto nel passato, con il “dinosauro” Mastella che tenta di rimanere a galla
e utilizzare la città come trampolino di lancio per il Senato previsto dalla
riforma Boschi, e un salto nel XXI secolo con il M5S. Sulla carta non dovrebbe esserci partita.
A
mio avviso, però, visto il coinvolgimento di città importanti come Roma,
Milano, Napoli, Torino nella tornata elettorale, ci troviamo di fronte ad un
appuntamento anche “politico”. Su scala nazionale il quadro politico appare
semplificato. Da una parte, infatti, c’è la vecchia politica, che pure cerca di
ammantarsi di innovazione (senza mai mettere in discussione le “forme”, i modi
della politica), dall’altra la nuova politica. Il MoVimento 5 Stelle vivrà nei
prossimi due anni un passaggio decisivo nella propria pur breve storia, non
ancora decennale. A giugno potrebbe trovarsi a governare grandi città,
moltiplicando il numero di amministratori disseminati sul territorio, confrontandosi
sempre di più con i problemi reali, spesso complessi, come le vicende di Parma
e Livorno insegnano. Dall’altra, la morte di Gianroberto Casaleggio e il passo
indietro di Beppe Grillo hanno avviato una doveroso percorso di
riorganizzazione interna che dovrà essere capace di superare la fase “liquida”
delle origini senza ricadere nelle secche delle forme partitiche ferree e
oligarchiche della tradizione novecentesca.
A
ottobre si svolgerà una tornata referendaria di cruciale importanza. Gli
italiani dovranno decidere se avallare la controriforma della Costituzione che,
millantando una semplificazione dell’assetto del Parlamento, conferisce un
potere squilibrato all’esecutivo.
Sullo
sfondo c’è un’Europa in fermento con le proteste francesi contro le politiche
del lavoro imposte dall’Europa e il rischio della Brexit.
Portare
cittadini onesti nelle istituzioni, a tutti i livelli, varare misure di
giustizia sociale (dal reddito di dignità a livello locale al reddito di
cittadinanza a livello nazionale), fare della politica un servizio civile e non
più una professione a vita: questi i punti qualificanti dell’agenda del
prossimo biennio. In poche parole, una rivoluzione.